A rivelare alcune indiscrezioni sullo stato dell’inchiesta è stato Claudio Falleti, legale delle famiglie di Raffaele Russo, padre di Antonio e zio di Vincenzo Cimmino, tutti e tre spariti. Quando il primo era già scomparso, gli altri due sono stati portati in commissariato. E lì ad aspettarli c'era don Angel, personaggio che si ritiene legato alla malavita locale
In Messico c’è una persona che che sa che fine hanno fatto i tre napoletani scomparsi il 31 gennaio scorso dalla zona di Tecalitlan, nello Stato di Jalisco, terra dei narcos. Quest’uomo, che tutti a Jalisco conoscono con il nome di don Angel, secondo la procura messicana ha preso in consegna i cugini Antonio Russo e Vincenzo Cimmino, di 25 e 29 anni, grazie alla collaborazione di alti funzionari corrotti della polizia locale. Ma non è tutto. Secondo le dichiarazioni rese dagli agenti arrestati e poi rinviati a giudizio don Angel sapeva anche dov’era il 60enne Raffaele Russo, padre di Antonio e zio di Vincenzo, scomparso per primo. A rivelare alcune indiscrezioni sullo stato dell’inchiesta è stato Claudio Falleti, legale delle famiglie Russo e Cimmino, che all’Ansa ha raccontato che i nomi delle persone coinvolte nella sparizione dei tre italiani e il ruolo di ciascuno di loro sono contenuti nelle 22 pagine di verbali degli interrogatori venute in possesso dello stesso avvocato.
Lo stato dell’inchiesta – Il dossier sarà consegnato a breve anche alla Procura di Napoli. “Dai fascicoli delle indagini emergono fatti chiari e trasparenti – ha spiegato il legale delle due famiglie – I responsabili ora hanno dei nomi e dei cognomi e anche la vicenda è stata ricostruita perfettamente. La verità è a portata di mano”. Raffaele Russo era uscito il 31 gennaio per occuparsi di alcuni affari, ma ad un certo punto il figlio e il nipote, che si trovavano con lui a Jalisco, non sono più riusciti a contattarlo. Un altro figlio dell’uomo, Francesco, era invece a Guadalajara. I figli hanno telefonato all’agenzia dove Russo aveva noleggiato l’auto e, grazie al segnale gps, riescono a rintracciare il luogo dove si trovava la vettura. Antonio e Vincenzo sono subito partiti alla sua ricerca nella località indicata dal segnale ma, nei pressi di un distributore, sono stati fermati da alcuni poliziotti. Prova ne è l’ultimo messaggio dei due ragazzi alla famiglia, nel quale dicono di essere stati avvicinati da una volante della Polizia messicana che avrebbe intimato loro di seguirli in commissariato. Anche a Francesco Russo viene riferito da una centralinista del commissariato che erano in arrivo due italiani, ma le cose sono andate diversamente, perché durante il tragitto agli agenti è stato ordinato da un superiore di recarsi in una località di montagna.
Il ruolo di Don Angel – Qui, ad attenderli, c’erano il vice capo della polizia di Jalisco, Hilario Farias Mejia e don Angel, personaggio che si ritiene legato alla malavita locale. Ricca di particolari la descrizione che ne hanno fornito gli agenti e contenuta nei verbali dell’inchiesta: “Don Angel era a bordo di un suv rosso senza targa, ben vestito e con un dente di platino”. Secondo quanto hanno raccontato durante gli interrogatori i quattro agenti arrestati (tre dei quali rinviati a giudizio), una volta arrivati all’appuntamento don Angel avrebbe anche fatto capire di sapere dove si trovasse Raffaele. “Ora li prendiamo, li portiamo dov’è l’altro italiano” avrebbe detto. Nel frattempo, quando Francesco ha richiamato in commissariato per sapere se i suoi familiari fossero arrivati, gli è stato detto che lì non era mai stato previsto l’arrivo di italiani. Una dichiarazione in totale contrasto con la precedente telefonata e con le parole della centralinista. Nonostante il ruolo centrale di don Angel, però, ad oggi risultano ricercati i vertici della polizia di Jalisco, tra cui Farias, ma nessuna misura cautelare è stata emessa nei suoi confronti.
La famiglia a Montecitorio – Domani pomeriggio, a Montecitorio, il presidente della Camera Roberto Fico incontrerà l’avvocato Falleti, il figlio e la cognata di Raffaele Russo e la moglie di Vincenzo Cimmino. “Vogliamo che lo Stato ci dia quella forza in più per chiudere il cerchio” ha dichiarato Falleti, secondo cui è necessario che non trascorra “altro tempo inutilmente” dato che “ormai sono passati quattro mesi” nei quali evidentemente l’attenzione era spostata altrove. “La campagna elettorale è finita – ha aggiunto – ora c‘è un governo e la politica non ha più scuse. Tutti gli attori di questa vicenda hanno nomi e cognomi e, quindi, è il momento di assumersi tutti le proprie responsabilità. Arriviamo tutti per fare finalmente luce su questa vicenda”.