Roma, 12 mar (Adnkronos) - La Difesa europea non salva il Pd. Anzi, lo spacca. A Strasburgo, al momento del voto sul piano ReArmEu, gli europarlamentari dem si sono divisi: 10 favorevoli e 11 astenuti. Non un banale testa a testa, che già sarebbe una notizia, ma una spaccatura politica. La prima, almeno così evidente, nella gestione di Elly Schlein. I riformisti dem, infatti, si sono tutti schierati per il sì. Mentre sino all'ultimo istante il capo delegazione Nicola Zingaretti ha lavorato per portare il gruppo sull'astensione in modo da disinnescare ogni tentazione a votare no. Ma la frattura non si è ricomposta.
Dopo il voto, la segretaria dem ha tenuto il punto, confermando le "molte critiche" avanzate su ReArmEu: "Quel piano va cambiato" e per farlo "continueremo a impegnarci ogni giorno", ha detto tra le altre cose. Ma l'onda del voto sulla Difesa Ue è arrivata fino al Nazareno, aprendo una discussione interna al partito in cui è riemersa anche la parola 'magica' Congresso. La foto di Strasburgo, del resto, è netta. Per il sì si sono schierati Stefano Bonaccini (il presidente del partito), Antonio Decaro, Giorgio Gori, Elisabetta Gualmini, Giuseppe Lupo, Pierfrancesco Maran, Alessandra Moretti, Pina Picierno, Irene Tinagli, Raffaele Topo.
Tra gli astenuti Zingaretti, Lucia Annunziata, Brando Benifei, Annalisa Corrado, Camilla Laureti, Dario Nardella, Matteo Ricci, Sandro Ruotolo, Cecilia Strada, Marco Tarquinio, Alessandro Zan. Dalle tabelle dell'aula emerge tra l'altro che nel gruppo S&D gli unici ad astenersi sono stati gli italiani più un bulgaro, un irlandese e uno sloveno. Per non farsi mancare nulla, c'è stato anche il 'giallo' Annunziata, inizialmente conteggiata tra i sì e poi conteggiata come astenuta.
(Adnkronos) - Mentre a Strasburgo i più maliziosi hanno enfatizzato non solo la presenza di Nardella tra gli astenuti, ma soprattutto quella di Strada e Tarquinio: apertamente contrari al Piano Ue, alla vigilia erano dati certi tra i no. "C'è stato l'aiutino per non far vincere il sì", ha valutato un eurodeputato dem. Lo stesso Tarquinio, del resto, a Un giorno da pecora ha ammesso: "Se avessi votato no sarebbe mancato quel po' di più che ha consentito alla delegazione Pd di avere la maggioranza pro Elly Schlein".
"E' stata sconfitta la linea dell'astensione? E' stato sconfitto il no, perché si partiva dal no", è stata la valutazione di Lia Quartapelle. La deputata dem è stata tra quelli che hanno subito chiesto l'apertura di un confronto interno. "Dobbiamo dimostrarci all'altezza. Il Pd, un grande partito, deve argomentare dove vuole stare con una discussione che sino ad oggi non c'è stata", ha spiegato. Sulla stessa linea Piero Fassino e anche Marianna Madia: "Abbiamo la necessità di discutere e capire. Non possiamo fare tutto questo stando zitti o con un mezzo voto. Congresso o Direzione? Va bene tutto, basta che ci sia una discussione", ha detto la deputata.
Ai riformisti ha risposto Laura Boldrini: "Mi sarei aspettata che il gruppo del Pd al Parlamento europeo votasse compatto sull'astensione, che è la strada trovata dalla segretaria Schlein. Non è il momento di alimentare divisioni". Ma anche nell'area di maggioranza interna non è mancata la chiamata al confronto: "E' giusto che ci sia una discussione seria. E' una responsabilità che abbiamo tutti ed è interesse della segretaria, che io sostengo, che questa discussione si faccia nelle forme e con la rapidità necessarie", ha detto Gianni Cuperlo. Mentre è stato Andrea Orlando a chiedere un Congresso tematico: "Potrebbe essere utile anche per portare la discussione fuori dal solo gruppo dirigente" e per "chiarirsi le idee".
