Salgono i toni dello scontro tra Roma e Parigi: dopo il viaggio annullato dal ministro Tria, anche il premier valuta di rimandare il bilaterale. Salvini aveva chiesto le scuse. L'Eliseo aveva replicato: "Nessuna richiesta ufficiale". Poi il nuovo attacco del presidente francese: "Non do ragione a chi provoca" Moavero avverte: "Rischio di compromettere le relazioni"
Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte valuta il rinvio del suo incontro con Emmanuel Macron, in programma venerdì 15 a Parigi. Al momento “non ci sono le condizioni” per la visita del premier, informa Palazzo Chigi. La possibile rinuncia di Conte diventa l’ultimo atto dello scontro tra Roma e Parigi, cominciato dopo le parole pronunciate dal portavoce di En Marche e dallo stesso presidente Macron che avevano definitivo “vomitevole” e “cinico” il comportamento del governo italiano nel caso della nave Aquarius.
Nel pomeriggio Matteo Salvini aveva detto che Conte averebbe dovuto annullare la missione se dalla Francia non fossero arrivate esplicite scuse. Ma da Macron non è arrivata nessuna retromarcia, anzi un nuovo attacco. Nel suo discorso da Mouchams, in Vandea, il presidente francese ha detto di non poter dare ragione a “chi cerca la provocazione“. Alla richiesta di scuse ufficiali di Roma è seguita poi la condanna dei toni considerati “ingiustificabili” e l’avvertimento di Enzo Moavero Milanesi all’ambasciata transalpina: c’è il rischio di “compromettere le relazioni tra Italia e Francia”. E, prima dei dubbi di Conte sul bilaterale con Macron, dal governo italiano c’era già stato un altro rifiuto certo, quello del ministro dell’Economia, Giovanni Tria, che ha annullato il viaggio oltralpe in programma per oggi per incontrare l’omologo Bruno Le Maire.
Lo scontro Salvini-Macron – “La Francia chieda scusa e accolga 9mila migranti come promesso”: alla richiesta di scuse ufficiali avanzate proprio dal ministero dell’Interno Salvini in Senato, Parigi ha inizialmente replicato che non è stata ricevuta “nessuna informazione dalla presidenza del Consiglio italiana su una richiesta di scuse o su un possibile annullamento della visita di Giuseppe Conte”. Poi però è tornato a parlare Macron, all’apparenza con toni concilianti. “Non bisogna cedere all’emozione che alcuni manipolano” sulla vicenda dell’Aquarius, ha detto il presidente, assicurando che la Francia “lavora mano nella mano con l’Italia” nella gestione dei flussi migratori. “Da un anno lavoriamo in modo esemplare, abbiamo ridotto a un decimo gli sbarchi grazie a un lavoro con la Libia, nel Sahel”, ha aggiunto Macron. “Un lavoro attivo – ha continuato – costante, costruttivo, un lavoro senza tregua della Francia che, dall’estate scorsa fino a qualche giorno fa sulla Libia, si è messa in luce in partnership con l’Italia”. Poi l’affondo: “Chi cerca la provocazione? Chi è che dice ‘io sono più forte dei democratici e una nave che vedo arrivare davanti alle mie coste la caccio via’? Se gli do ragione, aiuto la democrazia? Non dimentichiamo chi ci sta parlando e chi si rivolge a noi“.
“Così compromettete le relazioni” – Le dichiarazioni arrivate martedì da Parigi “stanno compromettendo le relazioni tra Italia e Francia. I toni impiegati sono ingiustificabili, tenuto conto che da molti mesi ormai il nostro Paese ha pubblicamente denunciato l’insostenibilità dell’attuale situazione di latitanza di un approccio coordinato e coeso a livello europeo circa la gestione dei flussi migratori, rispetto ai quali l’Italia non si è mai tirata indietro”. Nella nota della Farnesina diffusa dopo aver ricevuto l’Incaricata d’Affari francese Claire Anne Raulin c’è tutta la tensione che corre tra i due governi dopo le dichiarazioni di Parigi sulla nave con a bordo 629 migranti bloccata per giorni tra Malta e la Sicilia in seguito alla chiusura dei porti decisa dal ministro dell’Interno Matteo Salvini e ora partita alla volta del porto spagnolo di Valencia.
