L'organizzazione non governativa ha dato assistenza alla Marina statunitense e sta chiedendo a Roma l’assegnazione di un porto per effettuare il trasbordo dei sopravvissuti. La risposta del ministro dell'Interno: "Navi che battono bandiere straniere possono rivolgersi a Paesi stranieri"
La Marina statunitense “ha tratto in salvo dall’acqua 41 persone e conferma 12 cadaveri“. Lo scrive la ong Sea Watch sul suo profilo Twitter dando notizia di un naufragio di migranti avvenuto a 20 miglia dalle coste libiche. La nave dell’organizzazione si trova a nord di Tripoli e ha fornito assistenza all’imbarcazione Usa. Secondo Sea Watch,gli americani hanno chiesto a Roma di trasferire i sopravvissuti a bordo della loro imbarcazione. Che però li prenderebbe solo nel caso in cui l’Italia le assegnasse “un porto sicuro ragionevolmente vicino”. Da Roma non arriva nessuna risposta ufficiale, se non la la frase di Matteo Salvini: “Ribadisco che navi che battono bandiere straniere possono rivolgersi a Paesi stranieri“, è la replica del ministro dell’Interno, in linea con quanto già sostenuto per l’Aquarius.
? BREAKING #SeaWatch is heading towards a shipwreck 20 miles from Libya, reported to us by an order of the U.S. Navy, which has rescued 41 people from the water and confirms 12 corpses. This happens, if there are not enough rescue assets in place and a #safepassage is absent.
— Sea-Watch (@seawatchcrew) 12 giugno 2018
“Questo succede, se non ci sono abbastanza risorse di salvataggio sul posto”, è il commento di Sea Watch sul naufragio. La nave della stessa ong è stata protagonista del primo sbarco di migranti avvenuto da quando Salvini è a capo del Viminale. L’arrivo di 232 migranti a Reggio Calabria è stato il preludio dello strappo tra il nuovo ministro dell’Interno e Malta che ha portato poi al braccio di ferro sulla nave Aquarius e alla decisione di “chiudere i porti italiani”. La Valletta “non può dire sempre no“, aveva commentato Salvini venerdì scorso da Como riguardo all’attracco dell’imbarcazione di Sea Watch. Di fronte al secondo arrivo ha lanciato l’ultimatum: Malta ha rifiutato nuovamente di aprire il suo porto e si è poi fatta avanti la Spagna.