Cronaca

Migranti, Ocse: ‘Nel 2017 -34% di sbarchi Arrivi, basso impatto economico e sociale’

L'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo economico registra un calo degli arrivi in Italia, dove "l’assenza di controllo sulla gestione migratoria è ampiamente sopravvalutato". Aumentati dell'11% gli italiani che emigrano: "Ma il dato è sottostimato". Scarpetta: "Flussi migratori sono benefici per permettere di mantenere il nostro tenore di vita"

“Nel 2017, 119.000 migranti sono arrivati in Italia per via marittima, il 34% in meno rispetto al 2016 e il 22% in meno rispetto al 2015″: è quanto scrive l’Ocse nel rapporto annuale sulle migrazioni pubblicato a Parigi in occasione della Giornata Mondiale dei Rifugiati. “Questo calo – prosegue l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico – nella scheda dedicata all’Italia – segue gli accordi Italia-Libia firmati a inizio 2017 che limitano i flussi migratori di provenienza dall’Africa.

Nel 2017, precisa l’Ocse, un gran numero di migranti sbarcati sulle coste italiane erano minori non accompagnati (circa 16.000), principalmente africani, nonostante una riduzione del 39% rispetto al 2016. L’Ocse rivela inoltre che nel 2017 l’Italia “ha accolto oltre 130.000 richiedenti asilo (10.000 in più rispetto al 2016). Erano principalmente di nazionalità nigeriana (18%), cingalese (10%) e pakistana (7.5%). Il numero di minori soli raggiungeva praticamente i 18.300 alla fine dell’anno”. Inoltre, prosegue l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, tra il 2016 e il 2017, circa 226.000 primi permessi di soggiorno sono stati rilasciati dall’Italia, praticamente la metà rispetto al 2007 (515.000). Come nel corso degli anni precedenti solo il 4% dei nuovi permessi sono stati rilasciati a titolo professionale, contro il 46% per motivi familiari.

“Per la prima volta dal 2011, i flussi migratori verso i Paesi dell’Ocse sono in leggera diminuzione, con l’ingresso di circa 5 milioni di migranti permanenti nel 2017 (contro 5,6 milioni ne 2016)”, quanto sottolinea l’Organizzazione. “Questa tendenza – aggiunge l’organismo internazionale – si spiega essenzialmente attraverso la riduzione dell’accoglienza dei rifugiati, legata a una forte riduzione delle richieste d’asilo, con circa 1,2 milioni di richieste d’asilo registrate nel 2017 contro 1,6 milioni nel 2016″.

Quindi l’appello dell’Ocse a tenere conto delle preoccupazioni dei cittadini: “Ignorare l’inquietudine del pubblico rispetto all’impatto economico e sociale della migrazione, benché questo impatto sia statisticamente marginale, oppure i timori rispetto all’assenza di controllo sulla gestione migratoria, benché ampiamente sopravvalutato, potrebbe impedirci di realizzare l’azione di cooperazione in uno spirito pragmatico e costruttivo”. Quindi la speranza che il rapporto Ocse pubblicato oggi possa contribuire ad un “dibattito pubblico più obiettivo”.

Sul fronte delle richieste d’asilo, rileva l’Ocse, nel 2017 gli Usa sono stati il Paese che ne ha ricevute di più: 330.000, contro 262.000 l’anno precedente. Dopo diversi anni di primato, la Germania cala al secondo posto (con 198.000 richieste d’asilo, una diminuzione del 73% rispetto alle 722.000 record del 2016). Seguono l’Italia (127.000), la Turchia (124.000) e la Francia (91.000). I Paesi in cui le richieste d’asilo sono aumentate di più rispetto al 2016, precisa l’organismo internazionale, sono il Canada, dove sono raddoppiate, il Giappone (+76 %), il Messico (+66 %), la Spagna (+62 %) e la Turchia (+59 %). In Italia, nel 2017, le richieste d’asilo sono cresciute del 4%. Oltre alla Germania, sono invece molto diminuite in diversi Paesi europei, tra cui Ungheria (-89 %), Polonia (-69 %), Danimarca (-48 %), Austria (-44 %) e Svizzera (-35 %).

“C’è una statistica che a me sconvolge ma a cui i giornalisti non sembrano badare più di tanto: 3/4 dell’aumento della forza lavoro in Europa è determinata da persone che arrivano dall’esterno dell’Europa – ha spiegato il direttore della Direzione Ocse per Occupazione, Lavoro e Affari Sociali, Stefano Scarpetta – questo ci dice che siamo una regione del mondo che sta invecchiando rapidamente: abbiamo bisogno di forza lavoro, questa forza lavoro non c’è in Italia così come non c’è in Germania… e quindi i flussi migratori sono benefici per permettere di mantenere il nostro tenore di vita. Il problema è che bisogna integrarli, dargli delle opportunità”.

Se calano i flussi verso l’Italia calano, aumentano invece quelli in uscita: “Un numero crescente di italiani ha lasciato il proprio Paese. Il numero di cittadini italiani che ha dichiarato di aver trasferito la residenza all’estero è aumentata di oltre l’11%, passando da 102.000 nel 2015 a 114.000 nel 2016″. Inoltre, per l’organismo internazionale, “l’emigrazione dichiarata è probabilmente molto inferiore all’emigrazione reale: l’emigrazione di italiani nel 2016 sarebbe piuttosto compresa tra 125.000 e 300.000 persone“.