Ambiente & Veleni

Dieselgate, respirare scarichi è una pessima idea. Ma non bastano i filtri a ridurre le emissioni

Non si acquieta la storia del dieselgate. Dopo la multa di un miliardo di euro appioppata alla Volkswagen in questi giorni, arriva la notizia dell’arresto dell’amministratore di Audi, Rupert Stadler, sempre in relazione allo scandalo delle emissioni truccate.

Ma è vero che le emissioni dei diesel fanno così male alla salute umana? Sostanzialmente sì, è vero, in particolare per via del particolato fine che emettono. E, con tutta la buona volontà, non si riesce a trovare un modo di abbattere le emissioni a un livello tale da renderle accettabili.

Vediamo di approfondire la questione. In primo luogo, possiamo leggere in questo recente review (in inglese) un riassunto di quello che si sa a proposito degli effetti sulla salute umana degli scarichi dei motori diesel. Lo studio vi racconta, fra le altre cose, che una misura fatta in Inghilterra nel 2010 ha mostrato che il 95% (!!) del carbonio atmosferico derivava dagli scarichi dei motori diesel. Vi spiega come il particolato penetri nei polmoni e come – per fortuna – esistano dei meccanismi naturali per rimuoverlo, ma questi sono tanto meno efficienti quanto più piccole sono le particelle. Il particolato fine (sotto i 2.5 micron, detto anche pm-2.5, o “nanoparticolato”) è quello più dannoso. Vale la pena di riportare i risultati principali dello studio. (traduzione di Google, con qualche piccolo intervento da parte mia).

Le particelle di scarico diesel inalabili non vengono filtrate in modo efficiente dall’aria inalata, penetrano profondamente nel tratto respiratorio… Trasportando composti di potenziale elevata tossicità sulle loro superfici, queste particelle funzionano come cavalli di Troia, consentendo alle sostanze chimiche semi-volatili e non volatili di accedere a organi, liquidi e compartimenti cellulari che non potrebbero raggiungere senza particelle come portatori… Il risultato complessivo è lo stress ossidativo, l’infiammazione polmonare e sistemica e, in parte come conseguenza degli ultimi due e in parte attraverso percorsi separati, il danno al Dna genomico e quindi la potenziale formazione di mutazioni e in definitiva di tumori.

Insomma, respirare lo scarico dei motori diesel è decisamente una pessima idea. Ma i filtri antiparticolato? Servono a qualcosa? Sì, riducono le emissioni ma non risolvono veramente il problema. Se andate a esaminare la letteratura scientifica potete trovare centinaia di articoli recenti che descrivono dozzine di metodi per ridurre le emissioni di particolato. Uso di miscele di combustibili, incluso biodiesel, diversi regimi di funzionamento del motore, vari tipi di filtri, tante altre cose. La faccenda è complessa, ma la sostanza è che non c’è nessuna soluzione in grado di eliminare il problema alla radice. Si dice anche che una miscela di gasolio e metano (o biometano) possa ridurre le emissioni di particolato, ma sembra anche che questo faccia aumentare le emissioni particolato fine, ovvero quelle più pericolose.

La cosa impressionante è che ci siamo ridotti in queste condizioni con l’idea di fare una cosa buona. Molto di quello che si fa “per l’ambiente” consiste nel trovare qualche trucco per diminuire le emissioni di CO2 da combustibili fossili. Allora, siccome i motori diesel sono leggermente più efficienti dei motori a benzina, è parsa cosa buona ai legislatori europei di incoraggiare la diffusione dei veicoli diesel (lo stesso errore fatto con gli inceneritori, pomposamente nobilitati al ruolo di “termovalorizzatori” per la loro capacità di produrre un po’ di energia). Questo forse ha ridotto un po’ le emissioni di CO2, ma al costo di avvelenare un sacco di gente – si parla di un buon mezzo milione di morti all’anno in più in Europa. E se guardate le mappe della concentrazione di particolato, vedete che la situazione peggiore è in Italia, nella pianura Padana e in Piemonte, causata dal molto traffico e dal poco vento della zona.

E adesso? Beh, non c’è che eliminare il motore diesel, e eliminarlo il prima possibile – compatibilmente con la necessità di mantenere il sistema dei trasporti in movimento. Per questo, dobbiamo cominciare con i veicoli privati, dove abbiamo un’alternativa valida e disponibile da subito con una combinazione di riduzione del traffico urbano e uso di veicoli elettrici. Per il traffico commerciale a lunga percorrenza ci vorrà un po’ più di tempo, ma ci sono soluzioni senza motori diesel anche per quello. Comunque vada, bisogna smettere di avvelenare la gente.

Aggiornato da redazione web alle 15,30 del 19 giugno