Era “contiguo” e “vicino” a due fratelli che capeggiavano un gruppo mafioso. Da loro ottenne voti e protezione, ma poi non fece nulla per favorirli dopo essere stato eletto. La sua carriera politica era stata stoppata dalle accuse di concorso esterno in associazione mafiosa e corruzione elettorale, che lo avevano portato ad essere incluso anche nella lista degli impresentabili stilata dalla presidente della commissione Antimafia, Rosy Bindi. Ora che è stato assolto in primo e secondo grado, Massimiliano Oggiano torna. I giudici hanno stabilito che venne ‘spinto’ dai mafiosi. In un’intercettazione telefonica uno di loro diceva di averlo fatto “salire alle stelle”, ma lui secondo due sentenze non si adoperò in alcun modo per ‘ricambiare’. E allora rieccolo, sempre dalla stessa parte. A destra. Candidato al consiglio comunale di Brindisi a supporto dell’uomo scelto dalla Lega Massimo Ciullo, aspirante sindaco voluto da Matteo Salvini che mercoledì ha abbandonato i posti del governo alla Camera durante il voto di fiducia per andare in città a sostenerlo.
Il 6 marzo – dopo un appello fiume, durato quasi sei anni – la Corte d’Appello di Lecce ha respinto il ricorso del pm di Brindisi Milto Stefano De Nozza e della Dda di Lecce che avevano chiesto 6 anni e 6 mesi di reclusione, perché sostenevano che Oggiano avesse “promesso vantaggi/somme di denaro in cambio della propria elezione”, “stringeva impegni di reciproca assistenza” con il gruppo dei fratelli Brandi, attivi nel solco della Sacra Corona Unita brindisina, “dal quale otteneva totale protezione” e “si proponeva come rappresentante politico di riferimento del gruppo mafioso”. Le cose non stavano così, hanno stabilito i giudici di primo e secondo grado.
Oggiano, 49 anni, ha un lungo passato in Alleanza Nazionale e vanta un passaggio nei Cor di Raffaele Fitto, Forza Italia e una candidatura nel 2015 alle Regionali con la lista Oltre con Fitto, proprio nelle settimane in cui la commissione Antimafia lo inserì nella “lista degli impresentabili”. Consigliere provinciale nel 1999, poi candidato in Comune nel 2002 e nel 2004, nel 2006 corse anche alle Politiche. Adesso è in un listino misto, composto da Fratelli d’Italia e dalla civica Movimento +39, a supporto di Ciullo, tra i cinque sfidanti per la poltrona di sindaco, e tra coloro che hanno rivendicato la “pulizia” dei propri candidati. Lui è sereno dopo l’assoluzione piena: per la Corte d’Appello è infatti da “escludere l’esistenza di un rapporto organico con la consorteria criminale”.
Nelle motivazioni della sentenza viene allo stesso tempo confermato quanto ricostruito in fase istruttoria: è certa, scrivono i giudici, “l’esistenza di un rapporto di contiguità e vicinanza tra il politico Oggiano e il gruppo mafioso dei Brandi, che sostenendo e dando appoggio al candidato Oggiano, evidentemente poneva le basi di un vincolo fideistico nella speranza di ottenere futuri vantaggi”. Non oltre, perché “rimane dubbia – è scritto nella sentenza – la sussistenza di uno specifico accordo corruttivo in funzione del voto da esprimere”.
I fratelli Brandi, condannati nello stesso processo a 15 e 12 anni perché ritenuti a capo dell’associazione di stampo mafioso, avevano “offerto sostegno politico” dal 1999 al 2006 a Oggiano come “investimento sul futuro, ovviamente di carattere incerto, non potendo contare su una disponibilità incondizionata del politico”. Un supporto “ampiamente dimostrato” senza però che “fosse intervenuto un accordo sui vantaggi” che Oggiano “avrebbe dovuto elargire al gruppo una volta eletto”. Assolto, e di nuovo pronto a partecipare attivamente alla politica cittadina.