L'annuncio del capo politico del Movimento. I documenti consegnati a Montecitorio. E nel merito della proposta di riforma dice: "Sia retroattiva di due legislature. Se non sarà possibile rendere pubblici erga omnes le informazioni risalenti a prima della riforma, istituiremo un registro che sarà accessibile su richiesta"
Il bilancio e la lista dei donatori dell’associazione Rousseau depositati alla Camera. Mentre Luigi Di Maio chiede una riforma sul finanziamento ai partiti che sia retroattiva di due legislature, è arrivato l’annuncio dell’operazione trasparenza immediata per l’associazione che gestisce la piattaforma per la democrazia diretta del M5s. L’elenco è attualmente disponibile sul sito di Rousseau ma con i nominativi oscurati in rispetto della privacy. “Oggi l’associazione Rousseau, che non sarebbe tenuta a farlo, depositerà alla Camera il suo bilancio con tutti i donatori”, ha detto in un’intervista all’Huffington post. “Chi critica abbia il coraggio di fare come noi”. Quindi anche la Lega, partito alleato di governo: “Lo stesso vale per la fondazione del Carroccio. Dico semplicemente: noi faremo una legge, ma per chi vuole esserlo da subito non ha la necessità della legge per rendere tutto pubblico“. Di Maio nel corso dell’intervista è entrato anche nel merito della riforma e sull’impossibilità o meno che sia retroattiva: “Se non sarà possibile rendere pubblici erga omnes le informazioni risalenti a prima della riforma, istituiremo un registro che sarà accessibile su richiesta. Ma in ogni caso la retroattività dovrà esserci. Considerati gli attacchi che ci sono negli ultimi giorni nei nostri confronti deve essere chiaro che noi non abbiamo nulla da nascondere. E vogliamo vedere chi in questi anni ha preso veramente i soldi e dove se li è andati a prendere”.
Una doppia iniziativa – l’operazione trasparenza del capo politico e la consegna della lista dei donatori – che arriva nei giorni successivi agli attacchi nei confronti del Movimento per l’inchiesta della Procura di Roma sullo stadio della società giallorossa, in cui è stato coinvolto (è ai domiciliari) il consulente del Movimento Luca Lanzalone. L’annuncio, inoltre, arriva nel giorno in cui il presidente della Camera Roberto Fico ha preso una posizione netta sulla vicenda, sottolineando che “la cosa importante è rispondere con la durezza massima e l’aiuto massimo alla magistratura“. Rispondendo a una domanda relativa a eventuali problemi di selezione della classe dirigente all’interno del Movimento 5 Stelle, in merito al coinvolgimento di Lanzalone, Fico ha sottolineato che “dobbiamo sicuramente scegliere nel modo migliore, ma è un problema che il Paese deve riuscire a risolvere sempre di più”.
Il centro dell’azione del M5s contro l’opacità della politica, però, è quanto promesso dal ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico nella riforma del finanziamento ai partiti, con l’obiettivo di obbligare partiti e fondazioni a rendere completamente pubblici i loro bilanci. Una norma che, stando agli annunci, avrà carattere retroattivo e potrebbe prevedere un tetto di 10mila euro alle donazioni, nonché l’obbligo di rendere pubblici i bilanci e i nomi di chi finanzia le forze politiche. Una mossa, quest’ultima, per dimostrare che il Movimento non ha nulla da nascondere e soprattutto mettere alla prova gli avversari politici. Solo ieri, del resto, l’ex premier Matteo Renzi, sempre in relazione alla vicenda del nuovo stadio della Roma, ha chiesto al ministro della Giustizia Alfonso Bonafede riferisca in Parlamento. Il Guardasigilli, da parte sua, nella giornata di ieri ha rilanciato il programma del contratto di governo sulla lotta alla corruzione: “I corrotti devono andare in carcere – ha scritto Bonafede sul Blog delle Stelle – Solo la certezza della pena può dare credibilità allo Stato”. Due questioni che evidentemente si legano all’inchiesta di Roma, dalla quale emergono i finanziamenti dell’imprenditore Luca Parnasi alla politica.
Nel merito della normativa, l’obiettivo del vicepresidente del Consiglio è riformare la legge approvata dal governo Letta nel 2014 che ha abolito il finanziamento pubblico ai partiti, ma ha lasciato fuori tutto il capitolo delle donazioni verso i singoli candidati e verso le fondazioni politiche (altro tema dell’inchiesta sullo stadio romano). Su questo Di Maio ha già messo al lavoro i suoi assistenti legislativi, in contatto con i ministri competenti. “Noi non abbiamo paura” è il refrain che rimbalza dallo staff del capo politico che esibisce nomi e numeri delle donazioni emersi fino ad ora: “Dimostrano che il M5s non ha preso un centesimo”.