Dopo Luigi Ciavardini e Francesca Mambro oggi nell’aula della corte d’Assise di Bologna è stato il momento della testimonianza dell’ex capo dei Nar Valerio Fioravanti che alla domanda su come si dichiarasse per la banda armata in merito al 2 agosto? La risposta è stata netta: “Innocente, non l’ho fatto, ma mi hanno condannato“. Nel processo che vede imputato Gilberto Cavallini per concorso nella strage Fioravanti ha cominciato la sua testimonianza rispondendo a tutte le domande del pm Antonello Gustapane. Tra i primi argomenti Francesca Mambro, la sua compagna, condannata assieme a lui per la strage di Bologna. “Francesca ha otto ergastoli – ha detto Fioravanti – ma non vi siete mai accorti dalle sentenze che non ha mai sparato. Eppure si è sempre assunta le sue responsabilità. Lei è stata un capo dei Nar, una donna coraggiosa al contrario di molti altri che si definiscono capi, ma che poi hanno sempre negato di aver commesso omicidi”. Quando decidemmo di ‘alzare il livello dello scontro’, per usare un’espressione tipica dei brigatisti, non avevamo il progetto politico di costruire una nuova Italia. La nostra era un politica per resistere alle botte che prendevamo e ai morti che subivamo”. “Noi eravamo sindacalisti di una generazione abbandonata da tutti, facevamo politica all’interno di un gruppo umano. Ci siamo dedicati alla vendetta – ha aggiunto Fioravanti -, che è un surrogato più simile alla giustizia quando non hai nulla. Non facevamo solo azioni negative, ma anche positive: uccidere qualche nemico, ma anche aiutare qualche amico, per non essere dei meri giustizieri”.
Rispondendo a una delle domande del pm Gustapane l’ex Nar ha dichiarato: “Su mio fratello Cristiano, Francesca Mambro e Alessandro Alibrandi, sui miei amici fraterni, sono sicuro che non hanno mai avuto rapporti con i servizi segreti. Per quanto riguarda Cavallini mi consenta di non rispondere perché è un uomo che non vedo da 35 anni e non conosco il suo percorso e alcune sue risposte mi sembrano strane. Il carcere cambia le persone. Se avessi saputo ai tempi che Gilberto Cavallini aveva rapporti con i servizi deviati, oggi non saremmo qui a fare un processo a lui, ci avremmo già pensato noi”.E lei conosceva Licio Gelli insiste il magistrato? “No”, replica secco l’ex Nar. Poi l’accusa ritorna sulle perplessità su Gilberto Cavallini. “Ai tempi Cavallini mi parlava di Zio Otto (Carlo Digilio, armiere di Ordine Nuovo e poi collaboratore di giustizia), ma non gli chiesi chi era – ha spiegato Fioravanti -, perché ognuno di noi aveva le proprie carte coperte. E visto che io sono sicuro al 99% che Digilio fosse Zio Otto, mentre Cavallini lo nega, la cosa mi turba molto. Immagino che lo faccia perché questa cosa lo imbarazza e vuole allontanare da sé l’errore di aver avuto rapporti con uno che quando fu interrogato dal giudice Guido Salvini disse di aver lavorato per 20 anni con i servizi segreti militari e non”. Poi, conclude Fioravanti, “io su Cavallini sospendo il giudizio”. Infine Fioravanti ha detto che Cavallini, aiutò Carlo Maria Maggi, leader veneto di Ordine Nuovo, “ad uscire dal processo sulla strage di Piazza Fontana, invece che aiutare noi”.
“L’ho sempre detto, io personalmente non sono fascista, però ho una madre, un fratello e una moglie fascista. Mio padre invece non era fascista, ma sicuramente non era di sinistra. Diciamo che mi definivo fascista tra virgolette, per comodità – ha aggiunto l’ex Nar più avanti -, ma in realtà molti di noi non lo erano”.
