Nello scorso autunno, i terroristi dell’Isis hanno promesso di trasformare gli stadi di calcio russi in campi di battaglia riempiendo “il terreno di sangue” durante lo svolgimento dei mondiali. Le minacce contro la Coppa del Mondo Fifa 2018 sono state diffuse da Daesh attraverso dei video e account di Telegram. Sono stati postati diversi messaggi minacciosi, tra cui immagini di jihadisti che macellavano le principali stelle del calcio come il portoghese Cristiano Ronaldo e l’argentino Lionel Messi. Accanto a tutto ciò una minaccia in inglese “Fifa World Cup Russia 2018 – la vittoria sarà nostra”, oltre a citare versi islamisti e diverse immagini di calciatori decapitati o torturati dietro le sbarre della prigione. Alcuni video presentano droni esplosivi ma anche militanti mascherati, armati di pistole, bombe e granate presenti negli stadi inclusa l’Arena Luzhniki, dove si disputerà la finale dei Mondiali.
Non è la prima volta che l’Isis cerca di sfruttare un importantissimo evento mediatico a suo favore cercando di incutere terrore e soprattutto stimolare lupi solitari. Nel febbraio 2014 una simile minaccia si era verificata durante i giochi olimpici invernali di Sochi. La prossimità con l’area del Caucaso era un aspetto rilevante incluse le diverse infiltrazioni nell’area limitrofa daghestana e cecena che avevano portato le autorità di Mosca a mettere in atto un piano preventivo particolarmente efficace.
Certo nel 2014 il potenziale dell’Isis era molto più forte di oggi. Se sul piano internazionale la Russia ha colpito pesantemente l’Isis e gli altri gruppi jihadisti in Siria portandoli al collasso, a livello interno ha duramente colpito ciò che era una volta l’Emirato del Caucaso, riducendolo a piccole cellule legate a jamaat locali che vengono costantemente bersagliate dalle forze di sicurezza.
Quello che però preoccupa maggiormente è il numero di foreign fighters rientrati dopo la disfatta dell’Isis in Siria e Iraq e il numero di cellule autonome pronte ad attivarsi senza bisogno dei capi dell’Isis. Questo sicuramente potrebbe causare danni facendo leva sulla propaganda visto che i Mondiali sono un target importante e appetibile per l’Isis. Del resto in passato lo hanno dimostrato le Olimpiadi di Monaco del 1972, la maratona di Boston del 2013 e l’attacco del novembre 2015 al di fuori dello Stade de France a Parigi da una cellula jihadista con sede in Belgio. Durante la Confederations Cup tenutasi in Russia nell’estate del 2017, l’Fsb avrebbe sventato un attacco terroristico jihadista su un treno ad alta velocità tra Mosca e San Pietroburgo.
In una tipica minaccia a Putin in un video trasmesso sul canale televisivo Al Arabiya, un combattente dell’Isis sedeva nella cabina di pilotaggio di un aereo da guerra russo catturato nella regione di Raqqa. “Questo messaggio è indirizzato a te, Vladimir Putin. Questi sono i tuoi aerei, che hai inviato a Bashar e con l’aiuto di Allah li rimanderemo a te. Ricorda questo. Lo Stato islamico esiste ed esisterà e si espanderà con l’aiuto di Allah. Il tuo trono sta già tremando. È in pericolo e collasserà quando arriveremo a te. Stiamo arrivando con il permesso di Allah”.
L’impegno nella guerra civile in Siria da parte della Russia ha accresciuto la minaccia terroristica. Oggi più che mai bisogna tenere d’occhio la componente ceceno-daghestana, la più preparata militarmente. Il 19 febbraio 2018 l’Isis rivendicò la responsabilità di un attacco che lasciò a terra dei morti tra cui due agenti di sicurezza, al di fuori di una chiesa ortodossa cristiana nella città di Kizlyar, nel Daghestan. Tornando ai Mondiali, l’Isis difficilmente sarà in grado di inviare agenti addestrati per effettuare attacchi ma è fortemente in grado di stimolare degli estremisti ispirati piuttosto che addestrati e diretti dai capi dell’Isis.