Quarant’anni dopo, c’è un altro italiano in semifinale di un torneo dello Slam. Allora era Corrado Barazzutti, uno dei moschettieri della Coppa Davis del ‘76, che avrebbe poi perso contro Bjorn Borg. Oggi si chiama Marco Cecchinato e non lo conosce quasi nessuno, se non per una storiaccia di scommesse clandestine, condanne e ricorsi in cui era rimasto invischiato un paio d’anni fa e che aveva rischiato seriamente di stroncargli la carriera. Dal nulla o quasi del tennis di periferia, questo palermitano di 25 anni è arrivato nell’Olimpo della racchetta: ha battuto l’ex numero 1 al mondo Novak Djokovic (6-3 7-6 1-6 7-6), nei quarti di finale del Roland Garros, giocando meglio di lui.
È una delle imprese più incredibili della storia dello sport azzurro, e non solo. Prima dell’Open di Francia, Cecchinato era appena numero 72 del mondo, a inizio 2018 non era nemmeno nei primi 100. Due settimane fa sbarcava a Parigi con tanto entusiasmo e la speranza di passare magari un turno, cosa che non aveva mai fatto in un torneo dello Slam. Nel giro di una manciata di giorni ha sconfitto tre Top Ten e guadagnato oltre la metà di tutti i soldi racimolati in otto anni da tennista di medio livello, sui campi in sperduti in giro per il mondo dove si fatica a sbarcare il lunario (e a volte si rischia anche di cadere in tentazione, come racconta la sua storia).
Il suo è il torneo perfetto, quello che forse ti capita una volta sola nella vita. Ha cominciato soffrendo, salvandosi al quinto set contro il rumeno Copil al primo turno. Poi nell’ordine: asfaltato Trungelliti, buon terraiolo argentino, dominato Carreno Busta (spagnolo n. 11 al mondo), annichilito David Goffin, belga ottava testa di serie. E poi oggi la vittoria più importante, oggi nei quarti: 3-1 contro Djokovic, ex leader della classifica Atp tornato per l’occasione ad altissimi livelli.
Cecchinato ha vinto meritando di vincere. Il primo set con l’incoscienza di chi non ha nulla da perdere, mentre il campione avversario si riscopre fragile, ancora malato mentre pensava di essere guarito, al punto da chiamare il fisioterapista per farsi massaggiare il corpo ma curare la testa che si è inceppata negli ultimi 12 mesi in cui è precipitato nel ranking. Il secondo set con un autentico capolavoro, dimostrandosi più forte del miglior Djokovic, continuando a servire bene nei momenti cruciali e spingendo sempre col rovescio. Il quarto set, invece, è stata una specie di resurrezione, dopo il terzo perso di schianto per un comprensibile calo fisiologico, quando tutto sembrava finito: da 1-4 e 0-40 sotto, al pareggio e al folle tie-break finale, vinto per 13-11, con tre set point annullati, l’ultimo sparato fuori da Djokovic a campo aperto anche per un gridolino di troppo del pubblico, e poi il trionfo tra le lacrime con l’ennesimo passante di rovescio.
Anche se nessuno ci crede, forse nemmeno lui, il sogno continua: l’azzurro è in semifinale al Roland Garros, tra i primi quattro tennisti più forti del mondo insieme a Rafael Nadal, Juan Martin Del Potro e Dominic Thiem, il suo prossimo avversario. L’austriaco oggi è considerato il numero due sulla terra, l’unico possibile anti-Nadal, e nel suo quarto ha battuto nettamente l’altro astro nascente Alexander Zverev. Il pronostico, ovviamente, è scontato. Come lo era stato fino ad oggi. Ma forse l’incredibile storia di Marco Cecchinato non è ancora finita.
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