A Montesacro si andrà al ballottaggio fra Giovanni Caudo (42,06%, 18.917 voti) ex assessore di Ignazio Marino sostenuto dal centrosinistra, e Francesco Maria Bova (33,81%) di centrodestra vicino a Lega e Fdi. A Garbatella il giovane ex Sel Amedeo Ciaccheri ha addirittura vinto al primo turno, con il 54,05%. Per i pentastellati prima sconfitta dell'era Raggi
Prima cocente sconfitta per il Movimento 5 Stelle a Roma nell’era di Virginia Raggi. È andata peggio di ogni più cauta previsione per i pentastellati la tornata elettorale nei municipi III e VIII. Arrivano terzi – con distacco – in entrambi i parlamentini, dove è andato a votare 1 elettore su 4 aventi diritto. E ora salgono a 4 su 15 i territori sicuramente non più amministrati da giunte vicine alla sindaca, con serie possibilità che queste possano portare tutte la casacca del centrosinistra. A Montesacro si andrà al ballottaggio fra Giovanni Caudo (42,06%, 18.917 voti) ex assessore di Ignazio Marino sostenuto dal centrosinistra, e Francesco Maria Bova (33,81%) di centrodestra vicino a Lega e Fdi. A Garbatella il giovane ex Sel Amedeo Ciaccheri ha addirittura vinto al primo turno, con il 54,05% (17.603 voti): ha preso quasi trenta punti percentuali in più Simone Foglio del centrodestra (in quota Forza Italia), che si è fermato al 25,33%. Risultati in completa controtendenza rispetto al “vento” nazionale e agli entusiasmi popolari per la formazione del governo penta-leghista.
IL CROLLO PENTASTELLATO – Il M5s, infatti, sembra più pagare il disastro amministrativo nei due territori, in cui si è andato al voto anticipato proprio a causa dei crolli delle due giunte. Nel Municipio III, Roberta Capoccioni era chiamata a riprendersi lo scettro circoscrizionale dopo la sfiducia operata da 4 ex consiglieri dissidenti, ma l’esponente lombardiana – rimessa in sella da Virginia Raggi che l’aveva nominata delegata subito dopo la caduta – si è fermata solo al 19,18% aggiudicandosi appena 8.628 voti contro i 25.669 consensi ottenuti appena due anni fa. Ancora peggio, se possibile, nel Municipio VIII, dove Enrico Lupardini doveva riscattare il flop delle dimissioni di Paolo Pace, arrivate lo scorso anno in contestazione proprio con le politiche urbanistiche Virginia Raggi (Pace sarebbe poi passato a Fdi): il funzionario metropolitano ha raccolto la miseria di 4.271 voti (13,11%) mentre 24 mesi fa Pace aveva fatto il pieno con 17.077 consensi. Crollata l’affluenza, come detto, rispetto a due anni fa, quando si votava anche per il sindaco: 26,49% e 27,94% di ieri contro 59,76% e 57,46% del 2016.
LE PRIME AVVISAGLIE ALLE POLITICHE – Che la fiducia nei pentastellati – almeno a livello municipale – potesse essere stata minata dalle vicende legate alle sfiducie di Pace e Capoccioni, si era capito già dai risultati delle politiche del 4 marzo, dove a livello territoriale il M5s aveva fatto registrare consensi disomogenei nella Capitale. In media, infatti, i pentastellati avevano ottenuto oltre il 30% dei voti in tutti i territori, tenendosi poco sotto quella linea anche in Centro Storico e Parioli, roccaforti di centrosinistra. Proprio a Montesacro e Garbatella, invece, la fiducia ai candidati in sostegno (in quel caso) di Luigi Di Maio era arrivata rispettivamente al 18 e al 26%. Un cappotto fiutato in parte anche da Virginia Raggi, che si era prima esposta nominando d’imperio Roberta Capoccioni – appena sfiduciata – come delegata del territorio (dando di fatto continuità a un’amministrazione il cui consiglio ne aveva decretato la conclusione) per poi eclissarsi e ricomparire solo l’ultima settimana, con una serie di comizi e qualche intervento spot sulla manutenzione strade e sulle opere pubbliche.
IL CENTROSINISTRA RIALZA LA TESTA – Se per il M5S servirà probabilmente un bagno d’umiltà, dalla Capitale sembrano arrivare segnali forti per il centrosinistra del futuro. Vince, comunque vadano i ballottaggi, il cosiddetto “modello Zingaretti”, quello del “laboratorio civico” e dell’alleanza fra il Pd e il “campo progressista” di sinistra. A sud, Ciaccheri riesce a ritrovare gli entusiasmi dei quartieri rossi (Garbatella, San Paolo, Montagnola) e a portare a casa un successo al primo turno che non si vedeva dai tempi del dopo-Alemanno (2013) mentre anche a nord, in una zona storicamente “nera” (Talenti, Bufalotta, Fidene) il vantaggio netto sulla coalizione di centrodestra unita, che aveva recitato una parte importante nella sfiducia a Capoccioni, lascia intendere che forse la via intrapresa – almeno in città – è quella buona. – “Comunque vada, oggi nel Municipio III è nata l’opposizione alla destra securitaria e alla protesta senza cultura di governo, è nata l’opposizione ed è di sinistra”, ha scritto Caudo sui social a scrutinio concluso. “Il modello Garbatella stravince sul M5S e sul centro destra” ha aggiunto Ciaccheri. “E’ evidente il tracollo del M5S in questo Municipio che vale come un avviso di sfratto per la Raggi”, ha detto Gianluca Peciola, leader del Movimento Civico per Roma.
IL SEGNALE A RAGGI – Probabilmente, “l’avviso di sfratto” di cui parla Ciaccheri è prematuro, perché la bassa affluenza e le vicende territoriali hanno fortemente influenzato un voto che non può essere paragonato a una sorta di elezioni di mid-term (vista la discontinuità con le politiche). Resta il segnale, forte, che Virginia Raggi e il M5S devono cogliere: il credito non è infinito e mai come oggi il consenso è variabile di fronte agli errori.