A guardare gli altri paesi in effetti c’è da tirare un sospito di sollievo, ma molti paesi vivono come se il nostro pianeta avesse risorse inesauribili. E invece non è cosi. Se la popolazione mondiale vivesse come l’Italia sarebbero necessari due Pianeti e mezzo secondo i calcoli del Global footprint network che fa i conti, tra gli altri, anche all’Australia (servirebbero 5,2 Pianeti), agli Usa (5 Pianeti) e alla Germania (3,2) e alla Francia (3). Ed è per questo che Mathis Wackernagel, ideatore del concetto di ecological footprint e ceo di Global footprint network (organizzazione internazionale senza scopo di lucro che ha come missione la sostenibilità) ritiene si debba prendere come “stella polare” l’idea di poter vivere “nella prosperità utilizzando le risorse di un solo Pianeta” e mettendo in pratica ‘un’economia a misura di Pianeta’.
È necessario rispettare “le risorse che la Terra ci mette a disposizione – spiega Wackernagel, all’incontro ‘Le parole del futuro’ organizzato da Il Messaggero all’Ara Pacis a Roma – calcoliamo l’utilizzo e la disponibilità delle risorse con rigore scientifico, facendo sì che queste informazioni diventino rilevanti per chi prende le decisioni finali. La sicurezza delle risorse è un fattore chiave per il successo economico e per il consolidamento futuro”. Secondo Wackernagel i governi dovrebbero misurare la loro eco-impronta e prestare attenzione al bilancio ecologico: e noi, al Global, “siamo dei contabili ecologici“.
Attualmente “noi prendiamo in prestito dal futuro esaurendo le risorse, con la speranza in una produzione più alta successiva e una infinita espansione economica”. Ma “la sostenibilità è dalla parte dell’economia ‘rigenerativa’, non di chi vive dell’esaurimento delle risorse future“. Tra le soluzioni per migliorare la sostenibilità, Wackernagel indica principalmente “il modo in cui costruiamo le nostre città e le riforniamo di energia, la quantità di abitanti” e il modo con cui si nutrono.