“L’attenzione ai Finzi Contini nell’ottantesimo anno dalle leggi razziali mi fa un gran piacere”, ha dichiarato a Repubblica la senatrice a vita Liliana Segre a proposito delle tracce della prima prova di maturità. Per l’analisi del testo, infatti, è stato scelto un brano sulle persecuzioni razziali tratto dal celebre libro di Giorgio Bassani. Ma a colpire Segre è anche un’altra traccia, quella sul principio di uguaglianza sancito dalla Costituzione. “Solo con un presidente come Mattarella si possono scegliere due titoli come quelli. Mai nessuno aveva visitato le Fosse Ardeatine come primo atto”, ha aggiunto la senatrice, sopravvissuta ai campi di concentramento nazisti e testimone dell’Olocausto.

Mentre il ministro dell’Interno Matteo Salvini ribadisce la sua intenzione di fare un censimento dei rom e oltre 509mila studenti italiani sono alle prese con gli esami di maturità fra diseguaglianze e tutela delle minoranze, Liliana Segre ricorda di quando fu espulsa da scuola dopo la promulgazione delle leggi razziali: furono “giorni per me drammatici, papà chiamò la maestra che avevo avuto in prima e seconda elementare”, spiega a Repubblica. “La aspettavo affettuosa, invece è stata pochissimo e ha detto: ‘Ma cosa c’entro io? Non le ho fatte mica io le leggi razziali!’ Poi mi ha abbracciata, se n’è andata e non l’ho mai più sentita né vista. Non era cattiva – continua Segre – era una persona qualunque. Era la banalità del grande male che mi ha fatto”.

La senatrice a vita, nata a Milano nel 1930 e deportata il 30 gennaio 1944 dal Binario 21 della stazione di Milano Centrale al campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau, racconta la colpa di chi, all’epoca, rimase indifferente di fronte alla dittatura nazi-fascista. Un tema, questo, al centro del brano di Bassani proposto ai maturandi nella prova di italiano. “I violenti mi hanno tolto tanto, ma gli indifferenti sono stati la massa che non ha visto, che non ha voluto vedere, che ha voltato la faccia”, ricorda Segre. Allora, però, “non essere indifferenti era una scelta pericolosa contro una dittatura, per questo onoro tantissimi gli antifascisti o gli ‘Imi’, i militari italiani che hanno scelto di stare nei campi quando potevano trovarsi altrove. Oggi che non c’è scelta da fare, in democrazia, essere indifferenti è più grave“.

È per questo che, fra le battaglie di Segre, ci sono soprattutto l’educazione dei giovani e la tutela delle minoranze (come nel suo primo intervento nell’Aula di Palazzo Madama). “Chiedo sempre di mettere la parola ‘indifferenza’ nel titolo. E al memoriale della Shoah, al famoso Binario 21 che i milanesi conoscono poco, si pensava di scrivere ‘mai più’, libertà, le solite parole – continua la senatrice – invece mi sono battuta come un’esaltata perché ci si scrivesse a caratteri cubitali ‘indifferenza’, e così è stato”. A che scopo? “Perché è per l’indifferenza che ci sono quelle rotaie e quei vagoni”, conclude Segre.

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