“Questa indagine è la presentazione di un banchetto a cui hanno partecipato” pubblici ufficiali “che tutto hanno divorato” pensando che “si può trangugiare tutto, che tutto si possa fare e che si possa usare come si vuole il denaro pubblico”. Lo ha detto durante la requisitoria il procuratore aggiunto di Milano Tiziana Siciliano che ha chiesto 6 anni di carcere per Mariolina Moioli, ex assessore alla Famiglia del Comune di Milano all’epoca della Giunta Moratti e 7 anni per Patrizio Mercadante, l’allora dirigente del settore tra gli otto imputati nel processo con al centro presunti illeciti nell’utilizzo dei fondi destinati alla tutela dell’infanzia e dell’adolescenza o per ristrutturare centri di ricreazione e appartamenti per gli anziani.

I fondi, per l’accusa, sarebbero stai utilizzati, attraverso “progetti inesistenti”, con “gare truccate o senza gare” per “finalità private”: “per la campagna elettorale” dell’ex assessore e della Moratti, per la “cerchia” e cioè come “aiuto per gli amici” e per la Compagnia delle opere, il cui ex direttore dell’orchestra sinfonica, Diego Montrone, si è visto chiedere 2 anni e mezzo.

Il procuratore aggiunto Siciliano che ha chiesto complessivamente pene tra i 7 anni – per Mercadante ritenuto “il braccio armato” di Moioli – ai 6 mesi e 100mila euro di multa per un imputato minore, passando anche dai 2 anni di reclusione per Myriam Gafforelli, l’amica con cui l’ex assessore “è legata da circa 20 anni”, ha più volte ripetuto in aula di “essere indignata” in quanto “sono stati buttati via i soldi della collettività in una maniera vergognosa”. E citando una frase della sua anziana madre, rivolgendosi al collegio della decima sezione penale, ha aggiunto: “L’Italia se la stanno mangiando questi”.

Il pm, che ha contestato a vario titolo il peculato, la corruzione, la truffa e il falso, nell’illustrare al tribunale i capi di imputazione ha passato in rassegna i progetti, per cui è uscito dalle casse comunali tra il 2010 e il 2012 circa un milione e mezzo, ritenuti “inesistenti” e finiti del mirino delle indagini in quanto finanziati, usando come “schermo” la legge per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Si va da ‘Uno sguardo sulla città’ con cui sono stati erogati 125mila euro alla Fondazione Adolfo Pini, a ‘I giovani chiamano, Milano risponde’ da ‘Maturità senza paura’ al ‘Made in Milano’. E poi feste come quella per i 21 anni della cooperativa ‘Galdus’ riferibile a Montrone o la ‘Fattoria didattica’, presentato dalla Cooperativa sociale Il Giardinone Onlus che, come altri, avrebbe portato in realtà ad affidare lavori di ristrutturazione di un immobile comunale per 450 mila euro, è stato ricostruito in aula, al figlio di Myriam Gaffurelli, Daneiele Pezzini (è stato chiesto 1 anno ci carcere perchè “ha una posizione gregaria”) senza gara d’appalto. “Questa è una storia di famiglia, qui conta – ha proseguito il procuratore Sicilano – se sei qualcuno della cerchia. Quella che conta è solo la cerchia. La cerchia è l’unica regola”. Quanto al progetto ‘I giovani chiamano, Milano risponde’ per il pm si è trattato di una “frittura dell’aria” costata “un botto” da considerare, come gli altri, in un disegno più ampio che è la “campagna elettorale del maggio del 2011” per la corsa a Palazzo Marino del “potente assessore” il cui settore “aveva a bilancio 240 milioni” e del sindaco Moratti (mai indagata in quanto inconsapevole dei presunti illeciti): sarebbero stati pagati su radio 104 interviste precostituite alle due candidate, “pillole di 60 secondi”, un “martellamento elettorale” tra febbraio e aprile 2011 “perché c’era necessità di farsi pubblicità”.

L’inchiesta era stata chiusa nel febbraio del 2014. Secondo l’accusa sui finanziamenti per ristrutturare centri di ricreazione e appartamenti per gli anziani e su cui sarebbe stata fatta una ‘cresta’ di oltre 331 mila euro. Una truffa da circa un milione e mezzo di euro tra il 2010 e il 2012 l’ipotedi della Procura come era emerso dall’avviso di conclusione delle indagini firmato dal pm Siciliano.

Nell’ambito di questo procedimento nel luglio del 2015 l’ex commissario straordinario della Fondazione Adolfo Pini, Antonio Picheca, aveva patteggiato la pena di un anno e 8 mesi di reclusione con la sospensione condizionale. Il gup di Milano Alessandro Santangelo aveva ha accolto anche la richiesta di patteggiamento di Giulia Pezzoli (un anno e 10 mesi), all’epoca collaboratrice della Moioli, e dell’imprenditore Ivan Aureliano Montini (due mesi di reclusione in continuazione con un precedente patteggiamento per truffa a un anno con la condizionale).

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