Era considerata tra le più papabili, una traccia sulle leggi razziali. E come da previsioni, è arrivata. Agli oltre 500mila maturandi alle prese con la prova di italiano è stata proposta infatti l’analisi di un brano tratto da Il giardino dei Finzi-Contini di Giorgio Bassani, romanzo narrato in prima persona da un giovane ebreo di Ferrara che racconta le persecuzioni negli anni del Fascismo. Persecuzioni che, come fa notare l’attore, scrittore e blogger de ilfattoquotidiano.it Ascanio Celestini, “non sempre entrarono nella vita delle persone con violenza, ma spesso intervenendo nella loro normalità”. Ed è proprio il caso dell’episodio raccontato nel brano scelto per la Tipologia A dell’esame, in cui il protagonista racconta della sua esclusione dalla biblioteca comunale di via Scienze, “un posto –si legge nel testo – che bazzicavo fino dagli anni del ginnasio, e dove mi sentivo un po’ come a casa. Tutti molto gentili, con me, fra quelle vecchie pareti”. C’è un dettaglio per esempio che colpisce Celestini: “Il fatto che al ragazzo fosse pure consentito di tanto in tanto di fumarsi una sigaretta dentro quei locali”. Fino al giorno in cui uno degli inservienti spiegò “a voce alta, ufficiale, come il signor direttore avesse dato in proposito ordini tassativi”. E così il ragazzo dovette alzarsi. E sgomberare. “In questo brano – dice Celestini – Bassani non fa delle leggi razziali una denuncia politica e sociale, ma quasi emotiva. È un brano in cui non si parla di fascismo e antifascismo, delle deportazioni che arriveranno. Qui la persecuzione interviene sulla semplice quotidianità delle persone”.
Bassani ha dedicato gran parte della sua produzione letteraria alla rappresentazione della vita di Ferrara e soprattutto della comunità ebraica cittadina, a cui lui stesso apparteneva. Un tema sulle leggi razziali era atteso perché proprio quest’anno ricorre l’80esimo anniversario dalla loro emanazione. Lo ha ricordato anche la neo senatrice a vita Liliana Segre, che due settimane fa nel suo primo discorso in aula ha fatto riferimento alla sua deportazione, facendo una promessa: “Mi rifiuto di pensare che la nostra civiltà democratica sia sporcata da leggi speciali nei confronti di Rom e Sinti. Se accadrà, mi opporrò con tutte le forze”. Sono bastati pochi giorni da quelle parole perché arrivassero le dichiarazioni di Matteo Salvini sul censimento ai rom. E così il rischio di leggi speciali è stato sbattuto per davvero al centro della più stretta attualità. E attuale come mai è il passaggio di Bassani, “molto legato – riflette Celestini – alle dichiarazioni che stiamo ascoltando in questi giorni e che continueremo ad ascoltare nei prossimi”. Il parallelismo passa per una riflessione sulla normalità interrotta: “Quello che succede negli ultimi giorni non è una novità, ma ora è cambiato qualcosa. Abbiamo un ministro degli Interni abituato a parlare con i social direttamente agli elettori, senza alcuna intermediazione dei media. Entra così a gamba tesa nella normalità della vita delle persone e fa a pezzi quello che dovrebbe essere un giudizio sereno. Tanto che sugli stessi social usati da Salvini, si leggono commenti del tipo: ‘Se uno non ha nulla da nascondere, perché dovrebbe cercare di evitare di essere schedato?’”.
Il brano stimolerà i maturandi? “Per me è molto stimolante – dice Celestini -. Il testo magari prescinde dal percorso ministeriale, ma questo potrebbe essere un vantaggio per gli studenti, perché permette loro di liberarsi dal programma per dire qualcosa sulla società di oggi”. Un presente in cui si torna a parlare di schedature su basi razziali: “Questa non è un’invenzione di Salvini. Lui la tira fuori per avere consenso, fa da megafono a un sentimento sporco e razzista, che però esiste. I rom erano gli ultimi anche nei campi di concentramento, erano trattati peggio degli ebrei”.