Manca ancora un po’ di tempo, ma non si fa fatica ad immaginare che faccia faranno amici e parenti quando sentiranno la meta delle prossime vacanze. Maldive? Più su. Bora Bora? Più su. L’Everest? Più su. Le prossime vacanze saranno nello spazio. Sorrisone a 32 denti, sarà il miliardario fondatore della Virgin Richard Branson a vendere i biglietti. La sua compagnia aerea, la Virgin Galactic, ha portato a termine con successo il secondo test per voli suborbitali e ora il turismo spaziale è sempre più un sogno possibile e non più solo una fantasia da romantici incalliti. Sopra il deserto del Mojave, in California, è andato in scena uno spettacolo al limiti della fantascienza. Lo spazioplano SpaceShipTwo Vss Unity ha acceso i suoi motori a razzo ibridi, è volato fino ad un’altitudine di quasi 35 mila metri e ha raggiunto una velocità pari a Mach 1.9, quasi il doppio della velocità del suono. Ancora più spettacolare è stato il decollo. La Vss Unity non parte da terra come un normale aereo ma viene portato in quota da un altro velivolo, il WhiteKnigtTwo, e poi sganciato nell’aria. Sopra le dune del deserto tra California e Nevada, lo spazioplano ha così acceso i suoi motori a razzo per 31 secondi e ha raggiunto la straordinaria velocità di 2346,12 chilometri orari. Tutto in massima sicurezza.
La sensazionale notizia ha fatto subito il giro del web scatenando la fantasia degli utenti. Il profilo twitter di Richard Branson è stato inondato di commenti. “Wake me up”, “svegliatemi” e “The impossible is possible”, “l’impossibile è possibile” sono i leitmotiv più ricorrenti. “Lo scopo del volo – ha spiegato Virgin Galactic in una nota – è stato ampliare la comprensione delle prestazioni del sistema di controllo del velivolo per poter andare avanti verso la configurazione finale”. Che tradotto significa che, a fronte di altri test positivi, i voli commerciali per fare i turisti nello spazio diventeranno realtà molto presto. Forse già da quest’anno.
Per il primo volo suborbitale della Virgin Galactic ci sarebbero già circa 700 iscritti, tra i quali anche lo stesso Branson. Il magnate si starebbe già preparando a navigare tra le stelle passando del tempo in una centrifuga per far abituare il suo corpo alle forze gravitazionali aggiuntive a cui verrebbe sottoposto sulla SpaceShipTwo. Quello di raggiungere lo spazio è un sogno che riempie le notti di Richard Branson da tempo immemore. Sicuramente dal 2004, quando riuscì ad acquistare i diritti sulla tecnologia della sonda spaziale da Paul Allen, il co-fondatore di Microsoft. Da allora il papà della Virgin ha in testa di portare passeggeri ai margini dello spazio ad ammirare la Terra dall’alto e a galleggiare a gravità zero. Dopo il drammatico incidente del 2014 in cui una versione precedente della SpaceShipTwo si disintegrò uccidendo il co-pilota, ora per il programma sembra arrivata la svolta decisiva.
Altro che vacanze al mare o montagna, insomma. Anche se, per il momento, salire a bordo di uno spazioplano, volare a due volte la velocità del suono e toccare le stelle più che una gitarella sembra un pacchetto completo all-inclusive cinque stelle plus. Il prezzo del biglietto per salire su una delle astronavi di Branson, infatti, dovrebbe aggirarsi attorno ai 250mila dollari. Bazzecole se confrontati ai 20 milioni di dollari che l’agenzia spaziale russa chiede per sei giorni di volo. Accanto alla Virgin Galactic, anche la società spaziale di Jeff Bezos, la Blue Origin, sta lavorando per creare crociere spaziali entro la fine del 2018. Mentre nel 2020, in Italia, nella zona di Taranto-Grottaglie in Puglia, come confermato dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e dall’Ente nazionale per l’aviazione civile, nascerà il primo spazioporto italiano.
Non resta altro che soffiare sul fuoco della gara a chi pianterà il primo ombrellone nello spazio. «Più astronavi verranno costruite, migliore sarà il prezzo e più grande sarà il mercato» ha sentenziato Branson. Dita incrociate, perché adesso tutti vogliamo salire su uno spazioplano.