"Voler bene all'Italia significa anche tenere i conti in ordine", ha detto il leader M5s, ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico. "Contratteremo con la Ue per cambiare i parametri ma nessuno andrà lì con la pistola puntata. Per questo Tria dice che tutto verrà fatto senza creare le condizioni che portino all'uscita dall'euro. La flat tax? Finora solo indiscrezioni, aspettate i decreti. La pace fiscale non sarà condono"
“Il ministro dell’Economia Tria, nello spiegare i nostri punti, ha rappresentato la linea economica di questo governo. Il nostro obiettivo – e per questo motivo abbiamo chiamato anche Savona e Moavero nel governo – è ottenere i margini di bilancio a cui l’Italia ha diritto.per fare investimenti in Italia e fare riforme strutturali anche dal punto di vista del fisco. Ovviamente non tutto dovrà venire da lì, c’è anche la spending review da fare, il piano Cottarelli da completare. Quando leggiamo che tutto verrà fatto senza creare le condizioni che possano mettere in discussione la nostra presenza nell’euro è perché nessuno andrà lì con la pistola puntata. Però a noi non stanno bene i parametri come stanno e vogliamo contrattarli”. Così Luigi Di Maio, intervistato da Lucia Annunziata a 1/2 h in più, ha commentato le dichiarazioni del nuovo titolare di via XX Settembre, che ha lanciato messaggi rassicuranti agli investitori garantendo che “il governo è determinato a impedire in ogni modo che si materializzino condizioni di mercato che spingano all’uscita dall’euro”.
“Agli investitori, all’Unione europea e alla comunità internazionale vorrei dire che il nostro obiettivo è voler bene all’Italia e voler bene all’Italia significa tenere i conti in ordine. C’è uno storytelling che noi non teniamo i conti in ordine ma noi vogliamo bene all’Italia”, ha chiosato il leader M5s, ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico. Che ha anche riconosciuto che “Mario Draghi in certe situazioni è riuscito a portare avanti politiche particolarmente favorevoli al nostro Paese”, aggiungendo che comunque “va fatta una riforma della governance per permettere al Parlamento Ue di incidere di più. Non mi ha mai appassionato l’idea che dovesse essere il governatore di una banca il nostro uomo forte in Ue. Avrei preferito il Parlamento forte”.
Quanto alla tempistica di entrata in vigore delle misure promesse nel contratto, Di Maio ha ricordato che “l’appuntamento più importante è la legge di Bilancio. Il mio dovere è quello di fare prima tutti i provvedimenti a costo zero, come ad esempio la abolizione dello spesometro. Poi dovrò provvedere alla costituzione di un fondo per il reddito di cittadinanza e di un fondo per il superamento della legge Fornero. Nei prossimi mesi daremo subito risposte agli italiani e faremo quindi il resto”.
Sulla “pace fiscale” ritenuta urgente alla Lega (ma che secondo Tria potrà essere varata solo dopo una seria ricognizione sui conti), Di Maio ha citato testualmente il contratto di governo secondo cui il provvedimento non avrà “finalità condonistica“, anche se le aliquote annunciate dal senatore del Carroccio Armando Siri (6, 10 e 25%) hanno fatto dire a Carlo Cottarelli che si tratta dell'”ennesimo condono“. Quanto alla flat tax “ci son state indiscrezioni che non fanno parte della linea del governo. Aspettate i provvedimenti del governo e ci direte se abbiamo mantenuto le promesse”.
Tav: “Ricontratteremo l’opera con la Francia”. Ilva: “Massima responsabilità, ascoltiamo tutti” – Per quanto riguarda le grandi opere, Di Maio ha negato contrasti interni e con il Carroccio. “Il tema delle infrastrutture è stato descritto come se la Lega le volesse e noi no. Ma nel contratto c’è una clausola che parla di analisi costi-benefici. Questa è l’analisi che faremo. Sulla Tav abbiamo scritto che vogliamo ricontrattare quell’opera, non in maniera unilaterale ma bilaterale. Discuteremo con l’omologo francese. Anche il governo Gentiloni ha pubblicato un rapporto che evidenziava come ci fossero problemi perché le previsioni di traffico non si sono avverate”. Quanto invece all’Ilva, “la soluzione non la dico qui. Intendiamo ascoltare tutti. Dopodichè verificheremo lo stato dell’arte e capiremo. Tutto sarà fatto con la massima responsabilità per il bene del Paese”.
“Recuperiamo diritti distrutti dalla destra e dalla sinistra” – “Il contratto di governo”, ha rivendicato l’esponente pentastellato, “per alcuni è di destra e per altri di sinistra perché lì confluiscono istanze distrutte dalla destra e dalla sinistra in questi anni. Abbiamo avuto il mandato di recuperare quei diritti sociali. Il primo obiettivo del contratto è recuperare diritti sociali che purtroppo la sinistra ha distrutto. E Forza Italia li ha distrutti per gli imprenditori. Io ho chiesto il ministero del Lavoro e dello Sviluppo perché la parte datoriale e quella dipendente soprattutto nelle pmi vivono gli stessi problemi e hanno le stesse difficoltà”.
“Immigrazione incontrollata perché si è fatto business” – “Il fenomeno della immigrazione è incontrollato perché si è fatto business. Spero presto si arrivi a una rendicontazione puntuale dei fondi per l’accoglienza: forse scopriremo che avremo bisogno di meno fondi. Se ciò avviene, per qualche albergo o per qualche associazione la pacchia è veramente finita”. Rispondendo a una domanda su eventuali divergenze rispetto alle visioni del presidente della Camera Fico, il ministro ha ricordato che “il presidente della Camera porta vicinanza istituzionale, il governo risolve i problemi. Ma tutti e due siamo sulla stessa lunghezza d’onda”. Di Maio ha detto di essere disponibile a incontrare al ministero del lavoro il sindacalista dei braccianti immigrati che sarà ricevuto lunedì da Fico: “Sicuramente le porte del ministero sono aperte, sarà un piacere confrontarmi con tutte le rappresentanze. Può essere che nel passaggio di consegne qualche comunicazione non sia giunta. Ma la mia disponibilità è totale. Il Ministero è aperto a tutte le istanze”. Poi ha aggiunto di “non aver riscontro” di una diversa linea sull’immigrazione da parte di alcuni parlamentari di M5s considerati vicini a Fico. “Lo sfruttamento degli stranieri – ha proseguito – è figlio dell’immigrazione incontrollata. Il fatto di creare contrapposizione è sbagliato, è un speculazione giornalistica. Conosco queste persone citate dai giornali, ci ho parlato molte volte e non c’è nessuna fronda. Questa politica sull’immigrazione è nel contratto di governo e si porterà avanti, è stata votata dal 94% degli iscritti”.
Vertice di coalizione sui sottosegretari e le deleghe – “Oggi si riunisce il vertice di coalizione con il premier Giuseppe Conte e il ministro dell’Interno Matteo Salvini per individuare i viceministri e i sottosegretari del nuovo esecutivo, figure da approvare successivamente in Consiglio dei ministri”, ha anticipato Di Maio. “Non c’è nessun accordo da manuale Cencelli sulle deleghe. Ma la delega alle telecomunicazioni appartiene al mio ministero”. Non si discuterà oggi di Commissioni parlamentari, e alle domande della Annunziata su Copasir e Vigilanza Rai – commissioni che vanno tradizionalmente all’opposizione – Di Maio si è limitato a dire che “deciderà il Parlamento quali saranno i soggetti che ambiscono e quali sono legittimati ad avere la presidenza”.