Il gudici il prossimo 22 giugno affiderà l’incarico a tre medici: un oncologo, un cardiologo e un medico legale. "La decisione del Tribunale di Sorveglianza non ci soddisfa a un anno e mezzo dal fine pena si continua a rimandare", dicono i legali dell’ex senatore, Simona Filippi e Alessandro De Federicis
Una nuova perizia medica per accertare se le attuali condizioni di salute di Marcello Dell’Utri siano compatibili con la detenzione. Lo ha deciso il Tribunale di Sorveglianza di Roma che il prossimo 22 giugno affiderà l’incarico a tre medici: un oncologo, un cardiologo e un medico legale. L’ex senatore di Forza Italia, affetto da cardiopatia, diabete e tumore alla prostata, dopo un ricovero al Campus Biomedico di Roma è tornato da alcune settimane in carcere a Rebibbia per finire di scontare una condanna definitiva a 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa. Lo scorso 20 aprile Dell’Utri è stato condannato a 12 anni al processo sulla trattativa Stato-Mafia con l’accusa di minaccia a corpo politico dello Stato. “La decisione del Tribunale di Sorveglianza non ci soddisfa a un anno e mezzo dal fine pena si continua a rimandare”, dicono i legali dell’ex senatore, Simona Filippi e Alessandro De Federicis.
La vicenda carceraria di Dell’Utri va avanti praticamente da anni con una serie di ricorsi dei suoi legali che sono stati bocciati a fasi alterne dai giudici. Lo scorso 18 maggio la Cassazione ha depositato le motivazioni della sentenza con cui un mese fa ha annullato l’ordinanza del tribunale di sorveglianza del 5 dicembre 2017 che giudicava compatibili con il carcere le condizioni di salute dell’ex senatore. Secondo la Suprema corte i giudici del tribunale di sorveglianza di Roma dovranno nuovamente valutare il suo caso tenere conto “dell’aggravamento delle condizioni sanitarie” e degli effetti sulla sua salute del trasferimento quotidiano in ospedale.
“Anche per escluderne la decisiva rilevanza – osservavano i giudici – difetta ogni specifica valutazione con riferimento alla più grave diagnosi di natura prostatica ed all’impossibilità di eseguire presso centri clinici penitenziari la radioterapia necessaria”. Di conseguenza, “omette di confrontarsi anche con le ripercussionidell’aggravamento delle condizioni sanitarie e con l’incidenza dei quotidiani trasferimenti in ospedale rispetto ad un’esecuzione penale da mantenere nei limiti dell’umanità e della rieducazione“.
La stessa Corte si era già pronunciata sulla richiesta di liberazione anticipata degli avvocati di Dell’Utri nell’ottobre 2017, con una decisione contraria all’ex senatore. A questa decisione si era rifatto il giudice di sorveglianza nel rigettare l’ennesima istanza, presentata meno di due mesi dopo la bocciatura. Ma, spiegava la Cassazione, “ciò non può ritenersi corretto”, poiché la valutazione deve essere necessariamente rinnovata e attualizzata “in parallelo all’evoluzione della situazione sanitaria” e di tale aspetto occorre dare conto nella motivazione.