Tra contraddizioni, confusione normativa e lo spauracchio agitato (in modo inappropriato) dell’utero in affitto, al Senato le associazioni CitizenGo e Generazione Famiglia hanno lanciato un convegno, su iniziativa del leghista Simone Pillon, per presentare cinque esposti alle Procure in merito alle “iscrizioni anagrafiche di figli nati da “due madri” e “due padri” compiute e politicamente rivendicate dai relativi sindaci”.
Ovvero, sotto accusa sono finiti sindaci come la torinese Chiara Appendino e non solo, dopo il riconoscimento dei figli arcobaleno alle anagrafi. Le associazioni chiedono infatti l’annullamento delle iscrizioni bollate come “illegittime”, accusando i sindaci dei reati di falso ideologico e alterazione di stato. Non senza appellarsi al ministro dell’Interno Matteo Salvini, spiegando di sentirsi “garantiti” dal segretario leghista e vicepremier. “Dopo aver vinto le elezioni ha detto che farà di tutto dal punto di vista amministrativo per riconoscere il ruolo di ‘papà’ e ‘mamma’. Non toccherà le Unioni civili? Non ha i numeri”, ha rivendicato Filippo Savarese, direttore delle campagne di CitizenGo.
Certo, non è mancata la confusione durante la conferenza, tra iscrizione anagrafica e trascrizione di atti di nascita esteri. Tra questi, il caso di Gabicce Mare, presentato come iscrizione anagrafica di un bambino figlio di due mamme, quando in realtà si tratta di trascrizione di atti di nascita esteri di due gemelli e dello stesso riconoscimento della doppia genitorialità della coppia di due uomini. O il caso di Roma, con Virginia Raggi protagonista: nella conferenza si è spiegato erroneamente come si fosse opposta all’iscrizione anagrafica della figlia di ‘due papà’, quando invece si è opposta a una coppia di donne, una delle quali ha partorito in Italia. Senza dimenticare lo spettro agitato dell’utero in affitto, di fronte a casi, invece, di nascite in Italia da mamme arcobaleno dopo il ricorso a fecondazione eterologa. “Ho ricevuto conforto dal ministro dell’Interno, condivide le nostre battaglie”, ha rivendicato il leghista Pillon. Per poi in parte frenare, a domanda diretta: “Salvini ha già spiegato che il tema delle Unioni civili non fa parte del contratto? Il ministro parla per il ministro. Io parlo di ciò di cui mi è stato dato incarico di parlare”.