L'uomo chiave è Luca Parnasi, ma politicamente in questa fase il nome più pesante è quello del presidente Acea, Luca Lanzalone. Altro nome politico pesante è quello di Michele Civita, super assessore zingarettiano nella scorsa legislatura. Infine, Adriano Palozzi, consigliere regionale di Forza Italia
L’uomo chiave è Luca Parnasi. Il costruttore 41enne è il rampollo di una famiglia di imprenditori edili, ma la sua ascesa avviene all’inizio del decennio con la realizzazione del centro commerciale EuRoma 2 all’Eur e un piccolo impero che puntava a fare concorrenza all’egemonia del gruppo Caltagirone nella Capitale. Ha dialogato molto con l’ex amministrazione provinciale guidata da Nicola Zingaretti per la quale aveva realizzato la nuova sede della Provincia di Roma (mai utilizzata). Anche le Torri dell’Eur sono opera sua, come l’edificio Bnl a Tiburtina. Il salto di qualità doveva essere lo stadio dell’As Roma: la creazione di una società di scopo – Eurnova – insieme al patron giallorosso James Pallotta con il beneplacito di Unicredit, il progetto di Tor di Valle mai andato giù proprio a Caltagirone (che da sempre spinge per costruire lo stadio a Tor Vergata o Fiumicino). Senza di lui, il progetto rischia seriamente di saltare, motivo per il quale l’As Roma (se ancora ne avrà voglia) dovrà cercarsi un altro terreno.
Politicamente, in questa fase, il nome più pesante è quello del presidente Acea, Luca Lanzalone. Cosa c’entra con lo stadio? Tutto e niente. Eminenza grigia, fedelissimo della Casaleggio, ha prima accompagnato Filippo Nogarin nella sua Livorno guidando Aamps verso il concordato preventivo. Quindi è stato inviato a Roma nel momento più difficile di Virginia Raggi, quando – fra l’arresto di Raffaele Marra, le dimissioni di massa di assessori e manager e l’inchiesta sulle nomine – c’era bisogno di qualcuno che potesse rimettere ordine. Missione riuscita: Lanzalone “consiglia” la sindaca sulla nomina di Lorenzo Bagnacani in Ama, rimette mano alla macrostruttura, avvia il dossier Atac vincendo la concorrenza dell’assessore al Bilancio, Andrea Mazzillo – che poi si dimette – e da presidente Acea dà vita a quello che il Pd si affretterà a bollare come “spoils system“. Soprattutto, da “consulente”, prende in mano il dossier stadio e “inventa” il compromesso politico-tecnico con cui si eliminano le torri di Libeskind dal progetto e si sblocca la procedura fra le reciproche soddisfazioni e i sorrisi pentastellati. Poi si rimette in disparte quando Virginia può tornare a camminare da sola.
Altro nome politico pesante è quello di Michele Civita. Super assessore zingarettiano nella scorsa legislatura, deteneva tutte le deleghe più pesanti: Trasporti, Urbanistica e per un po’ anche Rifiuti. Un vice governatore in piena regola. Recita anche lui un ruolo chiave nell’accordo trovato, anche se in verità non vi risparmia critiche. Ringrazia di cuore il governo di Paolo Gentiloni quando Luca Lotti annuncia la volontà di voler finanziare il Ponte di Traiano con soldi dello Stato (100 milioni), infrastruttura indispensabile per garantire un minimo di viabilità nell’area.
Infine, Adriano Palozzi, consigliere regionale di Forza Italia – corrente di Maurizio Gasparri – molto forte a Marino e nei Castelli Romani. Cosa c’entra con lo stadio? Ancora non è chiaro. Si sa che Parnasi aveva in progetto anche la realizzazione di un centro commerciale proprio nel feudo dell’attuale vicepresidente del Consiglio regionale (eletto anche con voti Pd in barba alla corrente tajanea). Per il resto, l’azzurro, rieletto con 14.000 voti in Regione, si era speso moltissimo per lo stadio anche in forte opposizione all’ex assessore all’Urbanistica, Paolo Berdini, considerato da tutti il “tappo” del progetto.