Per ventisette anni ha vissuto lontano dalla sua terra, la Sicilia. Oggi, 13 giugno, Piera Aiello scopre il suo volto, e con esso la sua grinta, la sua sete di verità e giustizia. Per lei oggi è una nuova vita.
Nata a Partanna (Trapani) il 2 luglio 1967; la sua storia inizia quando all’età di 14 anni conosce Nicolò Atria. Piera e Nicolò provenivano da culture diverse e questo provocava, nonostante l’affetto che li univa, forti disaccordi. Le radici mafiose di Nicola (Nicolò) erano talmente forti da essere coinvolto in un gioco spietato e immorale. Un gioco partito dall’uccisione del padre, il boss don Vito Atria, avvenuta il 18 novembre 1985 a soli nove giorni dal loro matrimonio. Lo spirito della vendetta, tipico di chi nasce e cresce in un ambiente intriso di mafia, aveva spinto Nicola a commettere l’errore più grande della sua vita: tentare di vendicare il padre con i mezzi della mafia.
“Io fui scelta da mio suocero, non da mio marito, cercai in tutti i modi di dissuadere mio marito dal tentativo di vendicare la morte di suo padre, ma non ci fu nulla da fare”, riferisce Piera in un’intervista. “Lui, Nicola, era immischiato nello spaccio di droga e girava armato. Quando provavo a dirgli di smettere con questa vita lui mi picchiava“. Nicolò Atria è stato ucciso il 24 giugno 1991 sotto gli occhi di Piera.
Dopo la sua morte Piera è stata perseguitata e sorvegliata a vista dai mafiosi implicati nell’omicidio del marito. Venne avvicinata da un suo amico carabiniere e dal Sostituto Procuratore di Sciacca, Morena Plazzi, la quale la portò a Terrasini per farle conoscere il Procuratore Capo della Procura della Repubblica di Marsala Paolo Borsellino.
“A quel tempo non sapevo cosa significasse collaborare con la giustizia. Quando incontrai Paolo Borsellino – dice Piera – non avevo idea del ruolo che ricopriva e soprattutto non mi rendevo conto dell’importanza di quell’incontro. Dopo quell’incontro Paolo Borsellino per me non rappresentò solo il magistrato che si occupava delle mie testimonianze, ma diventò un amico, un padre a cui aggrapparsi nei momenti di sconforto (e sono stati tanti!). La mia sete di giustizia non inizia, come tanti potrebbero pensare, il giorno dopo l’omicidio di mio marito. Infatti, solo qualche mese prima, avevo partecipato ad un concorso per agente di polizia. Mio marito non fu contrario, mi disse che poteva far comodo, dopo tutto, un poliziotto in famiglia, ma quando gli dissi che se non si sistemava la testa, lui sarebbe stato il primo che avrei sbattuto in galera, quel giorno per l’ennesima volta, mi picchiò“.
Era orgogliosa Piera per essersi ribellata ad una cultura che non le apparteneva e che rifiutava totalmente.
Paolo Borsellino, nei diversi incontri, le spiegò la sua posizione, come si doveva comportare, cioè cosa poteva e non poteva fare. Quando Piera iniziò a collaborare non vi era il servizio centrale di protezione ma l’alto commissariato, un’organizzazione poco funzionante e soprattutto poco attenta al rispetto di alcuni bisogni di una donna. Paolo Borsellino, anche se non gli competeva, cercava di sopperire a queste carenze, dandole qualche soldo per arrivare alla fine del mese.
Dopo la morte dello “zio Paolo” (come Piera chiama Paolo Borsellino), Piera si è scontrata con una realtà paradossale, “oltre alla mafia dovevo combattere con i funzionari e apparati dello stato per ottenere il mio diritto ad essere cittadina. Per anni ho subito. Bugie su bugie. Umiliazioni su umiliazioni. Sopraffazioni su sopraffazioni.
Macchine da tribunale sempre pronte a partire per arricchire i verbali in seguito agli interrogatori. Non persone. Non cittadini. Ma pesi da trascinare, pesi che di tanto in tanto vengono tirati fuori dagli armadi, vengono rispolverati con una telefonata ipocrita da parte di alcuni funzionari dello Stato.
Poi il silenzio. Il silenzio che uccide. Che uccide le speranze, lo spirito, la voglia di vivere. Quel silenzio e quella solitudine che secondo me hanno spinto la mia cara cognata Rita Atria a spiccare il volo verso una libertà senza vincoli: la morte“.