Politica
Grandi opere, dal M5s toscano un dossier per Toninelli: “Stop a Tav e ampliamento dell’aeroporto”. Ma la Lega è a favore
I Cinquestelle consegneranno la relazione al ministro delle Infrastrutture: "Milioni di persone ci hanno chiesto di dire no a queste opere inutili". Il sindaco Nardella: "E' un atto di guerra contro Firenze". E anche il Carroccio è a favore soprattutto dell'allargamento dello scalo aereo
Il passante della Tav di Firenze e l’ampliamento dell’aeroporto di Peretola non s’hanno da fare. Si potrebbe sintetizzare con questi due “no” il dossier che il Movimento 5 Stelle toscano consegnerà al ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli che ha ripetuto in queste ore che le grandi opere “vanno valutate una per una secondo il parametro costi-benefici”. Così adesso il governo Conte potrebbe mettere nel mirino le due infrastrutture su cui il centrosinistra ha impostato le politiche di sviluppo e di trasporto di Firenze negli ultimi trent’anni. Il contenuto del report è stato anticipato giovedì dalla Nazione e il sindaco Dario Nardella lo ha definito “un atto di guerra contro Firenze”. Il presidente della Regione Enrico Rossi invece ha chiesto subito un incontro ufficiale a Toninelli nel “principio di continuità” sulle grandi opere da realizzare in Toscana. Ma la presa di posizione del M5s potrebbe anche portare alla prima spaccatura tra i due contraenti dell’accordo di governo. “Dopo 40 anni di discussione Peretola deve diventare finalmente un aeroporto serio – dice al Corriere Fiorentino il segretario regionale del Carroccio, il senatore Manuel Vescovi – un business airport di livello europeo”.
Il report, su cui è a lavoro il consigliere regionale M5s Giacomo Giannarelli, avrà come oggetto tutte le “grandi opere inutili” in fase di progettazione o già avviate anche gli investimenti da fare sulle piccole e medie infrastrutture, come la manutenzione delle strade provinciali o il potenziamento della rete idraulica. Ma sul sottoattraversamento Tav e sulla nuova pista dell’aeroporto Vespucci, l’approccio sarà quello di un no “propositivo”. Nel dossier infatti saranno indicate le soluzioni alternative a opere che Giannarelli definisce “senza capo né coda”: al posto del grande scavo di 450 per 60 metri il M5s aprirà un concorso internazionale di idee mentre sull’aeroporto punterà, più che sull’ampliamento, sulla messa in sicurezza di Peretola e su un sistema di trasporti più efficace con lo scalo di Pisa, ancora oggi principale hub toscano con 5 milioni di passeggeri nel 2017 (2,5 quelli di Firenze). Sulla linea 4 della tramvia, invece, il Movimento 5 Stelle farà marcia indietro rispetto all’opposizione degli ultimi anni perché quel progetto rientra nell’idea di mobilità sostenibile immaginata dai grillini. “Oggi viviamo in una situazione in cui tutte le grandi opere fiorentine sono bloccate indipendentemente dalle scelte politiche – spiega al fattoquotidiano.it Giannarelli – e quindi non si può dare la colpa di questo a chi ha un’altra idea di sviluppo della città e della Regione. Poi noi ci mettiamo il carico da novanta ma il nuovo governo non stravolgerà le competenze degli enti locali e neppure vuole imporre decisioni dall’alto: però milioni di persone, anche in Toscana, ci hanno chiesto di dire no a queste grandi opere inutili e noi le ascolteremo”.
La notizia del dossier ha provocato la reazione stizzita del sindaco di Firenze Dario Nardella, tra i principali promotori delle due opere: “Credo che un governo che decida di bloccare il Paese, azzerare opere e fermare cantieri, sarebbe un governo nemico dell’Italia – spiega – Io non posso credere che ci sia la voglia di fermare le lancette di Firenze, perché sarebbe qualcosa che i fiorentini non vogliono e per questo sono pronto a incontrare chiunque: abbiamo le nostre ragioni, sono stati firmati documenti, stanziati soldi destinati ai fiorentini che non si possono azzerare. Sarebbe un atto di guerra contro di loro”. Giovedì gli ha fatto eco il governatore Enrico Rossi, che si è detto preoccupato anche per il futuro dell’Autostrada Tirrenica Livorno-Civitavecchia: “Alcuni vogliono una visione bucolica della Toscana ma noi non siamo interessati a riaprire le vie della transumanza, visto che a Roma ora c’è attenzione al ruolo delle pecore” ironizza.
