Quel pasticciaccio brutto della Leopolda. Simbolo del potere del granducato nel XIX secolo e di quello renziano in anni più recenti, la Stazione Leopolda di Firenze torna di attualità, perché dopo anni di annunci il progetto d’acquisto da parte del Comune non ha ancora trovato conferme. Le Ferrovie dello Stato hanno deciso la dismissione di questo come di altri edifici non più strategici, Palazzo Vecchio cerca di recuperare un luogo storico. Ma le prime manifestazioni d’interesse del Comune di Firenze in 4 anni sono rimasti solo sulla carta, nonostante delibere, proclami, interviste, retroscena. Anzi, decisioni di enorme importanza rischiano ora di essere prese nel giro di poche ore.
La ex Stazione Leopolda, costruita per volere del granduca Leopoldo II di Lorena tra il 1841 e il 1848, è oggi di proprietà di Fs Sistemi Urbani che nel 2016 ne decise ufficialmente l’alienazione fissando il prezzo a 7,2 milioni di euro; in realtà una porzione – circa 5200 metri quadri di spazi espositivi – dal 1999 è gestita da Pitti Immagine (la società che organizza le fiere legate al mondo della moda) che con Ferrovie dello Stato prima e con FS Sistemi Urbani dopo ha avuto regolari contratti di locazione.
Nella delibera 27 del 13 giugno 2016 il Comune manifestò la propria volontà di acquistare gli spazi espositivi in vendita della Leopolda, ma non essendo prevista nel bilancio preventivo alcuna somma per l’acquisto, tutta l’operazione diventò “subordinata alla previa assunzione dei relativi oneri a proprio carico da parte di un soggetto finanziatore dell’acquisto stesso”. Insomma occorreva un soggetto privato – un “concessionario” – disposto a mettere a disposizione le risorse provvedendo alle spese di manutenzione. A fine 2016 il Comune di Firenze emise il bando per la concessione che ne prevedeva una durata massima di 25 anni, l’obbligo per il concessionario di occuparsi della manutenzione ordinaria e straordinaria e di mettere a disposizione la struttura per eventi organizzati o promossi dal Comune per non meno di 36 giornate all’anno. L’idea del Comune era quella di continuare a far gestire la Leopolda da Pitti Immagine che, facendosi carico del canone di concessione, avrebbe assicurato al Comune di recuperare le risorse per comperarla.
La questione entrò in una fase di stallo perché Pitti Immagine (il cui presidente è determinato dal Comune di Firenze), era pronta ad acquistare autonomamente l’ex stazione. Ma non è una società immobiliare e le sue risorse dovrebbero essere utilizzate, si disse, per potenziare l’offerta fieristica dal momento che mentre la parte “Uomo” è leader a livello internazionale, “Filati” e “Bimbo” non navigano in buone acque. Non solo: la controllante Pitti Immagine, cioè il Centro di Firenze per la Moda Italiana che ne detiene l’85 per cento (il restante 15 è di Sistema Moda Italia di Milano) si oppose all’idea di acquisto perché le risorse di Pitti dovrebbero garantire iniziative utili per il consolidamento della proposta delle fiere di settore.
Comunque, dopo lunghi mesi di sonno, il 16 maggio scorso FS Sistemi Urbani ha pubblicato un nuovo bando di vendita della Leopolda – che scade lunedì 25 giugno – identico al precedente. A tal punto da spingersi a chiedersi il perché di questa ripetizione, dal momento che già prima dell’emissione del primo bando il Comune aveva manifestato la propria volontà di acquisto della Leopolda con due lettere (dell’ottobre 2014 e del novembre 2015). È considerato l’iter avviato dal Comune stesso per individuare il partner. Cos’è cambiato nel frattempo? “Sinceramente non saprei perché, – afferma Andrea Cavicchi, presidente del Cfmi – pur avendo saputo da più di un anno e mezzo della volontà di acquisto della Leopolda, adesso ci siamo ritrovati a questo punto. Inoltre Pitti Immagine era pronta all’acquisto della Leopolda perché, pur non essendo una società immobiliare, l’edificio poteva essere considerato un bene strumentale agli obiettivi della società”.
Oggi Pitti Immagine e Centro di Firenze per la Moda Italiana riuniranno i rispettivi cda, destando anche la perplessità di alcuni consiglieri che, davanti a questa convocazione last second, con l’obiettivo di assumere una decisione definitiva in merito a poche ore dalla scadenza di Ferrovie, non sanno come relazionarsi tra loro. Da sottolineare che l’attuale consiglio di amministrazione del Cfmi – di cui fa parte anche l’ex ministro dello Sport, Luca Lotti – decadrà il 29 giugno, e quello nuovo potrebbe nascere trovandosi davanti una decisione così importante assunta da un consiglio agli ultimi giorni di mandato. Perché se il Comune segue l’operazione da anni, la città viene messa davanti a una scelta così strategica solo a poche ore dalla scadenza imposta da Ferrovie?
C’è infine un passaggio di natura politica da tener presente: prima che cambi il cda del Cfmi, a Roma è cambiato il governo e non è chiaro se l’esecutivo M5s-Lega confermerà le risorse destinate alla promozione dei settori, moda compresa.
Nel frattempo, però, secondo quanto annunciato dal presidente di Firenze Fiera, Leonardo Bassilichi, tra un anno dovrebbero iniziare i lavori di ristrutturazione della Fortezza Da Basso – polo fieristico d’eccellenza del capoluogo toscano – e quindi la superficie espositiva della Leopolda diverrebbe non solo necessaria, ma addirittura vitale per l’economia fiorentina e non solo. Come si comprende la partita che si sta giocando in riva all’Arno è di quelle essenziali per la vita economica (e non solo) del capoluogo toscano. E mancano solo poche ore al triplice fischio. Dopo lunghi anni di chiacchiere.