“Sembra che lui un po’ di memoria ce l’abbia. Adesso vediamo gli sviluppi. Certo che nei momenti in cui si parla di Fiore, anche se i verbali precedenti danno una certa conoscenza rispetto a questo soggetto, lui sta dicendo che non lo conosceva. Questo lascia perplessi. Vediamo – ha commentato il presidente dell’associazione dei familiari delle vittime della Strage del 2 Agosto, Paolo Bolognesi – man mano che andiamo avanti come affronta tutti i vari problemi”. Quanto all’atteggiamento di Fioravanti per Bolognesi, si dovrà vedere adesso “se anche lui verrà a ricoprire la sua deposizione con dei gran non ricordo oppure se la lucidità dimostrata in queste prime fasi lo porterà avanti anche nel futuro“. Mente invece, circa la descrizione del rapporto con la moglie, Francesca Mambro, “queste sono forme anche di tutela familiare. Due criminali che da quel punto di vista si rispettano l’un con l’altro. Poi questa è una cosa interna loro. Vediamo l’aiuto che potranno dare allo sviluppo e alla conoscenza di questi avvenimenti”. Tra il pubblico molti familiari, ma anche alla deposizione di Fioravanti alcuni sono assenti: “Nel momento in cui sono venuti Ciavardini, Mambro e Fioravanti – ha detto Bolognesi – non sono più venuti, e magari li rivedremo dopo. Non è piacevole per nessuno vedere quelli che ti hanno sconvolto la vita. Che poi dicono che sono innocenti e non si ricordano niente“.
Giustizia & Impunità
Processo Strage di Bologna, Valerio Fioravanti: “Condannato ma innocente. Su Cavallini sospendo giudizio”
Dopo Luigi Ciavardini e Francesca Mambro oggi nell'aula della corte d'Assise di Bologna è stato il momento della testimonianza dell'ex capo dei Nar Valerio Fioravanti che alla domanda su come si dichiarasse per la banda armata in merito al 2 agosto? La risposta è stata netta: "Non l’ho fatto"
Dopo Luigi Ciavardini e Francesca Mambro oggi nell’aula della corte d’Assise di Bologna è stato il momento della testimonianza dell’ex capo dei Nar Valerio Fioravanti che alla domanda su come si dichiarasse per la banda armata in merito al 2 agosto? La risposta è stata netta: “Innocente, non l’ho fatto, ma mi hanno condannato“. Nel processo che vede imputato Gilberto Cavallini per concorso nella strage Fioravanti ha cominciato la sua testimonianza rispondendo a tutte le domande del pm Antonello Gustapane. Tra i primi argomenti Francesca Mambro, la sua compagna, condannata assieme a lui per la strage di Bologna. “Francesca ha otto ergastoli – ha detto Fioravanti – ma non vi siete mai accorti dalle sentenze che non ha mai sparato. Eppure si è sempre assunta le sue responsabilità. Lei è stata un capo dei Nar, una donna coraggiosa al contrario di molti altri che si definiscono capi, ma che poi hanno sempre negato di aver commesso omicidi”. Quando decidemmo di ‘alzare il livello dello scontro’, per usare un’espressione tipica dei brigatisti, non avevamo il progetto politico di costruire una nuova Italia. La nostra era un politica per resistere alle botte che prendevamo e ai morti che subivamo”. “Noi eravamo sindacalisti di una generazione abbandonata da tutti, facevamo politica all’interno di un gruppo umano. Ci siamo dedicati alla vendetta – ha aggiunto Fioravanti -, che è un surrogato più simile alla giustizia quando non hai nulla. Non facevamo solo azioni negative, ma anche positive: uccidere qualche nemico, ma anche aiutare qualche amico, per non essere dei meri giustizieri”.
Rispondendo a una delle domande del pm Gustapane l’ex Nar ha dichiarato: “Su mio fratello Cristiano, Francesca Mambro e Alessandro Alibrandi, sui miei amici fraterni, sono sicuro che non hanno mai avuto rapporti con i servizi segreti. Per quanto riguarda Cavallini mi consenta di non rispondere perché è un uomo che non vedo da 35 anni e non conosco il suo percorso e alcune sue risposte mi sembrano strane. Il carcere cambia le persone. Se avessi saputo ai tempi che Gilberto Cavallini aveva rapporti con i servizi deviati, oggi non saremmo qui a fare un processo a lui, ci avremmo già pensato noi”.E lei conosceva Licio Gelli insiste il magistrato? “No”, replica secco l’ex Nar. Poi l’accusa ritorna sulle perplessità su Gilberto Cavallini. “Ai tempi Cavallini mi parlava di Zio Otto (Carlo Digilio, armiere di Ordine Nuovo e poi collaboratore di giustizia), ma non gli chiesi chi era – ha spiegato Fioravanti -, perché ognuno di noi aveva le proprie carte coperte. E visto che io sono sicuro al 99% che Digilio fosse Zio Otto, mentre Cavallini lo nega, la cosa mi turba molto. Immagino che lo faccia perché questa cosa lo imbarazza e vuole allontanare da sé l’errore di aver avuto rapporti con uno che quando fu interrogato dal giudice Guido Salvini disse di aver lavorato per 20 anni con i servizi segreti militari e non”. Poi, conclude Fioravanti, “io su Cavallini sospendo il giudizio”. Infine Fioravanti ha detto che Cavallini, aiutò Carlo Maria Maggi, leader veneto di Ordine Nuovo, “ad uscire dal processo sulla strage di Piazza Fontana, invece che aiutare noi”.