La nascita del progetto del Tav a Firenze risale al 1995 e da allora sono già stati spesi 774 milioni di euro. Poi due anni fa, con una mossa inaspettata, l’allora presidente del Consiglio Matteo Renzi decise di abbandonare il progetto della grande stazione ideata dall’architetto Norman Foster lasciando invariato solo il tunnel sotterraneo che avrebbe dovuto collegare Milano con Roma. Il costo complessivo dell’opera è di circa 800 milioni, di cui 300 già spesi per i lavori della ditta Condotte spa che da diversi mesi si trova sull’orlo del fallimento e il cui presidente è stato arrestato a marzo per una presunta tangente sugli appalti dell’autostrada Siracusa-Gela. In caso di stop all’opera, le penali da pagare ammonterebbero a circa 50 milioni, un decimo rispetto ai 500 che servirebbero per completare il passante ferroviario. Se il governo dovesse bloccare il nuovo aeroporto, invece, non ci sarebbe alcun costo ulteriore per il semplice fatto che non è ancora stato indetto alcun appalto di gara sui lavori. Ad oggi infatti l’opera è al palo e si attende la risposta del Tar sul ricorso dei Comitati del No sul decreto di Valutazione Impatto Ambientale con cui il ministero dell’Ambiente a dicembre ha dato il disco verde. Il masterplan presentato nel 2015 prevedeva un costo complessivo di 365 milioni ma per i Comitati la realizzazione della nuova pista costerebbe almeno il doppio.
Chi non ci sta a vedere scritta la parola “fine” sulle due opere è il presidente di Confindustria Firenze Luigi Salvadori: “E’ facile aizzare le folle per dire che c’è il pericolo ma poi bisogna spiegare alla gente quali sono le conseguenze economiche e sociali di una scelta di questo tipo – dice al fatto.it – il nuovo aeroporto vale un punto di Pil a livello di Città Metropolitana e porterebbe 5mila posti di lavoro in più. Poi se si vuole mettere le mani sull’aeroporto bisogna farlo bene altrimenti lo chiudiamo con la conseguenza che si mandano a casa 2200 lavoratori. Si può sempre vivere nelle capanne ma l’importante dirlo e prendersene le responsabilità”.
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Palermo, 12 mar. (Adnkronos) - "Affronterò il processo con la massima serenità e con la consapevolezza di poter dimostrare la correttezza del mio operato, avendo sempre agito nel pieno rispetto del regolamento previsto dall’Assemblea Regionale Siciliana. Non ho mai, nella mia vita, sottratto un solo centesimo in modo indebito e confido che nel corso del giudizio emergerà la verità, restituendo chiarezza e trasparenza alla mia posizione. Resto fiducioso nella giustizia e determinato a far valere le mie ragioni con il rispetto e la serietà che ho sempre riservato alle istituzioni". Così Gianfranco Miccichè, rinviato a giudizio per l'uso dell'auto blu, commenta il processo che partirà a luglio. "Sono però amareggiato da quanto la stampa riporta sul fatto che, secondo il pm avrei arraffato quanto più possibile- dice - Nella mia vita non ho mai arraffato alcun che e su questo pretendo rispetto da parte di tutti".
Palermo, 12 mar. (Adnkronos) - L'ex Presidente dell'Assemblea regionale siciliana Gianfranco Miccichè è stato rinviato a giudizio con l'accuaa di peculato e concorso in truffa aggravata il. La prima udienza del processo si terrà il 7 luglio davanti alla terza sezione del tribunale di Palermo. Secondo l'accusa il politico, ex viceministro dell'Economia, avrebbe usato l'auto blu in dotazione, in quanto ex Presidente dell'Ars, per fini personali. In particolare avrebbe usato, non per fini istituzionali, l’Audi della Regione, per una trentina di volte, tra marzo e novembre del 2023, anche per fare visite mediche, e persino per andare dal veterinario con il gatto. Avrebbe fatto salire sull'auto anche componenti della sua segreteria e familiari.
Il suo ex autista, Maurizio Messina, che ha scelto il rito abbreviato, è stato invece condannato dal giudice per l’udienza preliminare Marco Gaeta a un anno e mezzo di carcere per truffa, più sei mesi con l'accusa di avere sottratto la somma che gli era stata sequestrata durante le indagini.
