La prima mail inviata al nuovo titolare del dicastero di via Cristoforo Colombo arriva da Paolo Emilio Cartasso, presidente del CdQ Case Rosse, che da anni cerca di sollevare l’attenzione sulla situazione della zona a est della Capitale. Dove 300mila persone vivono tra "frigo valley", discariche abusive mai bonificate e rifiuti abbandonati. Intanto in Campidoglio approvata la mozione che impegna Raggi a sollecitare l’avvio di un registro dei tumori presso la Regione Lazio. Il ministro al Fatto.it: "Situazione molto grave. Vigileremo con gli enti affinché risposte siano immediate"
“Ministro, ci aiuti. Temiamo per le nostre vite e per quelle dei nostri figli”. La prima pec sulla casella di posta del nuovo titolare all’Ambiente arriva dalle popolazioni della terra dei fuochi. Non da quella campana, che Sergio Costa conosce bene avendoci lavorato per anni da comandante regionale della Guardia Forestale. La prima mail al nuovo ministro arriva invece da Roma est, dove la gravità dei danni ambientali perpetrati negli scorsi decenni – e che in parte continuano a reiterarsi – sono ancora tutti da valutare. Discariche abusive dismesse e mai bonificate, lande di rifiuti abbandonati, sversamenti industriali illegali e roghi tossici. Un raggio di 7 chilometri che interessa ben 300.000 persone, con l’età media più bassa di tutto il territorio cittadino. Un rischio per la salute dei cittadini sottolineato anche da una relazione Asl Roma 1 del 2015.
Oggi che a capo del ministero di via Cristoforo Colombo c’è un personaggio per anni in prima linea contro le ecomafie, la speranza di chi abita il quadrante con il più alto tasso di incidenza tumorale della Capitale è una sola: che le istituzioni inzino a lavorare per capire quali sono i rischi reali del loro territorio . Così il primo messaggio di posta elettronica arrivato al nuovo ministro è firmato da Paolo Emilio Cartasso, presidente del CdQ Case Rosse 2014 e fra i soci più attivi del comitato territoriale Vas, che da anni cerca di sollevare l’attenzione sul tema. Il ministro Costa risponde al Fattoquotidiano.it, che per primo ha sollevato la questione della Frigo Valley, definendo la situazione “molto grave”: “Il ministero farà tutti i passi per occuparsene. A partire da quelli normativi. Stiamo preparando un testo che riguarderà non soltanto la Terra dei Fuochi campana ma anche tutte le terre dei fuochi d’Italia. Vigileremo affinché gli enti preposti intervengano affinché siano date risposte immediate ai cittadini”.
LE DISCARICHE E LA FRIGO-VALLEY – Simbolo dell’inerzia sull’emergenza ambientale del quadrante è la cosiddetta “frigo valley”, una distesa verde di 60 ettari attraversata dal fiume Aniene al confine fra i comuni di Tivoli (che ne è competente) e di Roma, sulla quale sono depositati centinaia di frigoriferi ed altri elettrodomestici dismessi. Una vicenda raccontata da ilfattoquotidiano.it e che in pochi giorni ha fatto il giro del mondo. Una “bomba ecologica”, anche per via dei rischi di incendi e di contaminazione del terreno, che – nonostante gli appelli di Legambiente – non è stata ancora bonificata a causa di contenziosi infiniti fra gli enti locali e le società private che hanno via via acquistato e ceduto il terreno. Quindi l’ex discarica di Lunghezzina, quartiere situato ai confini orientali della Capitale, dove negli anni ’70 e ’80 veniva scaricato di tutto. Solo recentemente è stata bonificata e soltanto in occasione della realizzazione dell’Alta Velocità Roma-Napoli, anche qui a causa di un contenzioso economico fra le Ferrovie dello Stato e il Campidoglio: la via limitrofa all’ex discarica è stata ribattezzata dai residenti “via delle Vedove”, a causa dell’altissima incidenza di tumori alla prostata che hanno colpito gli uomini della zona. Nelle denunce dei comitati si fa riferimento ad altre discariche abusive, ma anche ai terreni dove sono stati rinvenuti (o che sono al centro di indagini) rifiuti interrati – Rocca Cencia e Polo Tecnologico su tutti. Si parla poi degli sversamenti che le numerose aziende chimiche e farmaceutiche della zona hanno effettuato nei terreni, “mettendo a rischio anche l’acquedotto dell’Acqua Vergine”.
LA MOSSA SUI ROGHI TOSSICI E IL REGISTRO DEI TUMORI – Il fenomeno è stato studiato solo in parte dalle istituzioni. Fabrizio Magrelli, direttore del Servizio Igiene e Sanità Pubblica dell’Asl Roma 1, ha denunciato l’assenza di dati epidemiologici aggiornati. Sul fronte parlamentare e governativo, la vicenda è stata affrontata dall’ex ministro dell’Interno, Marco Minniti, che ha posto la sua attenzione soprattutto sui roghi tossici provenienti dai campi rom, una questione di “ordine pubblico” che è parte integrante ma non certo esclusiva del problema. Anche la commissione parlamentare sulle Periferie, attraverso il contributo dei deputati romani Fabio Rampelli (Fdi) e Roberto Morassut (Pd) nella scorsa legislatura hanno depositato una relazione che però non aggiunge molto alle denunce delle popolazioni. Resta la battaglia dei comitati locali, da cui negli anni sono emersi alcuni dei politici del M5s che oggi occupano posti di potere sia a livello nazionale che romano. Martedì scorso, l’Assemblea Capitolina ha approvato una mozione che impegna la sindaca Virginia Raggi a sollecitare l’avvio di un registro dei tumori presso la Regione Lazio, provvedimento già votato dal consiglio regionale ma rimasto ancora inapplicato. “Troppo poco, queste mozioni servono a poco – dice Cartasso a ilfattoquotidiano.it – Il ministro Costa è l’unico che può davvero aiutarci. Speriamo di averlo presto qui da noi per un giro ‘turistico’ nella nostra terra dei fuochi”.