La Germania campione in carica e il Brasile risorto dalle polveri del Maracanazo, l’Argentina di Messi forse all’ultima chiamata per eguagliare Maradona e la Francia con una nuova generazione d’oro. E poi il Portogallo campione d’Europa, l’Inghilterra di Kane, le eterne promesse di Belgio e Croazia, le favole di Panama e Islanda. Ai Mondiali di Russia 2018 ci sono praticamente tutti, tranne gli azzurri. L’assenza dell’Italia ha fatto rumore al momento della mancata qualificazione, ma ora passerà inosservata: l’edizione che inizia giovedì 14 giugno con la partita inaugurale fra la squadra di casa e la modesta Arabia Saudita si annuncia come una delle più combattute e spettacolari degli ultimi decenni.
TANTE GRANDI, NESSUNA FAVORITA – L’anno scorso, nella Confederation Cup che nei piani della Fifa dovrebbe essere un po’ la prova generale del Mondiale, una Germania infarcita di riserve conquistò il trofeo a mani basse, lasciando la sensazione neanche troppo infondata di essere superiore a tutti anche con la sua seconda squadra. Da allora però tante cose sono cambiate: non il valore dei tedeschi, indiscutibile nonostante qualche scricchiolio nelle uscite più recenti. Piuttosto quello delle avversarie, salito oltre ogni previsione. A partire proprio dal Brasile che nel 2014 fu umiliato nel mondiale di casa, ma sotto la cura dell’allenatore Tite, fatta di medianacci e futebol poco bailado, sembra finalmente aver trovato la solidità per sprigionare tutto il talento di Neymar & co. davanti. E subito dietro la Francia, che pure ha perso l’Europeo ha domicilio ma intanto ha fatto maturare i suoi giovani e ora si ritrova una seconda generazione d’oro, forse alla pari addirittura di quella di Zidane del ‘98. Ma ci sono almeno altre 3 squadre con ambizioni da titolo. La Spagna dell’ultimo Iniesta (nonostante il caos dovuto all’esonero del ct Lopetegui a due giorni dall’inizio del torneo) e il Portogallo campione d’Europa di Cristiano Ronaldo, che si affronteranno nello stesso girone (ma con Marocco e Iran come sparring partner non sarà uno scontro fratricida). E poi l’Argentina di Leo Messi, il più grande giocatore dell’era contemporanea probabilmente, che però con la sua nazionale non ha mai vinto nulla: a 30 anni questa è l’ultima occasione per sfatare la maledizione.
LE POSSIBILI OUTSIDER – La griglia di partenza è intasatissima, ma chissà che proprio per questo non possa esserci in Russia una grande sorpresa. Lo sarebbe fino a un certo punto l’affermazione dell’Inghilterra, che ha sempre steccato in tutti i grandi appuntamenti degli ultimi vent’anni, ma potrebbe aver trovato in Harry Kane il centravanti della svolta. E poi occhio nell’ordine a Belgio, Colombia e Croazia: tre outsider, tre eterne promesse mai mantenute. Tutte hanno conosciuto nell’ultimo decennio una delle migliori nidiate di calciatori della loro storia, da Mertens, De Bruyne e Hazard, a James Rodriguez e Falcao, per arrivare a Modric, Perisic e Mandzukic. Non sono mai riusciti, però, a centrare quell’exploit pronosticato. Il tempo adesso sta scadendo, magari la Russia sarà la volta buona prima che il treno passi per sempre.
VENTO DEL SAHARA E RITMI CARAIBICI – Il Mondiale, però, da sempre è anche il torneo degli ultimi, di storie di calcio al confine del pianeta del pallone e protagonisti improbabili. L’Europa propone di nuova la favola dell’Islanda, il Paese meno popoloso di sempre a essersi mai qualificato ad un’edizione della coppa, un miracolo che però ha basi solide e concrete: i risultati, già arrivati nel 2016 con lo storico quarto di finale agli Europei, sono frutto di una programmazione seria su impianti e competenze tecniche, i migliori investimenti possibili nel calcio moderno. Dall’Africa, invece, spira una ventata di vento sahariano: non era mai successo nella storia che si qualificassero ben tre nazionali del Nord Africa; Egitto, Marocco e Tunisia proveranno a stupire ancora, ma forse solo l’Egitto di Salah (e del vecchio Hector Cuper in panchina) ha qualche possibilità di fare strada. La vera Cenerentola dell’edizione russa, però, sarà Panama, protagonista di una storica prima volta, con la qualificazione arrivata lo scorso novembre all’ultimo minuto grazie a gol di un difensore semisconosciuto, e festeggiata con un’invasione di campo di bimbi e vecchiette a partita ancora in corso. Ci sono persino loro, e non gli azzurri in quelli che per noi resteranno per sempre i Mondiali senza l’Italia.