Feroce con l’uomo stupido e crudele ma tenerissimo con gli indifesi, Anatole France andava sempre dritto al punto: “Finché non avremo amato un animale, una parte della nostra anima rimarrà silente”, diceva l’autore di Gli dei hanno sete, Premio Nobel per la letteratura nel 1921.
Ma non soltanto nell’uomo l’anima può risvegliarsi e bruciare più forte, gettando i semi di un nuovo modo di essere nel mondo. La capacità di superare i confini dell’usuale illuminando le potenzialità che dormono dentro di noi è un dono che tutti i viventi condividono: ecco perché per 14 lunghissimi anni, dal 1943 al 1958, ogni giorno alla stessa ora, l’anima di Fido ha sperato che il suo padrone scendesse finalmente dalla corriera che dalla fabbrica di Borgo San Lorenzo riportava i pendolari alla piazza di Luco del Mugello. Lui, il bastardino bianco dalle orecchie nere, era in attesa alla fermata, guidato dall’incrollabile certezza che il suo bene era lì, in quel rapporto che riscaldava entrambi. Ed ecco perché la sua storia ancora ci parla e ci commuove.
Ma Carlo Soriani, l’uomo che nel 1941 lo aveva trovato nel greto di un torrente portandoselo a casa fradicio e ferito, non c’era più: era morto il 30 dicembre del 1943 sotto un bombardamento alleato. E la costanza di Fido non fu premiata: ciò che voleva con tutte le sue forze, non l’ebbe mai più.
Ebbe invece una medaglia d’oro, tante storie di copertina, frammenti di cinegiornali, il permesso di circolare senza museruola. E poco prima di morire (è scomparso il 9 giugno 1958, 60 anni giusti, ieri) ebbe anche una bellissima statua commissionata dal consiglio comunale di Borgo San Lorenzo al noto scultore Salvatore Cipolla e collocata in Piazza Dante.
Quella bella statua in maiolica, però, non durò a lungo: poco tempo dopo l’inaugurazione fu trovata in frantumi accanto al suo piedistallo. E poiché l’amministrazione comunale che l’aveva voluta era comunista, la colpa ricadde su vandali di destra, fascistelli, ignoranti di periferia, nemici dei progressisti al potere.
E invece no. Sessanta anni dopo, ecco il colpo di scena, ecco farsi avanti ai microfoni di Tele Iride Mugello, il vero colpevole: il reo confesso, l’uomo che infierì sulla statua di Fido non era un fascistello di periferia, bensì un personaggio pubblico tra i più noti in Toscana. Era Luigi Tassinari (1929 – 2014) che in rappresentanza del Pci fu assessore alla cultura (sì, avete letto bene: cultura) nella giunta regionale di Lelio Lagorio e quindi presidente del Gabinetto Viesseux.
Sconcertante l’autogol, sorprendente la spiegazione che il fu Tassinari consegna al giornalista della tv del Mugello: “C’era la statua di un cane proprio davanti all’Api, l’Avviamento al Lavoro di cui ero direttore, e c’era tutta una retorica su questo cane che, essendo morto il padrone, per diverso tempo all’ora stabilita che tornava il treno andava ad aspettarlo alla stazione. Il Mugello si commosse e noi – io e il pretore che partecipò con me all’impresa – decidemmo che bisognava dissacrare questo fatto: sì perché quello era un istinto del cane, non qualche cosa che assurgeva a chissà che. E poiché la statua era di porcellana, ecco che riuscimmo facilmente a cosarla”.
“Cosare” la statua, insomma, non fu difficile. E farla franca neppure. Ma quanto ci vorrà per “cosare” questo anacronistico modo di concepire il mondo e noi e gli animali (chiamasi specismo) che sfida non soltanto il buon senso ma da alcuni decenni anche la scienza?
Dice Barbara Gallicchio, nota studiosa e veterinaria comportamentalista, presidente dell’ Associazione di studi etologici e tutela della relazione con gli animali, (Asetra): “La storia di Fido è bellissima ma non possiamo definirla eccezionale. Le emozioni primarie – paura, rabbia, sorpresa, attaccamento, panico, tristezza, gioia, affetto – sono comuni a tutti i mammiferi. E il rapporto di attaccamento o l’ansia di separazione che si instaurano tra il bimbo e la madre non differisce da quello che nasce tra un cane e il suo padrone”.
Come dire: se vogliamo un mondo migliore bisogna cominciare da noi e dai politici cui chiediamo di governarci. Se non abbiamo cuore e se l’anima ci fa difetto, usiamo almeno il cervello. Apriamo qualche libro, usciamo dall’ignoranza.