Perché il 99% dei magistrati svolge benissimo il proprio lavoro. E anche il 99% della polizia giudiziaria. Ma quando trovi qualcuno che non si comporta bene, che garanzie ha un cittadino senza avvocato?", scrive l'ex segretario del Pd, nella sue enews. Due giorni fa al Csm il botta e risposta tra il carabiniere e il manager che per primo accuso Lotti e lo stesso ex premier di avergli rivelato l'inchiesta in corso alla centrale acquisti della pubblica amministrazione
Una legge per videoregistrare ogni testimonianza davanti ai pm. Due giorni dopo il confronto tra Gianpaolo Scafarto e Filippo Vannoni il senatore Matteo Renzi annuncia una proposta di legge che sembra tagliata addosso a uno dei rivoli giudiziari del caso Consip. Tra tutti i filoni è probabilmente quello al quale l’ex premier è più sensibile. “Formalizzerò nei prossimi giorni una proposta di legge, molto semplice: quando un cittadino normale viene interrogato come testimone – quindi senza avvocato – propongo che ci sia sempre una videoregistrazione. Perché il 99% dei magistrati svolge benissimo il proprio lavoro. E anche il 99% della polizia giudiziaria. Ma quando trovi qualcuno che non si comporta bene, che garanzie ha un cittadino senza avvocato?”, scrive l’ex segretario del Pd, nella sue enews.
Che poi cita direttamente il nuovo guardasigilli: “Sono certo che l’attuale ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede – che ho conosciuto quando veniva con una webcam a riprendere le sedute del consiglio comunale di Firenze perché voleva garantire trasparenza – non potrà che essere d’accordo con me: se ci fosse stata la videoregistrazione degli interrogatori dei testimoni ci saremmo risparmiati questa incredibile vicenda. E oggi una videoregistrazione si fa in modo molto semplice. Basta un telefonino. Presenterò la proposta di legge con alcuni colleghi parlamentari e vi terrò informati”.
Martedì, infatti, al Csm è andato in scena un botta e risposta tra Scafarto e Vannoni sul medesimo episodio: l’esame al quale fu sottoposto il manager il 21 dicembre del 2016, quando accusà Luca Lotti e Matteo Renzi di avergli rivelato dettagli sull’indagine in corso alla Consip. A ordinare il confronto la Sezione disciplinare che sta “processando” i pm di Napoli Henry John Woodcock e Celestina Carrano sulle modalità con cui sentirono Vannoni, prima che gli atti dell’inchiesta centrale acquisti della pubblica amministrazione fossero trasmessi a Roma. Completamente opposte, infatti, le versioni fornite dal carabiniere e dal presidente di Publiacqua. “Vannoni venne invitato a ricordare chi gli avesse detto qualcosa su Consip. I nomi di Lotti e Renzi li fece spontaneamente“, ha detto Scafarto. Il dirigente, infatti, venne sentito dai pm napoletani come persona informata sui fatti. E a loro disse: “Fu Lotti a dirmi che c’era un’indagine su Consip. Ricordo che Renzi mi diceva di stare attento a Consip”. Una versione smentita quando poi fu ascoltato come indagato dai pm romani, ai quali raccontò di aver subito pressioni dai magistrati napoletani e che in particolare Woodcock gli aveva mostrato dalla finestra il carcere di Poggioreale, chiedendogli se vi volesse trascorrere una vacanza, e poi gli aveva indicato alcuni fili, facendogli credere che si trattasse di microspie. Tutte circostanze smentite oggi da Scafarto, che partecipò a quell’audizione.
“Vannoni era stato intercettato indirettamente ed io le microspie non le ho mai mostrate a nessuno“, ha riferito Scafarto, precisando che niente del genere fu fatto neppure da Woodcock: “Non è nel suo modus operandi“. Quanto al riferimento che Woodcock avrebbe fatto a Poggioreale, “non ho mai sentito una cosa del genere”. Il carabiniere – che a sua volta è finito sotto indagine da parte della procura di Roma, con accuse che vanno dal falso alla rivelazione del segreto d’ufficio- ha anche raccontato che in quella deposizione Vannoni “era visibilmente non a suo agio. Era particolarmente nervoso e sudava in maniera copiosa. Cercammo tutti di metterlo a suo agio, anche offrendogli dell’acqua”. “Mi sono sentito intimidito e pressato. Mi dicevano: rispondi, rispondi, rispondì e qualcuno mi diceva confessa“, è invece la versione di Vannoni. Che ha riferito di aver ricevuto “domande pressanti sui rapporti con Matteo Renzi” e che a intimorirlo fu una frase che Woodcock avrebbe pronunciato all’inizio dell’interrogatorio: “Mi disse se volevo fare una vacanza a Poggioreale e non era una battuta”. Ma perché Vannoni avrebbe accusato Lotti, facendolo finire sotto inchiesta per violazione di segreto d’ufficio? “So solo che volevo uscire di lì. per questo feci il nome di Lotti per cavarmi di impaccio”, sostiene lui.