Il rinvio a giudizio dei soci della Sdl Centrostudi apre lo scenario per un ragionamento più ampio. La società bresciana, secondo l’accusa, grazie ad una struttura di marketing piramidale, ha agganciato migliaia di imprenditori e semplici cittadini convincendoli (ma, molto spesso, non tramite i suoi legali) a fare causa contro gli istituti di credito sulla base di perizie inattendibili vendute dalla stessa società. Cause in diversi casi finite male, a volte anche con condanne per lite temeraria a chi le aveva intentate.
E’ solo responsabilità dei presunti truffatori o c’è anche un concorso di colpa degli imprenditori che, trincerandosi dietro l’ormai insopportabile ricorso alla “ignoranza in materia”, manifestano, anche in questo caso, una arretratezza manageriale e gestionale e una resistenza al cambiamento?
Negli ultimi dieci anni, quelli della progressiva crisi che ha investito tutti i settori produttivi del nostro Paese, la sensibilità nei confronti delle banche è mutata radicalmente.
La banca è diventata un soggetto attaccabile, non infallibile e di certo non sacro come lo si era immaginato per decenni. In questa nuova accezione condivisa hanno trovato spazio molte società che, in qualche modo più o meno opinabile, hanno effettuato azioni commerciali ‘spinte’ al fine di collocare perizie «econometriche», «inoppugnabili», «certificate», «legali», «brandizzate» e così via.
Si è assistito, negli ultimi anni, a una progressiva commercializzazione di perizie su contratti bancari come se fossero polizze assicurative o offerte da porta-a-porta. Da parole tabù, i termini «anatocismo» e «usura» hanno finito per soppiantare i discorsi da bar sulla Serie A e la Champions League. Si è assistito pertanto a un progressivo deteriorarsi delle professionalità e delle competenze messe in campo nel contenzioso bancario, in special modo nella redazione di perizie su rapporti di credito (fidi su conti correnti, mutui, finanziamenti e leasing).
Nella mercificazione abbiamo assistito a un making peritale da copia-incolla che addirittura, in alcuni casi, ha partorito perizie scritte già come sentenze senza sollevare quesiti sui comportamenti illeciti, ma fornendo subito in modo inoppugnabile il quantum da ristornare al cliente. Facendo credere all’imprenditore che i soldi fossero già in tasca! Le perizie (non solo in campo bancario) non sono «certificate», ma «asseverate»; le perizie non sono «etiche» bensì «tecniche»; non sono «inoppugnabili» ma servono a suffragare tesi e ad aprire quesiti sulla liceità dei comportamenti.
Fin qui le responsabilità dei “perizifici” le cui dinamiche furono denunciate dal sottoscritto nell’ormai lontano 2014 ma spesso senza esito per i potenziali truffati. Soprattutto quei piccoli imprenditori in stato di crisi e che illusi dalla “vittoria facile” hanno approcciato con superficialità ed approssimazione ad una materia, il contenzioso bancario, che doveva essere demandato a consulenti tecnico-legali preparati in materia, esclusivamente dedicati al contenzioso bancario (che necessita di un costante aggiornamento) e soprattutto conoscitori del territorio e delle sue dinamiche (intese come rapporti fra il territorio e gli istituti di credito presenti), oltre che etici.
Ma i truffatori hanno bisogno di debolezza, psicologica e culturale, per portare a termine i loro reati. E gli imprenditori, nel nostro paese, sono ancora deboli.
Se l’imprenditore rimane ancorato ad un modello dinastico-imprenditoriale dove ogni aspetto di gestione è strettamente correlato alla eccessiva personalizzazione del capo-fondatore che non “ascolta” (se non i soliti commercialisti tuttologi), che non investe nella crescita, che non programma il ricambio generazionale, poi alla fine si ritrova come Robinson Crusoe che sull’isola rimarrà per 28 lunghi anni, 12 dei quali passati in assoluta solitudine. Attorno all’imprenditore non bastano più solo degli executive funzionali, ma occorre “un gruppo dirigente” la cui costituzione richiede tempo, energie e capacità. Altrimenti Robinson Crusoe non riesce ad arginare lo tsunami che sistematicamente si abbatte sulla sua isola.