“Vomitevoli”. Poi la precisazione – Quali sono le dichiarazioni che hanno indotto il ministero degli Esteri a convocare il rappresentante diplomatico di Parigi e diramare questo comunicato? Martedì Gabriel Attal, portavoce del partito di governo La Republique En Marche, aveva definito la scelta dell’esecutivo Lega-M5s di chiudere i porti “vomitevole”. Poi erano arrivate le parole di Macron: “Dall’Italia cinismo e irresponsabilità”, aveva detto il capo dell’Eliseo. Cui in giornata avevano risposto sia Luigi Di Maio che Salvini. “Parlano proprio loro”, la replica del capo politico M5s. Il portavoce del presidente in un’intervista a Repubblica ha spiegato di non avere “nulla contro l’Italia, forse ho usato una parola sbagliata ma è stata una reazione a caldo, vedendo quello che stava succedendo”.
“Situazione va sanata”. E Tria annulla il viaggio – La linea del ministro degli Esteri è rimasta ferma, perché pur comprendendo che “anche uno Stato amico e alleato possa dissentire dalle posizioni di un altro Stato” tale dissenso “dovrebbe essere espresso in forme e modi coerenti con tale rapporto di amicizia, in particolare tenendo a mente che anche in tempi recenti l’Italia non ha fatto mancare alla Francia il proprio aiuto per fornire la necessaria assistenza a persone migranti”. Per Moavero Milanesi ora “la situazione va sanata”. Altrimenti, il rischio concreto, caldeggiato anche da Salvini, è che salti il bilaterale tra Conte e Macron, in programma venerdì. Salvo che non giungano scuse ufficiali da Parigi. Nel frattempo, un primo segnale è giunto dal ministro dell’Economia, Tria, che proprio per la vicenda Aquarius ha cancellato l’incontro con l’omologo Le Maire provocando “rammarico”, come ha spiegato un portavoce del ministero del Tesoro francese. Negli stessi minuti, la prima apertura francese con il ministero degli Esteri francese che in una nota ha sottolineato come Parigi tenga “al dialogo e alla cooperazione con Roma” e la necessità di arrivare rapidamente ad un accordo sulla riforma del regime di asilo europeo: “È il senso del lavoro che vogliamo portare avanti con i nostri partner italiani nei prossimi giorni e che sarà naturalmente al centro del colloqui previsti venerdì tra il presidente della Repubblica e il presidente del Consiglio italiano”.
Salvini: “Colpa dell’instabilità creata in Libia” – Ma Roma richiede altro prima di confermare definitivamente l’incontro: un passo indietro formale dell’Eliseo. In mattinata Salvini era tornato a puntare il dito contro Parigi: “Se i francesi avranno l’umiltà di chiedere amici come prima, e si lavora nell’interesse di tutti, però insulti da parte di chi respinge e chiude i porti non li accettiamo“. Ricordando che “gli insulti” sono stati “rivolti non a un governo ma a un popolo che è primo al mondo per solidarietà e accoglienza”, il ministro dell’Interno ha detto che i “francesi fanno i fenomeni ma hanno respinto più di diecimila persone alle frontiere con l’Italia, tra cui moltissime donne e bambini”. “Sommessamente – aggiunge – ricordo poi che, sul fronte Nord Africa, paghiamo tutti l’instabilità portata proprio dai francesi in Libia e a sud della Libia. L’Italia oggi è tornata centrale e ha risvegliato l’Europa, spero che tutti i Paesi diano il loro contributo per l’obiettivo comune: difesa delle frontiere esterne, difesa del Mediterraneo”.
Vienna e Berlino: “Asse con Italia per frontiere esterne” – Sul tema, è arrivato il sostegno di Germania e Austria. Al termine di un incontro bilaterale, il cancelliere austriaco Sebastian Kurz ha annunciato la necessità di “un asse dei volenterosi” per contrastare l’immigrazione illegale. “Sono lieto della buona cooperazione che vogliamo costruire fra Roma, Vienna e Berlino. È ragionevole – ha aggiunto – collaborare per ridurre ulteriormente l’immigrazione illegale”. A fargli eco, il ministro dell’Interno tedesco, Horst Seehofer, che ha manifestato pieno sostegno sottolineando che il tema sarà uno dei focus della presidenza viennese dell’Unione europea al via da luglio. “Noi siamo per una soluzione unitaria europea della questione dei migranti”, ha poi aggiunto il portavoce di Angela Merkel, Steffen Seibert, perché “l’Italia è un partner molto importante” e “per la sua posizione geografica è particolarmente esposta a un numero grande di profughi e di migranti”, quindi non “dovrebbe esser lasciato solo con questo compito”.