“L’ho sempre detto, io personalmente non sono fascista, però ho una madre, un fratello e una moglie fascista. Mio padre invece non era fascista, ma sicuramente non era di sinistra. Diciamo che mi definivo fascista tra virgolette, per comodità – ha aggiunto l’ex Nar più avanti -, ma in realtà molti di noi non lo erano”.
“Sembra che lui un po’ di memoria ce l’abbia. Adesso vediamo gli sviluppi. Certo che nei momenti in cui si parla di Fiore, anche se i verbali precedenti danno una certa conoscenza rispetto a questo soggetto, lui sta dicendo che non lo conosceva. Questo lascia perplessi. Vediamo – ha commentato il presidente dell’associazione dei familiari delle vittime della Strage del 2 Agosto, Paolo Bolognesi – man mano che andiamo avanti come affronta tutti i vari problemi”. Quanto all’atteggiamento di Fioravanti per Bolognesi, si dovrà vedere adesso “se anche lui verrà a ricoprire la sua deposizione con dei gran non ricordo oppure se la lucidità dimostrata in queste prime fasi lo porterà avanti anche nel futuro“. Mente invece, circa la descrizione del rapporto con la moglie, Francesca Mambro, “queste sono forme anche di tutela familiare. Due criminali che da quel punto di vista si rispettano l’un con l’altro. Poi questa è una cosa interna loro. Vediamo l’aiuto che potranno dare allo sviluppo e alla conoscenza di questi avvenimenti”. Tra il pubblico molti familiari, ma anche alla deposizione di Fioravanti alcuni sono assenti: “Nel momento in cui sono venuti Ciavardini, Mambro e Fioravanti – ha detto Bolognesi – non sono più venuti, e magari li rivedremo dopo. Non è piacevole per nessuno vedere quelli che ti hanno sconvolto la vita. Che poi dicono che sono innocenti e non si ricordano niente“.
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Politica
Tajani: “L’Italia non userà fondi di coesione per comprare armi”. Si spacca il Pd: chi sta con Schlein
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "In un mutato e minaccioso quadro internazionale, il piano Ue per la difesa è per i Socialisti e Democratici europei un primo importante passo per assicurare il necessario sostegno all’Ucraina e la sicurezza dei nostri cittadini. A Bruxelles siamo al lavoro perché dal Parlamento venga una spinta forte nella direzione della condivisione e del coordinamento degli investimenti, verso una vera difesa comune europea". Lo scrive sui social l'eurodeputato Pd, Giorgio Gori.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "La linea del Partito Socialista Europeo è chiara, netta ed inequivocabile: il ReArm Europe è un atto iniziale importante per la creazione di una difesa comune europea". Lo scrive la vicepresidente del Parlamento Ue, Pina Picierno del Pd, sui social.
