I numeri che contraddistinguono gli articoli della Costituzione nei bar e sui social network hanno sostituito i numeri sulle maglie della Nazionale tristemente sprofondata nella serie B mondiale. Ora che il nuovo governo si è finalmente messo in moto, in vista delle prossime intense disquisizioni, vorrei ripassare qualche rudimento di diritto costituzionale. A tal proposito da questo piccolo spazio rivolgo una domanda agli eminenti costituzionalisti di cui ho infinita stima tipo Carlassarre o Villone, o ai personaggi dai cognomi illustri tipo Spinelli (quasi sinonimo di europeismo) e persino agli animatori di sigle dal sapore vintage anni 70 come Giuristi Democratici (non saprei se in contrapposizione ai Giuristi Totalitari).

Parto da una premessa. La Costituzione (soprattutto quella più Bella del Mondo) dovrebbe essere un documento scritto in modo comprensibile anche per i cittadini che non hanno avuto la fortuna di completare un irto percorso di studi, come gli esimi giuristi. Altrimenti si trasforma nel manzoniano latinorum utilizzato per buggerare il prossimo secondo le convenienze di Lor Signori. In soldoni, se i termini della Carta nascondono un linguaggio iniziatico, interpretabile solo dagli sciamani del cavillo, si instaura una sorta di Repubblica degli Azzeccagarbugli.

L’art. 92 della Carta è di una chiarezza cristallina: “Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei Ministri e, su proposta di questo, i Ministri”. Ripetete questa semplice frase a qualsiasi persona sobria di madrelingua italiana e di sicuro non vi riscontra alcuna ambiguità: se il Presidente non vuole nominare Tizio Presidente del Consiglio o Caio Ministro semplicemente oppone un rifiuto (senza nemmeno bisogno di motivarlo) e nessuno può costringerlo a fare altrimenti. Fine del discorso. Le interpretazioni capziose che mi è toccato leggere suonano appunto come il latinorum di cui sopra.

Appurato questo banale aspetto semantico, su cui non varrebbe nemmeno la pena di spendere tempo in un paese civile, esaminiamo l’aspetto cruciale della vicenda su cui ci hanno deliziato i costituzionalisti. Il Trattato di Maastricht, come tutti i trattati internazionali, inclusi quelli su cui si fonda l’Unione Europea sono stati approvati da un organo chiamato Parlamento, non da un’assemblea di studenti della Scuola Radio Elettra, da un gruppo Facebook o durante una riunione della Pro Loco di Pomigliano d’Arco. Per cui, come sicuramente mi insegneranno gli eminenti costituzionalisti, per sottrarsi agli impegni contenuti in quei Trattati o ripudiarli occorrerebbe un voto del medesimo Parlamento.

Si dà il caso che tal Paolo Savona, aspirante ministro (detto per inciso, non votato da nessuno) sia l’autore di un piano reso pubblico in ogni dettaglio che incita a violare i Trattati Europei. Non attraverso un voto del Parlamento, bensì in segreto, nottetempo, con la complicità di non meglio precisati congiurati in alto loco (Banca d’Italia, Tesoro, Forze Armate?) mettendo il paese e i cittadini di fronte al fatto compiuto, la mattina dopo. In estrema sintesi secondo Savona ci si addormenta con l’euro e ci si risveglia con la lira. Senza che nessuno abbia informato la popolazione.

Ripeto, per chi abbia qualche difficoltà a intendere il linguaggio comune dopo le scorpacciate di latinorum, un piano volto ad esautorare il Parlamento con un atto brutalmente eversivo. Se gli esimi costituzionalisti storcono la boccuccia di fronte all’aggettivo “eversivo” rimango in attesa di una definizione più consona alla loro comprovata sensibilità democratica.

Ma non è finita: per effetto di questa eversione i cittadini verrebbero depredati dei loro risparmi. Infatti la nuova lira (che quando fu proposta da Berlusconi io avevo definito bungalira) secondo il piano dell’ineffabile Savona si svaluterebbe almeno del 20% mentre i risparmiatori si troverebbero con titoli del debito pubblico equivalenti a carta igienica. Per far capire a chi dalla torre d’avorio non segue le vicende bancarie, il piano Savona avrebbe sui risparmiatori l’effetto della bancarotta di Banca Etruria moltiplicato per un paio di trilioni. Questo mentre vige in Italia (non in Zimbabwe) una Costituzione che esplicitamente e solennemente tutela il risparmio.

Allora pongo un quesito agli esimi costituzionalisti. Immaginate di essere il Presidente della Repubblica. Nominereste ministro della Giustizia un giurista che abbia pubblicamente approntato e propugnato un piano per scarcerare tutti i mafiosi? In pratica di notte, senza che il Parlamento ne sappia alcunché, con la complicità del Capo della Polizia, il governo – secondo il piano dell’aspirante ministro – ordinerebbe ai secondini di aprire le celle dei mafiosi per metterli in libertà. Il mattino dopo il paese si troverebbe di fronte al fatto compiuto di un’amnistia non approvata dal Parlamento. Ma non è finita: ai mafiosi e alle loro cosche di appartenenza verrebbe concesso di commettere furti e rapine o chiedere il pizzo, a patto che il bottino non ecceda il 20% degli averi del derubato o il 20% dei deposti bancari.

Se la risposta al mio quesito fosse negativa, si dovrebbe cogliere l’occasione per rileggersi ad alta voce anche l’articolo 85 sul pareggio di bilancio, visto che l’obiettivo principale del Piano Savona è il ritorno alla follie della spesa pubblica in deficit per comprarsi i voti delle clientele come nei famigerati anni 70 e 80. Al contrario, il contratto di governo prevede una diminuzione del debito pubblico.

Ma dagli ovattati ambienti accademici qualcuno obietterà che il governo deve essere espressione della sovranità popolare a cui il Presidente della Repubblica deve piegarsi, costi quel che costi. Invece dovrebbe essere l’esatto contrario. Le Costituzioni servono proprio per garantire le minoranze dagli abusi delle maggioranze e di chi si arroga la pretesa di rappresentare la volontà popolare. Non a caso questa fola della volontà popolare veniva invocata da Berlusconi per far approvare le sue leggi ad personam in merito alle quali, mi pare di ricordare vagamente, i dotti costituzionalisti esprimevano (giustamente) scandalo ed esecrazione.

Ma poi di quale sovranità popolare si blatera? I due partiti che formano la coalizione di governo, in campagna elettorale avevano giurato di non governare mai insieme. Addirittura Marco Travaglio, di certo non sospettabile di antipatie grilline, aveva preconizzato che Di Maio in caso di alleanza con la Lega sarebbe stato inseguito con i forconi. Sarebbe questa la tanto sbandierata volontà popolare? La volontà in punta di forcone?

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