Se questo sarà un governo ambientalista, lo vedremo e lo speriamo.
Però io (e tanti ambientalisti come me) non riusciamo a star sereni. Non può esistere rispetto dell’ambiente senza accoglienza e solidarietà sociale. Il fenomeno migratorio è strettamente connesso con l’ambiente: non ci sono solo le guerre (causate spesso dal petrolio) a spingere le popolazioni fuori dai paesi di origine, ci sono anche le siccità, le sempre più frequenti catastrofi ambientali, le inondazioni create dal cambiamento climatico. L’UNCCD 2014 Desertification Report stima che entro il 2020, 60 milioni di persone potrebbero spostarsi dalle aree desertificate dell’Africa Sub-Sahariana verso il Nord Africa e l’Europa.
A tutte queste persone, il governo del cambiamento cosa risponderà? Tra un aperitivo e l’altro direte loro: “E’ finita la pacchia, restatevene a casa vostra”?
Se leggiamo il contratto di governo, non c’è da stare allegri: verranno dirottati i fondi dall’accoglienza dei migranti ai rimpatri forzati, si apriranno Centri di Permanenza Temporanei in ogni regione (che secondo Amnesty sono costosi e violano i diritti umani), si costruiranno nuove carceri, si inaspriranno le pene per scippi e piccoli reati, sarà facilitata la giustizia dai da te, sarà livellata la tassazione rendendola meno progressiva (flat tax), saranno sgombrati i campi rom senza progetti per la loro integrazione, si renderanno gli asili nido gratuiti solo per i bimbi italiani e non per gli immigrati. Progetti degni di Trump.
Ma perché questo rigurgito di fascismo e di colonialismo, questo intramontabile “ecchissenefrega” che aleggia in tanta parte della società?
Ogni giorno facciamo spesa, compriamo un kiwi, un mandarino, un pomodoro raccolti da braccianti sfruttati, pensando “ecchissenefrega, da dove viene, basta costi poco”. “Ecchissenefrega chi l’ha raccolto, basta fare il carrello pieno nel minor tempo possibile”. Ogni giorno corriamo in auto, a casa e al lavoro, senza pensare, senza accogliere, odiando e fregandocene. Ogni giorno il nostro stile di vita diventa voto, ci rende responsabili delle tante vittime di questo benessere, come Soumaila Sacko. Don Milani aveva fatto scrivere su una parete della scuola di Barbiana “I CARE”, per contrapporsi al motto fascista – Me ne frego -“. Ma a noi, ci importa qualcosa?
Ah già, ma non è mica per cattiveria che li respingiamo, qui in Italia siamo stretti, non c’è lavoro nemmeno per gli italiani…
Falso. I dati parlano chiaro: per compensare la riduzione della popolazione italiana in età lavorativa causata dalla diminuzione delle nascite e rendere sostenibile il sistema previdenziale, è necessario un aumento degli immigrati di circa 1,6 milioni di persone.
E’ colpa dell’Europa? Forse sì, è anche colpa dell’odiosa ipocrisia degli Stati europei, come la Francia, che respinge alla frontiera esseri umani (anche donne incinte e malate), destinandoli a morte certa, che punisce chi presta loro soccorso, per poi premiare Mamoudou, giovane immigrato del Mali, per aver salvato un bambino francese.
In ben 12 paesi dell’Unione Europea distribuire alimenti e bevande, dare un passaggio, comprare un biglietto o ospitare un migrante sono comportamenti per cui è possibile ricevere una multa o addirittura essere arrestati dalle autorità. Il 19 aprile è stata lanciata una campagna “Welcome Europe”, diretta alla Commissione Europea, per decriminalizzare la solidarietà, creare passaggi sicuri per i rifugiati, proteggere le vittime di abusi.
E’ vero che spesso l’immigrazione è stata gestita male: o sfruttati con lavori malpagati (vedi i fatti tragici di Rosarno) al limite della schiavitù, o lasciati marcire in centri di accoglienza, in molti casi non conformi agli standard minimi, inadatti ad attuare percorsi di autonomia.
Se davvero questo nuovo governo è il governo del Cambiamento, e non (come sembra) della restaurazione, della paura, dei pregiudizi, dei muri alzati, dell’apartheid, dovrà tenere conto della legge di iniziativa popolare depositata in Parlamento nell’ottobre 2017, “Ero straniero – L’umanità che fa bene”, che chiede l’apertura di canali legali e sicuri di ingresso per lavoro nel nostro Paese, la regolarizzazione su base individuale degli stranieri già radicati nel territorio, misure per l’inclusione sociale e lavorativa di richiedenti asilo e rifugiati, l’effettiva partecipazione alla vita democratica col voto amministrativo e l’abolizione del reato di clandestinità.
Altrimenti, vi prego 5 Stelle: ammainate le bandiere della pace dai vostri banchetti. Già ora sventolano con vergogna. Non ci si può proclamare ambientalisti, pacifisti, e allo stesso tempo respingere gli ultimi e i disperati, si tratta di un ossimoro, un brutale paradosso.