Dal 1991 al febbraio del 1997, per lo Stato, Piera era solo un fantasma. Per farsi fare le ricevute fiscali utilizzava il codice fiscale di un’amica. La situazione si è sbloccata solo nel febbraio 1997 dopo le pressioni dell’Associazione Rita Atria, di Luigi Ciotti e di Rita Borsellino. L’Associazione ha trascorso le intere vacanze di Natale del ’96 a preparare un dossier dove si mettevano in evidenza le violazioni dei diritti umani su quattro testimoni di giustizia (due vivi e due morti) da parte dell’alto commissariato prima e del servizio centrale di protezione poi.
Piera Aiello, lo scorso 4 marzo, è stata eletta deputata al Parlamento con poco meno di 80.000 preferenze; eletta nella terra del superlatitante Matteo Messina Denaro.
Terra, la provincia di Trapani, che è ancora oggi uno zoccolo duro di Cosa Nostra. Non è stato semplice per lei dovere affrontare la campagna elettorale prima e la nuova vita da deputata poi, perché Piera, da quel lontano 1991, vive in una località protetta, con altra identità e non può mostrare il suo volto.
Ma lei non ha paura, né della fatica né delle difficoltà che deve affrontare. Oggi per lei oggi inizia una nuova vita. Non importa se dovrà affrontare altre difficoltà, se dovrà muovere ogni passo al fianco di quelli che lei chiama i suoi angeli custodi, se la sua libertà sarà limitata dalla necessità di continuare a vivere sotto scorta. Piera non ha paura! È felice di mostrare il suo volto che dovrà essere stampato negli occhi di tutti gli uomini onesti della nostra terra per incitarli a non chinare mai il capo. Oggi ha inizio questo nuovo viaggio, “a volto scoperto” .
Foto di Enrico Alagna
Enrico Alagna
Medico
Mafie
Piera Aiello mostra il suo volto. La testimone di giustizia, oggi deputata, non ha più paura
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Per ventisette anni ha vissuto lontano dalla sua terra, la Sicilia. Oggi, 13 giugno, Piera Aiello scopre il suo volto, e con esso la sua grinta, la sua sete di verità e giustizia. Per lei oggi è una nuova vita.
Nata a Partanna (Trapani) il 2 luglio 1967; la sua storia inizia quando all’età di 14 anni conosce Nicolò Atria. Piera e Nicolò provenivano da culture diverse e questo provocava, nonostante l’affetto che li univa, forti disaccordi. Le radici mafiose di Nicola (Nicolò) erano talmente forti da essere coinvolto in un gioco spietato e immorale. Un gioco partito dall’uccisione del padre, il boss don Vito Atria, avvenuta il 18 novembre 1985 a soli nove giorni dal loro matrimonio. Lo spirito della vendetta, tipico di chi nasce e cresce in un ambiente intriso di mafia, aveva spinto Nicola a commettere l’errore più grande della sua vita: tentare di vendicare il padre con i mezzi della mafia.
“Io fui scelta da mio suocero, non da mio marito, cercai in tutti i modi di dissuadere mio marito dal tentativo di vendicare la morte di suo padre, ma non ci fu nulla da fare”, riferisce Piera in un’intervista. “Lui, Nicola, era immischiato nello spaccio di droga e girava armato. Quando provavo a dirgli di smettere con questa vita lui mi picchiava“. Nicolò Atria è stato ucciso il 24 giugno 1991 sotto gli occhi di Piera.
Dopo la sua morte Piera è stata perseguitata e sorvegliata a vista dai mafiosi implicati nell’omicidio del marito. Venne avvicinata da un suo amico carabiniere e dal Sostituto Procuratore di Sciacca, Morena Plazzi, la quale la portò a Terrasini per farle conoscere il Procuratore Capo della Procura della Repubblica di Marsala Paolo Borsellino.
“A quel tempo non sapevo cosa significasse collaborare con la giustizia. Quando incontrai Paolo Borsellino – dice Piera – non avevo idea del ruolo che ricopriva e soprattutto non mi rendevo conto dell’importanza di quell’incontro. Dopo quell’incontro Paolo Borsellino per me non rappresentò solo il magistrato che si occupava delle mie testimonianze, ma diventò un amico, un padre a cui aggrapparsi nei momenti di sconforto (e sono stati tanti!). La mia sete di giustizia non inizia, come tanti potrebbero pensare, il giorno dopo l’omicidio di mio marito. Infatti, solo qualche mese prima, avevo partecipato ad un concorso per agente di polizia. Mio marito non fu contrario, mi disse che poteva far comodo, dopo tutto, un poliziotto in famiglia, ma quando gli dissi che se non si sistemava la testa, lui sarebbe stato il primo che avrei sbattuto in galera, quel giorno per l’ennesima volta, mi picchiò“.
