“E’ incompatibile con la nostra Costituzione qualsiasi gesto che si richiami al fascismo e tanto più riteniamo inaccettabile che ciò si verifichi nel luogo che la Costituzione stessa elegge come agente formativo dei giovani, cioè la scuola“. Il gesto a cui si riferiscono 37 professori del liceo Socrate di Roma è il saluto romano con il quale alcuni ragazzi della scuola, nel quartiere Garbatella della Capitale, si sono fatti immortalare durante una foto di classe. Un episodio che la preside dell’istituto aveva descritto come “un atto goliardico fatto con intento giocoso”. Ma i docenti non ci stanno: “Non valgono le minimizzazioni. A noi come formatori è richiesto di far comprendere ai ragazzi la gravità anche di un atto compiuto con leggerezza, se questo lede valori che devono essere imprescindibili e condivisi”, scrivono i prof in una lettera inviata alla dirigente scolastica Milena Nari.

“Non si è trattato del gesto isolato di un singolo – già deprecabile – ma di un certo numero di studenti dell’ultimo anno ritratti insieme nella foto ufficiale di classe”, scrivono ancora i professori. “Non si può minimizzare con la goliardia o la ricerca di cavilli legali volti a stabilire che il saluto fascista non è un reato in alcuni contesti”. La preside infatti, per sostenere la sua posizione, aveva citato una decisione della Corte di Cassazione e “l’assoluzione definitiva di due manifestanti che durante una commemorazione organizzata a Milano nel 2014 da appartenenti al partito Fratelli d’Italia avevano alzato il braccio destro rispondendo alla ‘chiamata del presente’ ed effettuando il saluto romano”. Secondo la dirigente scolastica, da questa sentenza “deriva che i ragazzi, sorridenti e in posa, non avevano volontà di violenza, né hanno testimoniato la volontà di ricostruzione di organizzazioni fasciste”, ha scritto la dirigente scolastica in un comunicato inviato a studenti, genitori e docenti.

Una linea non condivisa dai 37 professori che le hanno scritto: “L’intento educativo ci deve indurre ad assumerci le responsabilità di far comprendere gli errori ai ragazzi e ciò non vuol dire esercitare una volontà punitiva, ma non sottrarsi alla propria funzione. Il Consiglio di classe è sovrano in merito, ma il Liceo Socrate e chi lo dirige devono stigmatizzare la gravità del fatto e ribadire con chiarezza e fermezza i valori costituzionali che da sempre ne hanno ispirato l’azione formativa”.

A criticare la reazione della preside era stata anche la Comunità Ebraica di Roma: “Esiste un problema nella nostra scuola se un dirigente scolastico deve essere richiamato dai propri alunni al rispetto dei valori fondanti della nostra Costituzione”, ha detto la presidente Ruth Dureghello. “Nascondersi dietro una sentenza della Cassazione è grave, ma ancora peggio è il non intervenire attraverso un percorso formativo per spiegare la gravità dell’accaduto. Invitiamo gli studenti del liceo Socrate a visitare il Museo Ebraico di Roma, così gli spiegheremo noi perché quel gesto non è goliardia”, ha concluso Dureghello.

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