La scellerata scelta di Matteo Salvini di cominciare un gioco del pollo con l’Europa – ovvero di correre a rotta di collo verso un burrone per vedere chi sterza prima e chi fa qualche metro in più – non rischia soltanto di mettere a repentaglio l’esistenza politica dei due sfidanti (cosa per la quale ognuno si assume le proprie responsabilità), ma è disputata sulla pelle di persone innocenti che in questo momento sono ancora in mezzo al mare. È come se Salvini avesse deciso di far correre la gara a 600 persone al posto suo. Moralmente inaccettabile, eticamente scorrettissimo, lesivo del diritto interno e di quello internazionale.
Del resto l’Italia era già stata condannata per violazione del principio di non-refoulement proprio a causa delle scelte di un altro ministro leghista, Roberto Maroni. Dunque non è la prima volta. Ma non è la prima volta nemmeno per l’idea di chiudere i porti. Francia, Spagna e Italia (Paolo Gentiloni presidente del Consiglio, Marco Minniti ministro dell’Interno) ne discussero.
Sia ben chiaro: un precedente a un’azione meschina e illegale non è un’attenuante. Tanto più se vi sono “sfumature” evidenti tra le due gestioni: a memoria mia, non mi pare che nessuno prima abbia proposto una chiusura dei porti mentre c’era gente in mare con 48 ore di viveri residui. Né d’altro canto ci si può far irretire dalla propaganda che vorrebbe Salvini novello Adolf Hitler e quelli di prima tutti Gandhi. Ripeto, Salvini e Minniti (con le debite differenze) non sono così distanti. Ma, per tornare alla questione dell’illegalità della scelta di chiudere i porti, nella condanna dell’Italia – come avevo già scritto in questo articolo pubblicato qui quasi un anno fa – non c’era solo la censura per il respingimento, ma anche la condanna del respingimento effettuato in mare. Infatti l’accertamento dello status di rifugiato richiede che si possa ricorrere contro provvedimento avverso; e in mare non ricorri. A questo aggiungerei che è stato il cosiddetto “pacchetto Minniti” a introdurre proprio la non ricorribilità in appello del provvedimento di non concessione dello status.
Insomma, la gestione della questione migratoria è penosa da tempo, in Italia e a livello europeo. Prevalgono gli egoismi nazionali (a cui non si è sottratto nessuno, nemmeno quella Spagna che erge 6 metri di filo spinato a Ceuta e parla di accoglienza), spesso giocati sulla pelle delle persone e sulla impressionabilità dei cittadini, catturati da una retorica emergenziale e apocalittica che non trova riscontro nei numeri.
La risposta progressista si dibatte tra un universalismo umanitario pur apprezzabile sul piano etico (nonché necessario in caso di emergenza, perché salvare vite umane in pericolo non ammette deroghe o ritardi) e la faccia presentabile di Marco Minniti, un para-leghista in abiti Armani. In mezzo, il nulla, presto colonizzato dal “prima gli italiani” di Salvini (e del colpevolmente silente – complice? – Luigi Di Maio, per non dire di Giuseppe Conte, che sarebbe presidente del consiglio) e dalla logica della ruspa che tra un po’ si trasformerà nel suo omologo marittimo, lo speronamento. Certo, un “successo” politico ma la ludopatia del continuo rilancio, della continua scommessa sempre più rischiosa ci porta allo schianto ed è eticamente deplorevole per i motivi già detti sopra.
VITTORIA!
629 immigrati a bordo della nave Aquarius in direzione #Spagna, primo obiettivo raggiunto! #chiudiamoiporti pic.twitter.com/dNmLyNRaVo— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) 11 giugno 2018
Ora si dirà: #chiudiamoiporti era una provocazione. E si aggiungerà: una provocazione che ha ottenuto dei risultati. Sarà, ma allora provo a rilanciare. Si vuole mettere l’Europa di fronte alle proprie responsabilità? E allora proviamo con una provocazione rovesciata. Invece che #chiudiamoiporti, lanciamo l’hashtag #apriamolefrontiere oppure #vistoatutti.
Nessuno vuole venire in Italia. I migranti economici e i rifugiati vogliono passare dall’Italia per raggiungere i familiari o per coltivare sogni di palingenesi negli altri Paesi europei. E se questi vogliono ancora lasciare l’Italia da sola a risolvere la questione migratoria, allora l’Italia consenta a tutti di passare e di andare in Europa, di disseminarsi, di prosperare. Se l’Italia blocca le navi e chiude i porti da un lato e poi chiude le frontiere dall’altro fa un doppio servizio all’Europa degli egoismi. Diamo un visto a tutti. Siamo universalisti per davvero. #apriamolefrontiere