La decisione degli uffici di Palazzo Madama: chi si è astenuto nel voto di fiducia non fa parte della maggioranza. Così Fdi rientrerà nel gioco delle presidenze delle commissioni di garanzia con Pd e Forza Italia. Commissioni permanenti: termine per l'invio dei nomi entro lunedì
Chi si è astenuto sul voto di fiducia al governo è considerato comunque opposizione. E quindi anche Fratelli d’Italia può rientrare nell’elezione per le commissioni destinate alle minoranze, come il Copasir e la commissione di Vigilanza Rai. E’ quanto ha comunicato l’ufficio di presidenza del Senato in conferenza dei capigruppo dopo un’istruttoria richiesta proprio dal partito di Giorgia Meloni. L’approfondimento è stato avviato perché c’è un nuovo regolamento di Palazzo Madama – approvato alla fine della scorsa legislatura all’unanimità su proposta del presidente Piero Grasso – che prevede che l’astensione non è più considerato come voto contrario ma si uniforma a quello della Camera. Ma chi si astiene, secondo il Senato, non fa comunque parte della maggioranza. E quindi una delle presidenze delle commissioni di garanzia che vengono assegnate alle opposizioni potrebbero finire anche a Fdi. In precedenza era stato il democratico Ettore Rosato, tra gli altri, a porre la questione: “Chi si è astenuto, come Fdi, non è maggioranza e non è opposizione – aveva detto a Radio Radicale – Chiediamo con forza che non sia la maggioranza a decidere a quale opposizione vanno le presidenze ma che siano le forze di opposizione a dialogare tra loro e a definire tra di loro un accordo. Se questo non avverrà e se ci sarà un’ingerenza su questi due organismi, si verrà a creare una situazione di grande gravità”. Comunque andrà, Fratelli d’Italia sarà comunque tra i gruppi che possono aver diritto a guidare una delle commissioni di garanzia.
Nel frattempo la conferenza dei capigruppo ha fissato per lunedì alle 20 il termine entro il quale i gruppi parlamentari dovranno inviare alla presidente Maria Elisabetta Alberti Casellati i nomi dei componenti delle commissioni permanenti. Un punto sul quale si solleva da giorni la polemica delle opposizioni perché tutto è legato alla nomina di viceministri e sottosegretari, che potrebbe arrivare a giorni. “Io mi domando se i parlamentari di M5s e Lega non si vergognano a prendere lo stipendio da tre mesi senza aver fatto nulla – dice il capogruppo del Pd Andrea Marcucci – Siamo molto preoccupati si parla di cominciare a lavorare poi non si fanno le commissioni, non si danno i membri, menomale che la presidente ha dato una data”.
Durante la seduta del Senato che è andata avanti a singhiozzo perché è mancato il numero legale, l’Aula ha respinto tra l’altro la richiesta del Pd di calendarizzare la mozione sul reddito di inclusione. Ad avanzare la proposta era stato il senatore Tommaso Nannicini che ha spiegato davanti all’Assemblea la necessità di “discutere nelle Aule parlamentari e non su Facebook di un tema importante sentito da molti cittadini” e di “arrivare a parole chiare e certe sulle risorse che si vogliono mettere in campo”. Il Senato ha invece approvato quasi all’unanimità la proposta a prima firma di Emma Bonino e rilanciata in Aula da Loredana De Petris (Liberi e Uguali) – ma firmata da tutti i capigruppo – di istituire la commissione Diritti umani.
Infine la conferenza dei capigruppo ha fissato il calendario delle prossime settimane. Martedì prossimo, 19 giugno, alle 11, prende il via in Aula al Senato la discussione sul Def, mentre il decreto legge sul terremoto, attualmente all’esame della Commissione speciale del Senato, è calendarizzato in Aula al Senato nella settimana dal 19 al 21 giugno al termine dell’esame del Def. Tra gli altri appuntamenti il 27 giugno il presidente del Consiglio Giuseppe Conte farà le sue comunicazioni in vista del Consiglio europeo del 28 e del 29 giugno. Il Parlamento si riunirà in seduta comune infine il 21 giugno per l’elezione di un giudice della Corte costituzionale.