"Non c’è nessuna rincorsa bellicista, nessuna distruzione del welfare e di quanto con fatica abbiamo costruito dopo la pandemia ma solo la necessità di rendere più sicuro il nostro continente e le nostre democrazie. Cosi come fu per il NextGenerationEu siamo davanti ad una svolta storica per l’Unione Europea che punterà su indipendenza strategica, acquisti comuni e innovazione".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - “Per la difesa europea servono investimenti comuni in sicurezza, una sola politica estera, economia forte e società coesa, serve un vero salto di qualità verso gli Stati Uniti d’Europa. Di fronte alle minacce che si profilano bisogna sostenere le nostre capacità di difesa nel modo più credibile, senza frammentare le spese tra gli Stati e neanche dando ancora soldi all’America come vorrebbe Trump. Il punto di vista portato dalla segretaria Schlein al vertice del Pse è stato ascoltato ed è positivo l’accordo dei socialisti europei sui fondi di coesione. Il Pd indica una strada di fermezza, consapevolezza e responsabilità sociale, senza farsi distrarre da alcun richiamo”. Lo dichiara Debora Serracchiani, componente della segreteria nazionale del Partito democratico.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Decidere maggiori investimenti per rendere più sicuro e protetto il nostro continente è una scelta non più rinviabile. La difesa europea è un pilastro fondamentale della nostra autonomia strategica. Non possiamo avere tentennamenti su questo obiettivo. La discussione non è sul se, ma sul come arrivarci". Così Alessandro Alfieri, capogruppo Pd in commissione Esteri e Difesa a Palazzo Madama.
"In questi giorni i nostri a Bruxelles stanno facendo un lavoro prezioso per evitare che si utilizzino i fondi di coesione per finanziare spese militari e per incentivare, attraverso gli strumenti europei vecchi e nuovi, le collaborazioni industriali e gli acquisti comuni fra Paesi Europei, l’interoperabilità dei sistemi e i programmi sugli abilitanti strategici (spazio, cyber, difesa aerea, trasporto strategico). In questo quadro, va salutato positivamente che dopo il Next Generation si consolidi l’idea di emettere debito comune per finanziare un bene pubblico europeo come la difesa".
"Anche perché sarà per noi meno complicato continuare la nostra battaglia per estenderlo agli altri pilastri dell’autonomia strategica, a partire dalle politiche per accompagnare la transizione ecologica e digitale. Un passo importante quindi, come sottolineato dal nostro gruppo a Bruxelles, a cui certamente ne dovranno seguire altri se si vuole davvero rafforzare la nostra difesa comune”.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "L’Unione Europea si trova a un bivio: o si presenta unita o rischia la marginalità politica. La guerra in Ucraina, e l’attuale voltafaccia americano, hanno reso evidente l’urgenza di una politica di difesa comune che non può essere frenata dagli interessi delle singole nazioni". Così l'eurodeputato Pd, Pierfrancesco Maran. "Una Difesa progressivamente comune perché, agendo come 27 eserciti nazionali, rischiamo l’impotenza".
"Oggi è necessario un passaggio di fase che aumenti gli investimenti volti a garantire una deterrenza da nuova aggressioni russe dopo il disimpegno americano ma anche a rendere più omogenea la difesa europea, con forniture simili, riducendo le duplicazioni di spese tra paesi e le inefficienze. L’Unione Europea deve dotarsi di una propria architettura di sicurezza, capace di garantire responsività e affermarsi come attore decisivo nello scenario internazionale".
"L’iniziativa della presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, al di là del nome infelice 'RearmEU', è un primo passo in questa direzione. Va tuttavia integrata e sviluppata identificando con chiarezza quali sono le linee di spesa utilizzate, in che modo questo aiuto può supportare immediatamente l’Ucraina, come si intende sostenere una crescente produzione industriale europea nell’ottica di arrivare ad una vera interoperabilità e difesa comune".
Roma, 6 mar (Adnkronos) - "Penso che sia l’ennesimo episodio di antisemitismo che vuole legare la guerra in Medio oriente all’insulto alla memoria della Shoah. È terribile". Lo dice all'Adnkronos il segretario di Sinistra per Israele Emanuele Fiano a proposito del ritrovamento nel cantiere del museo della Shoah a Roma di escrementi, una testa di maiale e scritte che ricordano i morti a Gaza oltre ad alcuni volantini pro Palestina sono. Sull'episodio indaga la Digos.
Roma, 6 mar (Adnkronos) - "La sinistra". Lo scrive su Twitter il senatore del Pd Filippo Sensi rilanciando un post di Pedro Sanchez in cui, a margine del Consiglio europeo straordinario, il premier spagnolo tra l'altro dice: "Oggi dobbiamo mandare un messaggio chiaro ai cittadini: l’Europa è molto più potente di quanto pensiamo. Nessuno minaccerà la nostra pace, la nostra sicurezza o la nostra prosperità".