Meno male che qualcuno ci addita la giusta strada. Che fustiga i costumi. Che punta il dito contro gli “intellettuali falce e cachemire”. Alessandro Di Battista si riferiva a Roberto Saviano (su questo chi scrive proprio non è d’accordo, perché Saviano, a prescindere dalle sue opinioni, ha una storia, ha dato un testimonianza, ha rischiato del suo).
Ma è vero: una certa sinistra per decenni ci ha propinato i suoi intellettuali falce e cachemire.
– Gente che si curava di compiere ogni gesto sempre a favore di telecamera (o telefonino, ormai);
– Gente che dava lezioni di vita agli altri, ma dimenticava che il primo insegnamento è l’esempio. La testimonianza, appunto;
– Gente che alla libertà sembrava preferire la fedeltà al partito;
– Gente di cui non si ricordava una presa di posizione autonoma da quella del Grande Capo;
– Gente che non aveva rischiato del suo;
– Gente che non aveva un curriculum, ma prima ancora forse non aveva una storia che desse credito alle parole;
– Gente che aveva vinto al SuperEnalotto della politica, trovandosi dal nulla catapultata ai vertici di una Nazione;
– Gente che autocertificava il proprio valore;
– Gente che giustificava la propria autorevolezza con il consenso. Quasi che gli applausi fossero una misura del vero valore;
– Gente che non aveva preso posizioni solitarie, scomode, dolorose e non ne aveva pagato le conseguenze;
– Gente che prima di esprimere un’opinione leggeva che cosa avevano detto gli altri, guardava dove il popolo metteva i ‘like’;
– Gente che non reggeva il peso dell’impopolarità;
– Gente che liquidava chi dissentiva con espressioni sprezzanti;
– Gente che della politica e dell’invettiva aveva fatto un mestiere, quel lavoro che magari prima non aveva.
Grazie Di Battista di averci ricordato un passato che non rimpiangiamo. Non abbiamo nessun rimpianto del cachemire, anche perché è – in tutti i sensi – fuori stagione. La falce, non come simbolo del Comunismo, ma del lavoro umile, invece un po’ ci manca.
Però, caro Di Battista, ci permetta una domanda doverosa mentre ci accingiamo a venire governati dalla nuova classe dirigente del Movimento Cinque Stelle: consiglieri comunali, sindaci, parlamentari, magari anche ministri… ecco, le sembrano così diversi da chi è venuto prima? E lei, Di Battista, si sente molto diverso?