Era orgogliosa Piera per essersi ribellata ad una cultura che non le apparteneva e che rifiutava totalmente.
Paolo Borsellino, nei diversi incontri, le spiegò la sua posizione, come si doveva comportare, cioè cosa poteva e non poteva fare. Quando Piera iniziò a collaborare non vi era il servizio centrale di protezione ma l’alto commissariato, un’organizzazione poco funzionante e soprattutto poco attenta al rispetto di alcuni bisogni di una donna. Paolo Borsellino, anche se non gli competeva, cercava di sopperire a queste carenze, dandole qualche soldo per arrivare alla fine del mese.
Dopo la morte dello “zio Paolo” (come Piera chiama Paolo Borsellino), Piera si è scontrata con una realtà paradossale, “oltre alla mafia dovevo combattere con i funzionari e apparati dello stato per ottenere il mio diritto ad essere cittadina. Per anni ho subito. Bugie su bugie. Umiliazioni su umiliazioni. Sopraffazioni su sopraffazioni.
Macchine da tribunale sempre pronte a partire per arricchire i verbali in seguito agli interrogatori. Non persone. Non cittadini. Ma pesi da trascinare, pesi che di tanto in tanto vengono tirati fuori dagli armadi, vengono rispolverati con una telefonata ipocrita da parte di alcuni funzionari dello Stato.
Poi il silenzio. Il silenzio che uccide. Che uccide le speranze, lo spirito, la voglia di vivere. Quel silenzio e quella solitudine che secondo me hanno spinto la mia cara cognata Rita Atria a spiccare il volo verso una libertà senza vincoli: la morte“.
Dal 1991 al febbraio del 1997, per lo Stato, Piera era solo un fantasma. Per farsi fare le ricevute fiscali utilizzava il codice fiscale di un’amica. La situazione si è sbloccata solo nel febbraio 1997 dopo le pressioni dell’Associazione Rita Atria, di Luigi Ciotti e di Rita Borsellino. L’Associazione ha trascorso le intere vacanze di Natale del ’96 a preparare un dossier dove si mettevano in evidenza le violazioni dei diritti umani su quattro testimoni di giustizia (due vivi e due morti) da parte dell’alto commissariato prima e del servizio centrale di protezione poi.
Piera Aiello, lo scorso 4 marzo, è stata eletta deputata al Parlamento con poco meno di 80.000 preferenze; eletta nella terra del superlatitante Matteo Messina Denaro.
Terra, la provincia di Trapani, che è ancora oggi uno zoccolo duro di Cosa Nostra. Non è stato semplice per lei dovere affrontare la campagna elettorale prima e la nuova vita da deputata poi, perché Piera, da quel lontano 1991, vive in una località protetta, con altra identità e non può mostrare il suo volto.
Ma lei non ha paura, né della fatica né delle difficoltà che deve affrontare. Oggi per lei oggi inizia una nuova vita. Non importa se dovrà affrontare altre difficoltà, se dovrà muovere ogni passo al fianco di quelli che lei chiama i suoi angeli custodi, se la sua libertà sarà limitata dalla necessità di continuare a vivere sotto scorta. Piera non ha paura! È felice di mostrare il suo volto che dovrà essere stampato negli occhi di tutti gli uomini onesti della nostra terra per incitarli a non chinare mai il capo. Oggi ha inizio questo nuovo viaggio, “a volto scoperto” .
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Milano, 22 gen. (Adnkronos) - "Come ogni anno, Samsung presenta il nuovo flagship: Samsung Galaxy S25. Lo scorso anno, con Galaxy S24, abbiamo introdotto per la prima volta l’intelligenza artificiale sugli smartphone e quest’anno, con la nuova serie, facciamo un ulteriore balzo in avanti, riuscendo a dare all’intelligenza artificiale una connotazione ancora più fluida, semplice e, direi, conversazionale”. Lo spiega ai microfoni dell’Adnkronos Nicolò Bellorini Vice President Mobile eXperience division di Samsung Electronics Italia, in occasione di Samsung Galaxy Unpacked 2025, l’evento con cui l’azienda sudcoreana presenta la nuova serie di smartphone Samsung Galaxy.
Questa rivoluzione nel mondo degli smartphone AI è resa possibile da diverse innovazioni, la multimodalità in primis, come sottolinea Bellorini: “Samsung Galaxy S25 è in grado di capire perfettamente il contesto nel quale avvengono le richieste, perché comprende voce, video, suoni, testi, file Pdf e qualunque altra cosa. La seconda innovazione importante è la potenza degli agenti AI, che consente a S25 di performare task complessi, che possono andare anche da un’app all’altra”.