Milano, 12 mar. (Adnkronos) - La Corte di Assise di Appello di Milano ha assolto, ribaltando la sentenza a sette anni inflitta in primo grado, Salvatore Pace per il concorso nell'omicidio di Umberto Mormile, l'educatore del carcere di Opera ammazzato l'11 aprile 1990. Il delitto fu rivendicato dalla Falange Armata, organizzazione terroristica sulla quale gravitavano mafiosi, 'ndranghetista e componenti dei servizi segreti deviati. Mormile, 34 anni, venne assassinato a Carpiano, nel Milanese, mentre andava al lavoro, quando due individui in sella a una moto esplosero contro di lui sei colpi di pistola. Secondo l'accusa, Pace, 69 anni, diventato collaboratore di giustizia, si sarebbe messo a disposizione dei mandanti dell'omicidio. "Attendo di leggere le motivazioni" è il commento dell'avvocato Fabio Rapici, legale di alcuni dei familiari della vittima.
Roma, 12 mar (Adnkronos) - La Difesa europea non salva il Pd. Anzi, lo spacca. A Strasburgo, al momento del voto sul piano ReArmEu, gli europarlamentari dem si sono divisi: 10 favorevoli e 11 astenuti. Non un banale testa a testa, che già sarebbe una notizia, ma una spaccatura politica. La prima, almeno così evidente, nella gestione di Elly Schlein. I riformisti dem, infatti, si sono tutti schierati per il sì. Mentre sino all'ultimo istante il capo delegazione Nicola Zingaretti ha lavorato per portare il gruppo sull'astensione in modo da disinnescare ogni tentazione a votare no. Ma la frattura non si è ricomposta.
Dopo il voto, la segretaria dem ha tenuto il punto, confermando le "molte critiche" avanzate su ReArmEu: "Quel piano va cambiato" e per farlo "continueremo a impegnarci ogni giorno", ha detto tra le altre cose. Ma l'onda del voto sulla Difesa Ue è arrivata fino al Nazareno, aprendo una discussione interna al partito in cui è riemersa anche la parola 'magica' Congresso. La foto di Strasburgo, del resto, è netta. Per il sì si sono schierati Stefano Bonaccini (il presidente del partito), Antonio Decaro, Giorgio Gori, Elisabetta Gualmini, Giuseppe Lupo, Pierfrancesco Maran, Alessandra Moretti, Pina Picierno, Irene Tinagli, Raffaele Topo.
Tra gli astenuti Zingaretti, Lucia Annunziata, Brando Benifei, Annalisa Corrado, Camilla Laureti, Dario Nardella, Matteo Ricci, Sandro Ruotolo, Cecilia Strada, Marco Tarquinio, Alessandro Zan. Dalle tabelle dell'aula emerge tra l'altro che nel gruppo S&D gli unici ad astenersi sono stati gli italiani più un bulgaro, un irlandese e uno sloveno. Per non farsi mancare nulla, c'è stato anche il 'giallo' Annunziata, inizialmente conteggiata tra i sì e poi conteggiata come astenuta.
(Adnkronos) - Mentre a Strasburgo i più maliziosi hanno enfatizzato non solo la presenza di Nardella tra gli astenuti, ma soprattutto quella di Strada e Tarquinio: apertamente contrari al Piano Ue, alla vigilia erano dati certi tra i no. "C'è stato l'aiutino per non far vincere il sì", ha valutato un eurodeputato dem. Lo stesso Tarquinio, del resto, a Un giorno da pecora ha ammesso: "Se avessi votato no sarebbe mancato quel po' di più che ha consentito alla delegazione Pd di avere la maggioranza pro Elly Schlein".
"E' stata sconfitta la linea dell'astensione? E' stato sconfitto il no, perché si partiva dal no", è stata la valutazione di Lia Quartapelle. La deputata dem è stata tra quelli che hanno subito chiesto l'apertura di un confronto interno. "Dobbiamo dimostrarci all'altezza. Il Pd, un grande partito, deve argomentare dove vuole stare con una discussione che sino ad oggi non c'è stata", ha spiegato. Sulla stessa linea Piero Fassino e anche Marianna Madia: "Abbiamo la necessità di discutere e capire. Non possiamo fare tutto questo stando zitti o con un mezzo voto. Congresso o Direzione? Va bene tutto, basta che ci sia una discussione", ha detto la deputata.
Ai riformisti ha risposto Laura Boldrini: "Mi sarei aspettata che il gruppo del Pd al Parlamento europeo votasse compatto sull'astensione, che è la strada trovata dalla segretaria Schlein. Non è il momento di alimentare divisioni". Ma anche nell'area di maggioranza interna non è mancata la chiamata al confronto: "E' giusto che ci sia una discussione seria. E' una responsabilità che abbiamo tutti ed è interesse della segretaria, che io sostengo, che questa discussione si faccia nelle forme e con la rapidità necessarie", ha detto Gianni Cuperlo. Mentre è stato Andrea Orlando a chiedere un Congresso tematico: "Potrebbe essere utile anche per portare la discussione fuori dal solo gruppo dirigente" e per "chiarirsi le idee".
