Le affermazioni del vice premier Matteo Salvini e del ministro delle Politiche agricole Gianmarco Centinaio, per le quali la legge sul caporalato va cambiata perché “invece di semplificare, complica”, sono un’offesa alla dignità di centinaia di migliaia di lavoratori vittime “senza difesa” dello sfruttamento compiuto dai caporali senza scrupoli nei loro confronti, in alcuni casi anche con la complicità delle imprese.

Il caporalato esiste in Italia da decenni e ha lucrato per anni sulla vite dei lavoratori perché non esisteva una legge che intervenisse sul problema.

Gli strumenti di contrasto al caporalato, prima con l’articolo 603 bis introdotto nel codice penale nel 2011 grazie allo sciopero di Nardò che ho promosso e poi successivamente modificata dalla legge 199/2016, sono necessari nonché fondamentali nel contrasto ad ogni sua forma.

In Italia prima della legge sul caporalato non esisteva alcun legge penale che potesse contrastare fenomeni di grave sfruttamento sul lavoro. I reati come il lavoro nero, il sottosalario, il lavoro grigio, il caporalato, tutti a danno dei lavoratori e delle imprese corrette, venivano puniti (e ancora oggi per alcuni di questi reati) soltanto da una sanzione amministrativa. I caporali risolvevano il loro illecito solo con una multa.

Oggi, con questa legge, la Magistratura dispone dell’unico strumento che le consente di poter perseguire penalmente i caporali e gli imprenditori che, oltre a violare la legislazione in materia di lavoro a partire dalla non applicazione dei contratti collettivi di lavoro, si avvalgono di ricatto, violenza e soprusi nei confronti dei lavoratori; prima di questa legge, così come formulata, rimanevano impuniti e non denunciabili.

Se Matteo Salvini vuole abolire la legge sul caporalato deve assumersi la responsabilità di comunicarlo personalmente alle famiglie di Abdoulah Mohamed e Paola Clemente, entrambi morti come tanti altri lavorando nei campi. Solo grazie a questa legge potranno aver un processo per ristabilire l’onore alla memoria dei loro cari e quindi avere giustizia. Deve inoltre dirlo alle centinaia di “schiavi moderni” che ogni giorno lavorano per 2 euro l’ora per conto dei caporali.

Da queste prime dichiarazioni di Salvini in merito alla legge sul caporalato dobbiamo dedurne che delle vittime prodotte da questo annoso problema tutto italiano a lui interessa poco e quel poco a cui è interessato è direttamente connesso al consenso elettorale e quindi per un mero fine politico.

Questa legge non va cambiata, va potenziata. Bisogna rendere operativa ed efficiente la cabina di regia e le diverse commissioni territoriali come previsto da questa legge per governare e attuare i processi di contrasto al lavoro irregolare. Inoltre va potenziata la Rete del Lavoro Agricolo di Qualità, uno strumento fondamentale anch’esso previsto in questa legge che potrebbe consentire di prevenire i reati ma anche di tracciare la filiera agroalimentare in modo da valorizzare prodotti alimentari di qualità etica.

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