Per alcuni è già il segnale per una “rivincita dei deboli”. E’ una prospettiva quantomeno “incerta” per altri, come Maria Chiara ed Elena Paolini, sorelle disabili e attiviste di Senigallia che hanno creato la rete “Liberi di Fare” per chiedere più fondi per l’autosufficienza e scritto una lettera ai vari ministri di Gentiloni, tanto ascoltate da dover scendere in piazza una seconda volta in pochi mesi, con una manifestazione che si concluderà proprio il 10 giugno in diverse città d’Italia. “Per chiedere più diritti, non l’elemosina”, precisano. Di nuovo c’è che per la prima volta nella storia d’Italia, sicuramente nella loro, potranno bussare a un indirizzo solo: una delle novità del cosiddetto governo giallo-verde è la nascita di un ministero dedicato a “Famiglia e Disabilità“, che avrebbe nella sua ragione sociale la tutela di 3 milioni di disabili e delle loro famiglie. Sulla carta, però, perché funzioni, strumenti e capacità operative non sono state ancora delineate mentre è certo che il nuovo dicastero non avrà capacità di spesa, quando proprio l’esiguità della spesa impedisce alle famiglie di vedersi garantire diritti e servizi.
La notizia ha subito diviso attivisti, operatori e associazioni che da sempre sostengono quotidiane battaglie dei disabili. Esprime “forti riserve culturali, strategiche e politiche” ad esempio Vincenzo Falabella, presidente della Federazione per il superamento dell’handicap (Fish). Inserire nella ragione sociale del ministero la parola “disabilità”, sostengono molti, comporta il rischio di una ulteriore demarcazione tra le famiglie con quella battaglia quotidiana da condurre e le altre, di rinchiuderle in un recinto come Panda da proteggere. Quando le politiche sociali (tutte) sono ormai comunemente ispirate al principio di massima inclusione. “La disabilità non è un mondo a parte ma una parte del mondo”, sostiene anche Lidia Cortelli, mamma di Valentina Tius una ragazza con atrofia muscolare spinale. Nella ridda di giudizi contrastanti che ilfattoquotidiano.it ha raccolto non manca una certa diffidenza verso il ministro incaricato, il leghista ultracattolico e contrario all’aborto Lorenzo Fontana, che si è distinto per le dichiarazioni sulle famiglie gay che “non esistono”. Ecco, chi ha avuto per anni l’impressione di non esistere per la politica non per forza ha gradito.
Vincenzo Falabella, presidente della Federazione italiana per il superamento dell’handicap (FISH) sospende il giudizio sul ministro e sul ministero, in attesa di atti mentre sul “contratto” di governo dice: “Prevede un ‘rafforzamento’ del Fondo per la non autosufficienza (già strutturale peraltro) e del Fondo per il Dopo di noi. Sul primo chiediamo da sempre un Piano complessivo sulla disabilità, sul secondo un maggior controllo e monitoraggio sull’effettivo impiego. Di questo, per ora, non c’è traccia”. Non solo. “Nutriamo forti riserve culturali, strategiche e politiche”, afferma Falabella. “Ma a noi non interessano solo le misure che recano già il “logo” della disabilità. Ci interessano anche (e forse di più) le misure di contrasto alla povertà che interessano direttamente un numero significativo e in crescita di persone con disabilità e le loro famiglie. Ci interessano le politiche per il lavoro, su cui il contratto di governo è piuttosto fragile. Chiediamo anche che la promessa riforma pensionistica (revisione profonda della Legge Fornero) consideri con attenzione anche le esigenze dei lavoratori con disabilità e dei caregiver familiari, tenendo presente che per finanziare queste misure non vengano però drenati fondi dall’assistenza personale”. Meno tranchant il giudizio del presidente Franco Bettoni della Federazione tra le associazioni nazionali delle persone con disabilità (FAND). “ Per noi la nascita di un ministero ad hoc è certamente un segnale positivo e nutriamo la massimo fiducia nel suo operato dedicato alla tutela di due aspetti che, in molti casi, si intersecano e si sovrappongono. Potrà rappresentare l’occasione giusta per armonizzare e uniformare le tutele esistenti fungendo da raccordo tra i vari ministeri”.
Anche gli attivisti si interrogano. Max Ulivieri, ideatore del progetto “Lovegiver” e blogger del fattoquotidiano.it consiglia al ministro Fontana di “chiedere supporto a esperti sui diritti dei disabili e un diretto confronto con le persone con disabilità”. Solo così, sostiene, potranno emergere le reali necessità dei disabili, a partire dalle risorse per i progetti di vita indipendente. Tra i sostenitori dei diritti ci sono anche le sorelle Paolini che, grazie alla loro mobilitazione, hanno creato “Liberi di Fare”, un network sorto in seguito alla diffusione di una lettera aperta scritta su Facebook il 1° ottobre 2017 e indirizzata all’ex premier Paolo Gentiloni e ai suoi ministri. Il timore di una nuova delusione è a fior di labbra. “”Reddito di cittadinanza, flat tax e altre misure per un costo totale di 125 miliardi di euro. Le promesse si sprecano in questo contratto di governo che non bada a spese. E per le persone con disabilità? C’è addirittura il Ministero, sarà forse l’occasione di aprire la stagione dei diritti e chiudere quella delle elemosine assistenziali? Così non sembra leggendo il contratto di governo. S tratta di una delle più gravi emergenze a livello sociale in Italia”. I volontari della rete “Liberi di Fare” lo ribadiranno nelle piazze d’Italia, perché l’annuncio di un ministro non basta.