La procura di Torino ha chiuso le indagini su una vicenda chiamata caso Ream, legata ai conti del Comune di Torino, e ha notificato l’avviso alla sindaca, Chiara Appendino, e ad altri indagati. Il reato contestato è il falso in relazione al bilancio 2016 nell’ambito dell’inchiesta sull’area ex Westinghouse, per un presunto debito fantasma di 5 milioni di euro verso Ream, partecipata della Fondazione Crt che nel 2012 aveva acquisito il diritto di prelazione, sull’area scomparso dal bilancio 2016. L’indagine era stata aperta nei mesi scorsi in seguito a un esposto dei capigruppo di opposizione Alberto Morano (lista Morano) e Stefano Lo Russo (Pd). La somma, secondo l’accusa, non è stata pero’ versata, né iscritta a bilancio ma considerata come un debito fuori bilancio.
La procura, in ottobre, aveva iscritto nel registro degli indagati l’allora capo di Gabinetto Paolo Giordana e l’assessore al Bilancio Sergio Rolando. I tre dopo aver ricevuto in mattinata gli avvisi di garanzia nel tardo pomeriggio si erano presentati in Procura per farsi interrogare dal procuratore Armando Spataro e dall’aggiunto Marco Gianoglio. L’ipotesi di reato nasce da una postilla inserita nel primo bilancio firmato dalla giunta a 5 stelle e fa riferimento alla vicenda dell’ex Westinghouse. Si tratta di un debito da 5 milioni di euro ereditato dall’amministrazione di Piero Fassino, ma cancellato dal documento contabile della città. I predecessori della Appendino avevano contratto il debito con la società Ream della Fondazione Crt, che aveva anticipato come caparra i 5 milioni per assicurarsi un diritto di prelazione per costruire un grosso centro commerciale sull’area ex Westinghouse. Quei soldi, secondo gli accordi, dovevano essere restituiti nel 2017, visto che poi il progetto in questione è stato accantonato. Nel bilancio 2016, però, quella cifra non è mai comparsa. Dopo l’interrogatorio Appendino aveva dichiarato: “Non abbiamo nulla da nascondere. Sono serena e ho piena fiducia nella magistratura. Abbiamo esposto i fatti alla luce di come abbiamo lavorato nell’ambito dell’approvazione del bilancio e tutto l’iter conseguente”. Fra i destinatari dell’avviso di chiusura indagini ci sono anche Rolando e Giordana. Le difese hanno sempre affermato di avere agito correttamente e, fra l’altro, nelle scorse settimane avevano consegnato ai magistrati una pronuncia della Corte dei Conti che, a loro giudizio, confortava la tesi dell’amministrazione.
“Quello che colpisce da una prima lettura del provvedimento è che la stessa procura sembra riconoscere che l’unica finalità perseguita dagli amministratori sarebbe stata quella di favorire il Comune di Torino” commentano gli avvocati Luigi Chiappero e Luigi Giuliano, che assistono la sindaca di Torino.
“Oggi, ancor più di prima, su questa vicenda è massima la fiducia nella sindaca da parte del gruppo M5Saffermano i consiglieri comunali di maggioranza commentando l’avviso di chiusura indagini per il caso Ream i cui “ultimi sviluppi – dicono – assumono contorni paradossali“. “Se la Sindaca deve essere processata per aver avvantaggiato il Comune, e non già se stessa o altri, ma la casa di tutti i cittadini, allora è sulla strada giusta”, commenta la capogruppo Valentina Sganga osservando che “stiamo tanto più parlando della restituzione, più che di una caparra, di una sorta di prestito concesso nel 2012 al Comune da parte della società Ream che non ha nemmeno partecipato alla successiva gara. Prestito, giova ricordarlo, saldato ad inizio 2018″, aggiunge. E attacca: “Chiarisca l’ex assessore Lo Russo le ragioni per cui negli ultimi giorni del 2012 si sono fatti prestare quei soldi da una società privata, considerato che già nel 2011 erano usciti dal patto di stabilita”.