Nel novembre 2011 quando si insediò il governo Monti scrissi un post che oggi appare profetico. Chi volesse leggerlo integralmente può accedere al seguente link.
In sintesi affermavo che il governo Monti rappresentava con la sua austerità, il grigio loden e l’idea di fare tagli e imporre sacrifici la vittoria psicologica del Super IO sociale. Secondo la teoria psicoanalitica esistono in noi tre istanze psichiche definite Io, Super Io e ES. I governi dell’austerità finanziaria, che sono seguiti, hanno determinato la sensazione collettiva di inibizione e costrizione entro regole imposte. Psicologicamente il 4 marzo il popolo si è liberato dal giogo delle regole e dal confronto con la realtà dove due più due fa sempre quattro. Tornare al dominio dell’ES collettivo e sociale in cui non esistono le regole e la libertà del desiderio deve essere totale è stato il messaggio dei partiti che hanno promesso “il paese dei balocchi”.
Mi pare che il nuovo governo Di Maio-Salvini rappresenti la rivincita dell’ES, contro Monti che rappresentava il Super IO, sulla scena politica. Vogliamo tutto e subito. Nessuna contraddizione viene accettata e si semplifica ogni problema affermando che la soluzione è facile e a portata di mano.
Come psicologo so che se si accetta il dominio dell’Es ben presto ci si scontra con la realtà, appaiono i sensi di sconforto di fronte alle promesse non realizzabili e poi di colpa con la ricomparsa prepotente del Super Io. In questo caso il Super Io sarebbe impersonato da un successivo nuovo governo “lacrime e sangue”.
Mi sento quindi di dare un consiglio ai nuovi governanti, sapendo già che, come il suggerimento dato all’epoca dell’insediamento del governo Monti, non verrà ascoltato.
Occorre riscoprire l’Io che media fra i bisogni del tutto subito e la realtà. Offrire soldi facili, pensioni a tutti, redditi senza dover lavorare scatena il senso di festa ma ha insito lo sconforto di quando inevitabilmente la festa finisce. Il nuovo governo più che distribuire denari dovrebbe puntare a migliorare la qualità della convivenza. Nel libro Essere o avere Erich Fromm chiarisce che la nostra felicità è legata più alla capacità di capire noi stessi e di sentire vicini gli altri piuttosto che dal possesso di beni.