Milano, 12 mar. (Adnkronos) - "Morte naturale per infarto". Sono questi i primi risultati dell'autopsia per Carmine Gallo, l'ex super poliziotto protagonista della lotta contro la criminalità organizzata a Milano e ai domiciliari dallo scorso ottobre per l'inchiesta Equalize sui presunti dossier illeciti, morto domenica nella sua abitazione a Garbagnate Milanese. Si tratta dei primi riscontri dei medici legali, poi "arriveranno i tossicologici" chiesti in via precauzionale per escludere qualsiasi altra causa.
Roma, 12 mar (Adnkronos) - "Il libro di Follini rappresenta la foto di un mondo rovesciato rispetto al presente, un’America rovesciata, ieri prevaleva il senso della misura e il ragionamento, oggi prevale il populismo”. Lo ha detto il deputato del Pd Stefano Graziano presentando in conferenza stampa a Montecitorio il libro di Marco Follini 'Beneficio d’inventario'.
"Centrale è la parte che racconta della vita politica all’epoca del padre di Marco Follini, Vittorio, e dei leader politici del tempo da Francesco Cossiga, ad Aldo Moro, passando per Marco Pannella. Non tutti avevano la stessa idea politica ma erano tutti uniti nella forza di voler difendere la democrazia, una democrazia ottenuta con lotte, sangue, catastrofi e quindi seppur lontani politicamente, erano uniti dal dialogo. Una differenza abissale con l’Italia di oggi pericolosamente in mano ai sovranisti, dove tutto è concepito fuorché il dialogo. Forse questo abisso non è solo italiano ma sta prevalendo in tutto l’Occidente e la cosa è abbastanza preoccupante”, ha aggiunto Graziano.
Milano, 12 mar. (Adnkronos) - "La manovra repentina, improvvisa e del tutto imprevedibile, frutto certamente di una decisione di decimi di secondo attuata dal conducente del motoveicolo TMax non ha consentito al conducente del veicolo Giulietta di poter attuare alcuna manovra difensiva efficace". E' quanto sostiene la consulenza cinematica disposta dalla Procura di Milano e affidata all'ingegnere Domenico Romaniello. La relazione attribuisce la responsabilità dell'incidente a Fares Bouzidi, già indagato per omicidio stradale, l’amico di Ramy Elgaml che guidava lo scooter. Quando lo scooter da via Ripamonti svolta a sinistra verso via Quaranta, "con una deviazione improvvisa", per il consulente Fares imprime "una correzione di rotta verso destra", in direzione del marciapiede, e il carabiniere alla guida "non poteva certamente prevedere tale pericolosissima manovra e nulla ha potuto fare per evitare tale contatto, in ragione della impossibilità di poter attuare sia una correzione di rotta, sia una frenata efficace nello spazio a disposizione".
Non solo: il militare alla guida "non avrebbe altresì potuto neanche sterzare verso destra per la presenza del pedone (il testimone che riprende la scena con il cellulare) che per il conducente dell’autovettura è stato chiaramente percepito con la vista periferica" spiega l'ingegnere che ha realizzato la consulenza ricostruendo le condizioni di visibilità e velocità dell'inseguimento avvenuto la notte del 24 novembre scorso. Quella che mette in atto il carabiniere ora indagato per omicidio stradale (per lui si va verso la richiesta di archiviazione) è "una manovra difensiva obbligata": se lo scooter guidato da Fares avrebbe mantenuto la traiettoria 'naturale' chi guidava la Giulietta "non avrebbe sostanzialmente avuto problemi a mantenere il proprio veicolo iscritto nella curva da percorrere per la svolta a sinistra".
Quando Fares imposta la curva verso via Quaranta il T Max viaggia a una velocità di quasi 55 chilometri l'ora, quando il motociclo finisce la sua corsa contro il palo semaforico l'urto avviene a circa 33 chilometri orari. Per il consulente incaricato dalla procura la macchina che insegue, per evitare l'urto, "avrebbe dovuto disporre di uno spazio complessivo per l’arresto di circa 24 metri", mentre "il conducente aveva a disposizione circa 12 metri soltanto prima di giungere all’urto contro il palo semaforico".