La diagnosi prevede la presenza di alcune condizioni specifiche: perdita di controllo sul videogame, crescente priorità a discapito di altri interessi, il perdurare dell'attività di gioco nonostante il verificarsi di conseguenze negative per la salute. Il Fatto se ne è occupato nell'ultimo numero di Fq Millennium in edicola
La dipendenza da videogame, conosciuta anche come ‘gaming disorder’, è ufficialmente una malattia mentale. A scriverlo nero su bianco è l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), che l’ha inserita nell’ultimo aggiornamento dell’elenco di tutte le patologie, l’International classification of diseases (Icd). Un problema, quello delle ludopatie, di cui Il Fatto Quotidiano si è occupato nell’ultimo numero di Fq Millennium in edicola.
La dipendenza da gioco digitale, dice l’Oms, consiste in “un modello di comportamento di gioco persistente o ricorrente (gioco digitale o videogame), che può essere online su Internet o offline e che prende il sopravvento sugli altri interessi della vita“. Per poter parlare di malattia mentale, però, devono essere presenti alcune condizioni specifiche: perdita di controllo sul gioco (in termini di frequenza, durata, intensità); la crescente priorità che viene data a questa attività a discapito di altre attività quotidiane; il continuare a giocare con le stesse modalità nonostante il verificarsi di conseguenze negative per la salute. La diagnosi può essere fatta solo se questo schema di comportamento dura per almeno un anno o se tutti i requisiti sono rispettati e i sintomi sono molto gravi.
Quando è presente come un disturbo vero e proprio, il ‘gaming disorder’ è di “gravità sufficiente a causare una compromissione significativa nelle aree di funzionamento personali, familiari, sociali, educative, professionali o di altro tipo. Il suo inserimento nella “enciclopedia” delle malattie (sono più di 55mila quelle presenti) è fondamentale perché si tratta di un punto di riferimento globale nella sanità e – spiega l’Oms – fornisce un linguaggio comune che consente agli operatori sanitari, a qualunque latitudine, di condividere informazioni mediche. I medici di tutto il mondo, quindi, potranno iniziare a diagnosticare la dipendenza da videogame. Anche in Italia, dove secondo la ricerca Espad 2018 sono 270mila i ragazzi che nei confronti di internet hanno un comportamento “a rischio dipendenza”. Lo testimoniano le storie di giovanissimi finiti in terapia per uscire dall’ossessione dei giochi online raccontate su Fq Millennium.
La nuova versione dell’Icd sarà presentata all’Assemblea mondiale della sanità nel maggio 2019, per poi essere adottata dagli Stati membri fino all’entrata in vigore effettiva prevista per gennaio 2022. Ma sono già state diffuse delle anticipazioni, come quella del ‘gaming disorder’, per consentire ai Paesi di pianificare come usare il nuovo manuale, preparare delle traduzioni e formare i professionisti del futuro.