Fatture per operazioni inesistenti. Con questa accusa è stato arrestato a Firenze (ai domiciliari) l’imprenditore pugliese Luigi Dagostino. 51 anni, barlettano d’origine ma fiorentino d’adozione, Dagostino è noto per la sua attività nel mondo degli outlet di lusso. È stato lui il deus ex machina della realizzazione dei centri commerciali The Mall del marchio Gucci: in primis quello di Leccio Reggello, vicino Firenze, a cui è seguito quello di Sanremo (di prossima inaugurazione), mentre non sono ancora partiti i lavori per la costruzione dell’outlet a Fasano (Brindisi). Il general contractor barlettano è stato anche socio di Tiziano Renzi e Laura Bovoli nella società Party Srl, chiusa dopo due anni a causa – dissero in una nota i diretti interessati – “di una campagna di stampa avversa”.
A Luigi Dagostino sono stati sequestrati beni per circa 3 milioni di euro. In mattinata i militari del comando provinciale della Guardia di Finanza di Firenze hanno dato esecuzione ad un’ordinanza applicativa di misure cautelari agli arresti domiciliari disposta dal Gip del Tribunale del capoluogo toscano, Fabio Frangini, su richiesta della Procura della Repubblica diretta dal procuratore capo Giuseppe Creazzo. Il nome dell’imprenditore è emerso nelle cronache negli ultimi mesi perché in contatto e in passato in affari con Tiziano Renzi e Laura Bovoli, genitori dell’ex segretario del Pd ed ex presidente del Consiglio Matteo Renzi. La Procura di Firenze, tramite il procuratore capo Giuseppe Creazzo, ha precisato che l’arresto di oggi non è legato all’inchiesta sui coniugi Renzi, peraltro indagati nell’ambito di un’altra inchiesta sull’emissione di fatture false da parte di società a loro riconducibili.
L’arresto di Dagostino è avvenuto nell’ambito di una complessa inchiesta che vede indagate altre due persone – N.I., 44 anni, e P.M.E., 49 anni – amministratori delle società dello stesso Dagostino, che emettevano fatture per operazioni inesistenti al fine di evadere l’Iva e le imposte sui redditi. Il provvedimento restrittivo eseguito dalle Fiamme Gialle fiorentine è scaturito da un’attività di indagine, coordinata dal procuratore aggiunto Luca Turco e dal sostituto procuratore Christine Von Borries, che ha fatto emergere “la sistematica indicazione nelle dichiarazioni dei redditi ed Iva di diverse società riconducibili” ai tre indagati, operanti nel settore immobiliare e con sedi tra le province di Firenze e Milano, “di fatture per prestazioni di servizi e cessioni di beni fittizie per diversi milioni di euro”. Contestualmente, sono state eseguite diverse perquisizioni locali, oltre al sequestro preventivo di beni per circa 3 milioni di euro, pari all’importo delle imposte evase, nei confronti anche degli altri due indagati.