Scusatemi, cari amici e colleghi progressisti e indignati, se non mi unisco alle vostre campagne social, se non twitto qualche hashtag brillante o la solita citazione attribuita a Bertolt Brecht (“prima vennero a prendere gli zingari” e tutto il resto, che in realtà è del pastore Martin Niemöller). Intendiamoci: l’idea del censimento dei rom proposto da Matteo Salvini non mi piace affatto, i censimenti li deve fare l’Istat, non un governo che vuole additare le minoranze da colpire. Come non mi piaceva quando una certa sinistra che si vantava di saper ascoltare la famosa “pancia” del Paese (soprattutto i suoi rutti) cavalcava le stesse proposte securitarie.
Non mi piace Salvini, non mi piace il suo stile, non mi piace la sua violenza verbale, non mi piace il razzismo di fondo che trasuda la Lega e ogni movimento sovranista. Però non mi piace neanche che il mio lavoro di giornalista venga svilito al commentare il chiacchiericcio. Il politico dice “saltate” e noi giornalisti chiediamo “quanto in alto”. Oggi è il giorno della cazzata sui rom? Bene, partiamo con editoriali, infografiche, analisi, opinioni. Domani la cazzata è sul contante senza limiti? Avanti con le tabelle, le analisi, gli articoli comparativi. Scommettiamo che dopodomani tocca alla castrazione chimica? E poi ci sarà la chiusura delle moschee, il presepe obbligatorio, il crocifisso da mettere in tutti gli uffici pubblici ecc. ecc.
Salvini sta copiando il suo vero modello, che è Donald Trump. Sa che una sparata al giorno si garantisce titoli di giornale, tweet, polemiche. C’è lui al centro della scena. Trump ci ha vinto la campagna elettorale, così, annichilendo i suoi avversari che per stare in tv quanto lui dovevano pagare miliardi di spot. Lui detta l’agenda, gli altri la commentano. Risultato: nei sondaggi ha già raggiunto il Movimento Cinque Stelle, oscurato da tanto attivismo tutto verbale.
Oggi Salvini è il ministro dell’Interno. Le sue idee, le sue parole, la sua violenza verbale la conoscevamo. Tanti italiani, cari colleghi e amici indignati, lo hanno votato per questo, per quanto vi faccia orrore (e faccia orrore anche a me, onestamente). Adesso Salvini va valutato soprattutto per quello che fa, più che per quello che dice. E finora ha fatto una cosa sola: impedire alla nave Aquarius di attraccare. Una scelta su cui si può discutere fino allo sfinimento, ma per ora la vicenda si è chiusa senza drammi, pur con molte angoscia dei migranti e di chi li sapeva fermi nel Mediterraneo. Il bilancio diplomatico della mossa si capirà dopo il Consiglio europeo di fine giugno. Per il resto solo dichiarazioni vuote, zero provvedimenti, zero proposte concrete. Salvini andrà valutato anche ma soprattutto su questo: su quello che fa, non soltanto su quello che dice.
Il meccanismo dell’indignazione rischia poi di essere controproducente. Ricordate quando Salvini voleva spianare i campi rom con la ruspa? Lui provocava, si faceva tirare i sassi sull’auto dai centri sociali, i giornalisti con riflesso pavloviano accorrevano a dozzine. Risultato: per giorni e giorni i talk show parlavano solo di rom, di campi, di violenze, di rifiuti bruciati. Vedi mai, avranno pensato tanti italiani che i rom non li hanno sotto casa, che questi zingari non siano davvero un problema serio, visto che tutti ne parlano giorno e notte? Appena Salvini ha cambiato agenda, i rom sono spariti dai giornali e dalle tv, chi continua ad averli sotto casa (un piacere che ho anche io, sulle rive del Tevere piene di rifiuti e accampamenti) continua ad averli sotto casa ma non trova più telecamere che trasformano il suo disagio in una “rivolta del quartiere” o in “rabbia popolare della gente”.
Voi, cari amici e colleghi indignati, siete caduti nella trappola indicata dallo storico Mark Lilla: pensate che la politica sia una proiezione pubblica della vostra personalità, twittate Bertolt Brecht per sentirvi meglio, perché così siete sicuri di stare dalla parte giusta, non perché questo migliori in alcun modo la vita di rom, che – ammettiamolo – continuano a esserci indifferenti come prima delle dichiarazioni di Salvini, per non parlare del fastidio che proviamo quando li vediamo rovistare nei cassonetti. Dopo il tweet o la dichiarazione siete sereni perché avete preso posizione, avete appagato la vostra coscienza. Ma sappiate che così non avete cambiato il mondo, non avete fatto assolutamente nulla se non compiacervi della vostra superiorità morale.
Se poi dalla dichiarazione sul censimento si arriverà a qualche provvedimento concreto state certi, cari amici progressisti e indignati, che sarò in piazza con voi. Non sto dicendo di sottovalutare Salvini, ma di ricondurlo alla giusta proporzione che gli compete. Che finora è quella che Marco Travaglio ha riassunto nella qualifica di “cazzaro verde”.
Detto questo, dopo aver perso anche io la mia mezz’ora andando appresso alle cazzate di Salvini, torno a occuparmi di cose più serie.