I più recenti top di gamma di Samsung portano infatti le capacità di Galaxy AI a un livello superiore, con un’elaborazione AI avanzata direttamente sul dispositivo, migliorando ulteriormente il comparto fotografico leader del settore Galaxy grazie a ProVisual Engine di nuova generazione e offrendo prestazioni eccezionali grazie al processore Qualcomm Snapdragon 8 Elite per Galaxy.
La nuova serie Galaxy S25 stabilisce così un nuovo standard per l’AI mobile, garantendo l’esperienza mobile più naturale e consapevole mai raggiunta, e rappresenta il primo passo nella visione di Samsung di cambiare il modo in cui gli utenti interagiscono con i loro smartphone e con il mondo che li circonda.
“Come l’anno scorso, sono tre i modelli disponibili, Galaxy S25 Ultra, Galaxy S25+ e Galaxy S25, con vari tagli di memoria - conclude il Vice President Mobile eXperience division di Samsung Electronics Italia - da 128Gb fino 1Tb, tutti con 12Gb di Ram”.
Roma, 22 gen. (Adnkronos) - "Quale è la visione del governo Meloni di fronti ai cambiamenti climatici? E' semplice, basta fare così". Lo dice Elly Schlein tappandosi gli occhi all'evento 'Chi non si ferma é perduto' sui cambiamenti climatici, organizzato dai senatori Pd in collaborazione con Deputati Pd e Fondazione Demo, alla Sala Koch al Senato. "Come facevamo da bambini, quando c'era qualcosa che ci faceva paura. Ma il prezzo della non conversione, del non affrontare i cambiamenti climatici è molto più costoso che farlo".
"Quanta competitività perdono le aziende italiane rispetto" ad altri Paesi dove si investe in rinnovabili? Ma "il governo non se ne occupa. Questi sono invece gli obiettivi che ci stiamo dando in vista della Cop 30" in Brasile.
Roma, 22 gen. (Adnkronos) - "La Lega di Matteo Salvini non perde tempo e scavalca a destra Giorgia Meloni, sempre più legata all'internazionale nera, annunciando la decisione di aprire il dibattito per dire stop all'adesione dell'Italia dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms). Questa posizione, ispirata all'analogo passo compiuto ieri da Donald Trump, rappresenterebbe un grave segnale di isolamento dell'Italia a livello internazionale e dai principali organismi impegnati nella tutela della salute globale". Così Angelo Bonelli co-portavoce di Europa Verde e parlamentare di Avs.
"L'Oms non è solo un'istituzione scientifica di riferimento, ma un baluardo nella lotta contro pandemie, malattie croniche e disuguaglianze sanitarie in Africa e nei Paesi più poveri. Quando, a metà del XIX secolo, la peste, il colera e la febbre gialla hanno scatenato ondate mortali in un mondo appena industrializzato e interconnesso, l’adozione di un approccio globale alla salute è diventata un imperativo. Medici, scienziati, presidenti e primi ministri convocarono con urgenza la Conferenza Sanitaria Internazionale di Parigi nel 1851, un precursore di quella che oggi è la più grande del suo genere: l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nota come Oms. In mezzo alle crisi, ai conflitti, alla continua minaccia di epidemie e ai cambiamenti climatici, l’Oms ha reagito: dalle guerre a Gaza, in Sudan e in Ucraina fino a garantire l’arrivo di vaccini e forniture mediche salvavita in aree remote o pericolose, svolgendo un ruolo fondamentale di indirizzo nel rispondere all'emergenza Covid-19".
"La Lega dimostra ancora una volta un approccio irresponsabile, che antepone logiche ideologiche e sovraniste al benessere dei cittadini. Interrompere la nostra adesione all'Oms significa rinunciare a strumenti essenziali di coordinamento globale, scambio di conoscenze e accesso a risorse indispensabili per affrontare emergenze sanitarie. Andrebbero ignorati: ma siccome governano il Paese è bene sapere cosa pensano di questa folle proposta il Ministro della salute Schillaci, la premier Giorgia Meloni e la maggioranza di destra che sostiene il suo governo" conclude Bonelli.
Roma, 22 gen. (Adnkronos) - L'Istituto per il Credito Sportivo e Culturale ('Icsc') torna per la seconda volta sul mercato delle emissioni Esg portando a termine con straordinario successo il collocamento di un prestito obbligazionario Social unsecured senior preferred dedicato al supporto di investimenti ad elevato impatto nei settori Sport e Cultura, riservato agli investitori istituzionali.
