Il ministro dell'Interno, intervistato ad Agorà su Rai Tre: "Vediamo se dalle parole si passa ai fatti", in caso contrario, non è esclusa la possibilità di rivedere i fondi che l'Italia destina ogni anno al progetto europeo. Il commissario Ue: "Le decisioni verranno prese al vertice dei leader, non prima". La portavoce di Bruxelles: "Condividiamo le preoccupazioni di Roma"
“Il presidente del Consiglio andrà domenica e poi giovedì prossimo a Bruxelles: o c’è una proposta utile a difendere i confini e la sicurezza, e i rifugiati veri, oppure diciamo no”. Così Matteo Salvini durante la trasmissione Agorà su Rai Tre, ribadendo la sua contrarietà alla bozza di un accordo già stilata da Parigi e Berlino. In agenda ci sono infatti il vertice “informale” sull’immigrazione atteso per domenica – cui parteciperanno fra gli altri l’Italia, la Germania e la Francia – e il Consiglio europeo in programma a Bruxelles il 28 e 29 giugno. E a rispondere ai mal di pancia italiani per il testo preparatorio del summit uscito mercoledì sera è il Commissario Ue Dimitris Avramopoulos: “Roma ha ragione a chiedere un cambiamento”, ha detto, tranquillizzando Palazzo Chigi però sul fatto che quella emersa “è solo una bozza per la discussione“, mentre le decisioni vere “verranno prese al vertice dei leader Ue della settimana prossima”. “Condividiamo la preoccupazione dell’Italia e la bozza della dichiarazione di domenica sarà riequilibrata prima del vertice”, ha aggiunto una portavoce della Commissione europea, sottolineando che i leader di Grecia e Malta condividono le stesse preoccupazioni.
“Sulla carta sono tutti in linea con noi, vediamo se dalle parole si passerà ai fatti”, ha detto Salvini in tv. Il riferimento è alle parole al miele uscite dai veri bilaterali tra i capi di Stato, ultimo quello Merkel-Macron in cui si parlava di “accogliere” la posizione italiana. “Conte ha il totale sostegno per andare a discutere qualcosa di utile per il nostro Paese”, ha aggiunto il ministro dell’Interno. Avramopoulos in gran parte è d’accordo con lui: “L’Italia ha fatto un grande lavoro sul fronte migratorio ed ha ragione a chiedere un cambiamento. Il diritto internazionale non è chiaro. E ci si biasima gli uni con gli altri. Questo non è giusto“, ha detto il commissario europeo parlando degli schemi regionali per gli sbarchi, ovvero il punto su cui Palazzo Chigi è pronto a puntare i piedi, stando a quanto riferito da fonti del governo.
“Nel quadro dell’attuale regolamento di Dublino gli Stati possono concludere accordi amministrativi per accelerare il trasferimento dei richiedenti asilo al Paese responsabile“. Questo è il punto contenuto nella bozza della dichiarazione di domenica che ha fatto “irritare” il governo italiano e arrabbiare Salvini. Ma, ha tenuto a precisare Avramopoulos, “è solo una bozza per la discussione. Le decisioni verranno prese al vertice dei leader Ue della settimana prossima”. Il commissario ha quindi anche sottolineato più volte come la riunione informale di domenica avrà solo scopo di “consultazione“.
Sul tema e sulle divisioni riemerse dopo giorni di intese a parole, arriva anche la posizione del presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker: “Quando parliamo di migrazioni è importante sottolineare la necessità di avere un approccio europeo, questo non è il momento per i nazionalismi“. Alla conferenza stampa a Dublino con il premier irlandese Leo Varadkar, Juncker: “Ed è in questo senso che stiamo preparando gli incontri della prossima settimana”, ha aggiunto, facendo riferimento prima al mini summit di domenica e poi al Consiglio europeo.
Se l’Unione europea non dovesse ascoltare le richieste italiane, ha detto ancora Salvini, sul tavolo c’è anche la possibilità di rivedere i fondi che l’Italia destina ogni anno al progetto europeo. “Non possiamo pagare sei miliardi l’anno all’Ue e ricevere dita negli occhi. Non vorrei essere costretto a ridiscutere questo contributo”, ha dichiarato il ministro dell’Interno ad Agorà. Spazio anche per una critica al premier ungherese Viktor Orban che, secondo il leader del Carroccio, “ha ragione sulla protezione delle frontiere esterne, torto quando l’Italia viene lasciata sola“.
Protezione umanitaria e rom – Da Salvini arriva poi la proposta di ridiscutere la protezione umanitaria, un’ipotesi già anticipata il 18 giugno scorso dal governatore del Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga: “La situazione è pesante e nessuno ci ascoltava in Europa”, ha aggiunto Salvini. “I rifugiati veri sono 7 su 100. Andremo a rivedere la protezione umanitaria, il 30 per cento del totale: occorrono criteri oggettivi per concederla”. Nessun cambio di programma invece sul censimento ai rom, che rimane nelle intenzioni del ministro dell’Interno: “Nei campi nomadi deve valere la legge. So bene che la questione dei campi riguarda solo un quarto dei rom che vivono in Italia. Fossero tutti musicisti, farmacisti o maestri non avrei nulla da obiettare” spiega Salvini. “Purtroppo ce ne sono altri che sono delinquenti e educano i figli a rapinare e rubare. Chiedere a chi vive nei campi rom, nome e cognome, indirizzo, codice fiscale, carta di identità, quanti figli ha e quante tassa paga è normale o no? Noi siamo censiti, perché non dovrebbe esserlo chi vive da nomade? Se non mandi i figli a scuola, io i figli te li tolgo, perché la legge dice questo. Non è che se tu sei un rom ti puoi permettere di far vivere i tuoi figli nella schifezza. Il mio obiettivo – ha concluso – è chiudere i campi rom, chi non ha lavoro né diritto di restare qui, se ne va da un’altra parte”.