La disuguaglianza nella distribuzione delle spese tra le famiglie italiane lo scorso anno è aumentata. Lo rileva l’Istat, sottolineando come la spesa del decimo dei nuclei di familiari che spende meno sia diminuita del 5% rispetto al 2016, mentre quella del decimo che spende di più aumentava del 4,3%. Il rapporto tra la spesa complessiva del 20% di famiglie che spende di più e quella del 20% di famiglie che spende meno è salito a 5,2 da 5 nel 2016 (era 4,8 nel 2013). In assoluto, la spesa media mensile familiare cresce per il quarto anno consecutivo portandosi a 2.564 euro (+1,6% rispetto al 2016) ma il dato rimane in di sotto dei 2.640 euro del 2011, anno cui ha fatto seguito un biennio di forte contrazione.
Nel Nord-Ovest le famiglie spendono mediamente 2.875 euro al mese, quasi 900 euro in più che nelle Isole (1.983 euro). L’Istat registra un divario di spesa “sostanzialmente stabile” e pari al 45% in termini relativi. La spesa media è di 2.844 euro nel Nord-est, 2.679 euro al Centro e 2.071 euro al Sud. “Si confermano per la spesa per consumi le rilevanti differenze territoriali che caratterizzano il nostro Paese, derivanti da diversi fattori di natura economica e sociale (livello di reddito, livello dei prezzi, comportamenti di spesa)”, spiega l’istituto di statistica.
Le famiglie di soli stranieri spendono per i consumi in media 945 euro in meno rispetto alle famiglie di soli italiani: 1.679 euro contro 2.624. Lo rileva l’Istat per il 2017, segnalando che nel 2016 la differenza era di circa 1.000 euro. Il 50% della spesa delle famiglie di soli stranieri, spiega l’istituto di statistica, è destinata a prodotti alimentari e bevande analcoliche e ad abitazione, acqua, elettricità, gas e combustibili (al netto degli affitti figurativi), rispetto al 29% stimato per le famiglie di soli italiani.
Differenze notevoli sono poi legate al livello di istruzione: le famiglie dei laureati spendono in media 3.679 euro, oltre il doppio delle famiglie in cui la persona di riferimento ha al massimo la licenza elementare (1.699 euro). In posizione intermedia ci sono invece i nuclei dove la persona di riferimento ha un diploma di scuola secondaria superiore (2.846 euro, +2,2%). “Al crescere del titolo di studio della persona di riferimento”, si legge nel report, “la spesa media mensile familiare varia sia in termini di livello, aumentando, sia in termini di struttura”, con un incremento del peso delle spese per ricreazione, spettacoli e cultura e per i servizi ricettivi e di ristorazione.