Corrado Formigli non dovrà versare alcun euro alla Fiat. Anzi, la società che ora si chiama Fca dovrà pagare le spese legali a lui e alla Rai. La Cassazione ha respinto il ricorso dell’azienda contro la sentenza della Corte d’appello di Torino che respingeva la richiesta di risarcimento da 5 milioni di euro per un servizio televisivo realizzato per Annozero e andato in onda il 2 dicembre 2010. “Non è soltanto la fine di un incubo – ha scritto il conduttore tv in un post su Facebook – è soprattutto l’affermazione di un principio: la libertà di critica nei confronti di un grande marchio, di un prodotto commerciale”. Per Formigli, assistito dall’avvocato Natalia Ferro, questa è “una sentenza che rende un po’ più forti e meno condizionabili i giornalisti”.
Nell’ambito di una puntata della trasmissione di Michele Santoro dedicata alla casa automobilistica torinese, Formigli aveva messo a confronto l’Alfa Romeo Mito con una Mini Cooper e una Citroen Ds su alcuni aspetti della guida ed erano emerse alcune carenze nella vettura italiana. Il Lingotto aveva deciso di avviare contro di lui e la Rai una causa civile di risarcimento danni e in primo grado, con una sentenza depositata il 20 febbraio 2012, il tribunale di Torino aveva condannato il giornalista e l’azienda a pagare un maxirisarcimento da 5 milioni di euro alla Fiat non solo per il danno d’immagine, ma anche per il presunto danno patrimoniale causato dal calo delle vendite del modello. La decisione aveva fatto molto discutere, soprattutto perché rischiava di avere conseguenze sulla libertà di espressione.
Un anno e mezzo dopo, però, la Corte d’appello aveva ribaltato la decisione e aveva stabilito che “il comportamento tenuto dal giornalista Formigli (…) è del tutto lecito”. Secondo i giudici di secondo grado era “certamente vero” quanto stabilito nel giudizio di primo grado, cioè che l’attuale conduttore di Piazza Pulita ha avuto un’“attitudine lesiva della reputazione dell’auto nelle affermazioni”, ma per loro“nessuna delle informazioni date nell’occasione era non veritiera” e per questo “non ha affatto ‘violato due volte la verità della notizia’”, come sostenevano i legali del Lingotto. La Fiat “deve sopportare il giudizio non solo del consumatore, ma di chi intende informarlo”, ragione per cui la causa intentata è stata ritenuta “totalmente infondata”.
Contro questa decisione aveva fatto ricorso Fiat Group Automobiles, rappresentata dall’avvocato Enrico Adriano Raffaelli, ma i giudici della terza sezione civile l’hanno respinto dando di fatto ragione a Formigli e alla Rai, assistita da Carmine Punzi. “La Cassazione ha confermato il principio per cui è lecita la critica di un prodotto commerciale, che rientra nel diritto all’informazione”, conclude l’avvocato Ferro.