Le telecamere di sorveglianza del bar sotto l'abitazione hanno ripreso l'uomo, un connazionale 50enne, uscire di casa e caricare in macchina un grosso sacco nero. A dare l'allarme della scomparsa della donna, 29 anni, è stata una delle due figlie della coppia, dopo quasi 24 ore passate da sola con la sorellina
Dal carcere nega ogni accusa: “Non ho ucciso io mia moglie, è sparita da sola”. Ma secondo la procura è lui, 50enne marocchino residente a Seniga, nel Bresciano, ad aver ucciso e poi occultato il cadavere della moglie, connazionale e più giovane di 21 anni, Suad Allou, scomparsa da domenica sera. Le telecamere di sorveglianza del bar sotto l’abitazione hanno registrato immagini che lo inchiodano: alle 23 di domenica lo si vede portare i figli, due bambine di tre e nove anni, nell’appartamento dopo aver trascorso con loro il fine settimana, attorno alle 2 viene ripreso mentre si asciuga il sudore e verso le 5 trascina invece in auto un grosso sacco nero. Poi sale su una vecchia Mercedes e se ne va, lasciando i bambini nella casa dove vivevano con la madre.
A dare l’allarme della scomparsa della donna è stata la figlia più grande, 9 anni, che dopo quasi 24 ore passate da sola in casa con la sorellina è andata dai vicini indiani per chiedere aiuto: “Mamma non c’è più, questo è il numero di papà”. È stato poi l’uomo, contattato dalle forze dell’ordine, a denunciare la scomparsa della moglie, dipendente di un ristorante self service in città. Sulla sua auto non sono state trovate tracce di sangue, ma la ricostruzione fornita dal marocchino non ha convinto gli inquirenti e le immagini delle telecamere hanno spinto il sostituto procuratore Maria Cristina Bonomo a disporre il fermo in carcere.
“Nel sacco c’erano solo vestiti”, ha continuato a sostenere il marocchino venerdì mattina davanti al magistrato. Al termine dell’interrogatorio il suo legale, l’avvocato bresciano Gianfranco Abate, ha annunciato la rinuncia all’incarico: “Non ci troviamo”, ha detto. Sabato sarà però ancora lui ad assistere l’uomo durante l’interrogatorio di convalida fissato dal gip. La 29enne aveva già denunciato per maltrattamenti il marito e nel passato aveva vissuto anche in una casa protetta. I due figli della coppia sono stati affidati dalla Procura dei Minori di Brescia ad una comunità.