Il parlamentare leghista: "Aumento dello spread dopo la mia nomina a presidente della commissione Bilancio della Camera? Non c'entra, dipende dal possibile un accordo tra Francia e Germania sulle procedure di ristrutturazione del debito della zona euro. Avremmo un Fondo monetario europeo che finirebbe per essere una specie di Trojka obbligatoria"
“Io sono e resto convinto che per l’Italia il recupero della sovranità monetaria sarebbe positivo per la soluzione di tanti problemi. Ma mi rendo conto che si tratta di un processo difficile e che bisogna avere una maggioranza in Parlamento che oggi non c’è”. Parola del parlamentare leghista Claudio Borghi, fresco di nomina a presidente della commissione Bilancio della Camera, che in un’intervista al Corriere della Sera ribadisce le sue convinzioni sull’uscita dall’euro pur ricordando che “non è nel contratto di governo. E non era nemmeno nel programma del centrodestra, perché Forza Italia non era d’accordo”.
Quanto al nuovo allargamento del differenziale di rendimento tra Btp e Bund tedeschi seguito, giovedì, alla sua nomina, Borghi nega che ci sia un rapporto di causa-effetto: lo spread, sostiene, è tornato a salire “perché sembra possibile un accordo tra Francia e Germania sulle procedure di ristrutturazione del debito della zona euro. E questo sarebbe pericoloso per l’Italia: avremmo un Fondo monetario europeo che finirebbe per essere una specie di Trojka obbligatoria”. “Questo è il rischio”, insomma, “questo è il motivo per cui lo spread è tornato a salire. Se la saldissima zona euro trema perché io e Bagnai siamo stati eletti presidenti della commissioni c’è davvero da preoccuparsi”.
Di diversa opinione il Financial Times, che pubblica un pezzo dal titolo: “I titoli italiani colpiti dalla nomina di due euroscettici” commentando la scelta di Borghi e Alberto Bagnai alla presidenza della commissione Bilancio della Camera e della commissione Finanze del Senato, una mossa che ha innervosito i mercati “innescando una vendita di titoli italiani”. “L’incertezza sull’Italia nella zona euro ha generato condizioni di grande fragilità“, prosegue il quotidiano della City, ricordando “che gli investitori sono stati scossi nelle ultime settimane dalla possibilità che i due partiti populisti al governo in Italia potessero rimettere in questione l’appartenenza all’euro”.
E gli analisti non possono escludere che “l’incertezza persista nei mesi a venire”.
Borghi smentisce poi l’esistenza di tensioni con il ministro dell’Economia Giovanni Tria: “Ogni economista è appassionato di qualcosa: io dell’euro, Tria degli investimenti pubblici. E questo è fondamentale per un governo che, lo ripeto, non vuole uscire dall’euro, ma vuole sviluppare gli investimenti pubblici”.