L’operazione ha registrato ordini complessivi per circa 2 miliardi di euro, pari a oltre 6 volte l’offerta iniziale. L’emissione ha visto la partecipazione di un’ampia platea di sottoscrittori nazionali ed esteri per il 45%, in particolare Germania/Austria (24%), a dimostrazione del crescente interesse degli investitori per il settore delle infrastrutture sociali in Italia.
Il prestito obbligazionario, con scadenza a cinque anni e cedola a tasso fisso annua del 3,50%, costituisce la prima emissione a valere sul programma Emtn (Euro Medium Term Note) da 1 miliardo di euro pubblicato il 19 dicembre 2024, la seconda per Icsc dopo l’emissione stand alone del 2022. Il rating del Social Bond è stimato in linea con quelli assegnati alla Banca dalle agenzie S&P e DBRS, rispettivamente pari a BBB- (Stable) e BBB (Positive).
I proventi dell’emissione saranno utilizzati per sostenere investimenti ad elevato impatto sociale nei settori Sport e Cultura, in linea con la missione dell’Istituto e gli obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.
“L’emissione del nuovo Social Bond riflette il crescente impegno di Icsc sul fronte della finanza sostenibile, con l’obiettivo di favorire lo sviluppo dei settori Sport e Cultura. La straordinaria domanda da parte degli investitori istituzionali conferma la fiducia dei mercati nei confronti di Icsc, riconoscendone la consolidata capacità di mobilitare capitali a lungo termine secondo principi di sostenibilità, responsabilità e inclusione sociale, equità intergenerazionale. Lo Sport e la Cultura rappresentano in misura crescente asset class in grado di generare significative opportunità di investimento a impatto, creando valore economico e sociale, reale e duraturo per il Paese", ha commentato l’Amministratore Delegato Antonella Baldino.
Il bond, ammesso alla negoziazione presso il mercato regolamentato della Borsa del Lussemburgo, è stato emesso a valere sul Social Bond Framework di Icsc, pubblicato nel luglio 2022, che ha ottenuto una favorevole Second Party Opinion rilasciata da Iss Corporate Solutions, confermando l’allineamento agli Icma Principles e la robustezza degli Eligibility Criteria.
Imi-Intesa Sanpaolo, UniCredit, Banco Santander e Morgan Stanley hanno agito in qualità di Joint Lead Managers del collocamento.
Roma, 22 gen. (Adnkronos) - "Mi ha molto colpito la fila di multimiliardari" all'Inauguration Day. "E' un'idea di società opposta alla nostra, una società in cui sono i ricchi a scrivere le leggi per tutti gli altri e a scegliere i giudici che le facciano rispettare. E anche da queste parti non ce la passiamo troppo bene". Lo dice Elly Schlein all'evento 'Chi non si ferma é perduto' sui cambiamenti climatici, organizzato dai senatori Pd in collaborazione con Deputati Pd e Fondazione Demo, alla Sala Koch al Senato.
Roma, 22 gen. (Adnkronos) - "La politica sta facendo abbastanza sul cambiamento climatico? No. E noi come prima forza di opposizione del Paese abbiamo una responsabilità di un governo che nega l'emergenza e ci riporta indietro. Mentre occorre rendere transizione ecologica conveniente ma le politiche di questo Paese non hanno mai accompagnato questa innovazione". Lo dice Elly Schlein all'evento 'Chi non si ferma é perduto' sui cambiamenti climatici, organizzato dai senatori Pd in collaborazione con Deputati Pd e Fondazione Demo, alla Sala Koch al Senato.
"Troppe esitazioni e ritardi. Confidiamo nella leadership di Lula che ha organizzato la prossima Cop a Belem, nel cuore dell'Amazzonia" dopo "l'esito insoddisfacente della Cop 20 a Baku. Dobbiamo evitare che tra le tante ricadute nefaste dell'elezione di Trump ci sia un massiccio disimpegno degli Stati Uniti" nelle politiche per il clima. "Abbiamo sentito il suo discorso di insediamento grondante di slogan della campagna elettorale. Il pianeta non si può permettere 5 anni di Trump con queste premesse. E' vero è stato democraticamente eletto, ma c'è chi non ha potuto votare: la nuove generazioni che ci chiederanno il conto".
"A questo nuovo indirizzo dell'amministrazione americana è necessaria una risposta altrettanto forte dell'Europa, è necessario un protagonismo dell'Ue ma non è l'aria che tira a Bruxelles e questo come Pd ci preoccupa moltissimo".