L’assessore al turismo spiega: “I cartelli di divieto sono stati disposti dalla Capitaneria di porto in base a una recente ordinanza che vieta in ogni caso di fare il bagno vicino a fossi e foci dei fiumi. Anche se l’acqua è pulita. Quelli che rivendicano invece l’eccellenza del nostro mare sono firmati dall’Arta, l’agenzia regionale per la tutela ambientale"
Un annuncio invita a farsi il bagno tanto l’acqua è pulita. Ma a pochi metri un altro avviso vieta la balneazione. È il paradosso registrato a Montesilvano, in provincia di Pescara. All’altezza di fosso Mazzocco, un canale di scolo diretto in mare, sono apparsi due cartelli che, pur sorgendo a pochi metri l’uno dal’altro, si contraddicono a vicenda. Il primo assicura: è assolutamente possibile farsi il bagno, anzi, la qualità delle acque è eccellente. Il secondo ammonisce: è vietato tuffarsi in quel tratto di mare. Ma a quale dei due cartelli conviene dare ascolto? Com’è possibile immergersi in tranquillità se a distanza di poche bracciate la balneazione è addirittura vietata? C’è chi ironizza: questa è roba degna di Mosé, e del miracolo della separazione delle acque.
Acqua pulita nei dieci metri a sinistra, dunque, e acqua sporca nei dieci a destra. Eppure Fosso Mazzocco, quando scoppia un acquazzone, diventa una fogna in piena che scarica in mare. Interpellato dal fatto.it, l’assessore al turismo del comune pescarese, Ernesto De Vincentiis, motiva così l’arcano: “I cartelli di divieto sono stati disposti dalla Capitaneria di porto in base a una recente ordinanza che vieta in ogni caso di fare il bagno vicino a fossi e foci dei fiumi. Anche se l’acqua è pulita. Quelli che rivendicano invece l’eccellenza del nostro mare sono firmati dall’Arta, l’agenzia regionale per la tutela ambientale“.
Sta di fatto che fino a pochi giorni fa la popolosa cittadina alle porte di Pescara non aveva posizionato alcun cartello di divieto della balneazione, tassativi, appunto, per legge a ridosso di certi punti. Adesso invece abbonda di segnaletica, seppur di segno opposto. Accade lo stesso, per esempio, ai confini col fiume Saline, tra le zone più turistiche dell’arenile perché in parte gestite direttamente dai grandi alberghi. L’acqua che gorgoglia da queste parti ha alle volte un aspetto non troppo rassicurante. Ma pure qui i cartelli di balneazione tendono a smentirsi a vicenda, a pochi passi l’uno dall’altro.