Il ministro del Lavoro dopo l'incontro con Foodora e gli altri gruppi che gestiscono le consegne a domicilio: "Ci sono due strade possibili, il decreto o un tavolo per arrivare al primo contratto nazionale della Gig economy". Il numero uno di Foodora: "Partiti con il piede giusto". Poi Di Maio annuncia: "Ridurremo il numero di rinnovi dei contratti a tempo determinato e reintrodurremo le causali"
“Ci sono due strade possibili: il governo fa una norma dicendo questo è l’inquadramento, questa è la retribuzione, queste sono le tutele. L’altra strada è aprire un tavolo di contrattazione tra le piattaforme e i rider e costruire assieme un nuovo modello. Ho proposto questo alle piattaforme. Mi è stato detto che sono disponibili”. Dopo l’incontro con i rappresentanti dei gruppi che gestiscono le consegne a domicilio, il ministro del Lavoro Luigi Di Maio svela le carte. La bozza di decreto che prevedeva la trasformazione di tutti i rapporti di lavoro in contratti a tempo indeterminato con ogni probabilità resterà tale: una bozza. Il percorso che l’esecutivo intende percorrere è un altro: “Nascerà un tavolo di contrattazione tra i rappresentanti dei rider e delle aziende. Chissà che non si arrivi al primo contratto nazionale della gig economy – ha detto Di Maio – se poi il tavolo non dovesse andar bene, allora si interverrà di nuovo con la norma che avevamo prospettato”.
Il ministro attenderà dunque l’esito del confronto tra rider e aziende e solo dopo, nel caso non ci fossero “quei segnali positivi che auspichiamo” deciderà di procedere per legge. “Con le aziende c’è l’accordo per un tavolo di confronto. Se va male andremo avanti con le norme di legge. Ma spero di no perché se si trova un punto di caduta fa bene al Paese”. Nei giorni scorsi Gianluca Cocco, numero uno di Foodora, i cui rider sono inquadrati con contratti cococo, aveva reagito alle anticipazioni del testo avvertendo che la multinazionale tedesca, in caso di approvazione, avrebbe dovuto lasciare l’Italia. Ora l’apertura al dialogo per arrivare a un nuovo contratto di categoria. “C’è stato molto dialogo, molta trasparenza”, ha commentato Cocco. “Il ministro è stato molto positivo e anche noi penso, tutti quanti. Siamo partiti col piede giusto”.
di Alberto Sofia
“Spesso i ragazzi chiedono di lavorare anche senza retribuzione piuttosto che finire nei Neet. Noi dobbiamo assicurare delle tutele a questi ragazzi della Gig economy, il minimo di cui una persona deve godere”, aveva esordito Di Maio in conferenza stampa. “Sicuramente inviterò le rappresentanze sindacali, però – e lo dico senza polemica – molte di queste persone non si sentono oggi rappresentate dalle sigle sindacali, e su questo c’è un tema da affrontare”. Secondo una recente ricerca, ha scritto poi il ministro su Facebook citando il sito True Numbers, “l’Italia è il Paese in Europa con la maggiore percentuale di ‘gig workers’. Oltre due milioni sono quelli che tramite questi lavori ricevono almeno il 50% del proprio reddito, ma se consideriamo quelli che ricevono una parte minore del reddito arriviamo a 5.310.000 persone interessate. Questi numeri e l’incidenza sul reddito sono destinati ad aumentare nei prossimi anni. Per questo è necessario intervenire subito e con i lavoratori, con gli imprenditori e con il supporto legislativo del Ministero stiamo cercando di trovare la soluzione migliore e che soddisfi tutti”.
Tra gli obiettivi del dicastero del Lavoro nel governo M5S-Lega, ha ricordato poi Di Maio, c’è quello di “ridurre il numero di rinnovi dei contratti a tempo determinato”. E “allo studio c’è la reintroduzione delle causali“. L’obiettivo è di “fare una guerra seria al precariato” attraverso “una revisione del jobs act” e “anche limitando i licenziamenti selvaggi”.