L'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati lancia l'allarme sui numeri dell'emergenza migranti nel Mediterraneo, anche in vista dell'inizio dell'estate (quando le partenze e i naufragi si fanno più frequenti). E chiede un'azione urgente
Più di mille morti nel mar Mediterraneo in soli sei mesi. Con l’estate ancora alle porte, quando le partenze dalle coste del Nord Africa si fanno sempre più frequenti. A lanciare l’allarme, su un numero di vittime definito “scioccante“, è l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) che chiede “un’azione internazionale urgente per rafforzare gli sforzi di salvataggio in mare da parte di tutti i principali attori coinvolti, comprese le Ong e le navi mercantili, in tutto il Mediterraneo”. Tutto questo mentre è ancora braccio di ferro tra Italia e Malta per l’approdo in un porto sicuro della nave Lifeline e dei suoi 239 migranti.
“Considerando che siamo all’inizio della stagione estiva, si prevede che aumenterà il numero di rifugiati e migranti che tenteranno di attraversare il mar Mediterraneo”, spiega infatti in una nota l’Agenzia dell’Onu con base a Ginevra. Il numero delle vittime lungo la rotta del Mediterraneo centrale ha raggiunto quota 1000 dopo i naufragi delle scorse settimane al largo della Libia che sono costati la vita a più di 220 persone, spiega l’Unhcr. Non ultimo in ordine di tempo l’annegamento di oltre 50 migranti avvenuto il 20 giugno scorso.
Tra il 19 e il 20 giugno circa 220 persone hanno perso la vita a largo delle coste libiche nel tentativo di attraversare il Mediterraneo.
Per salvare le vite in mare è cruciale un’azione internazionale urgente.https://t.co/PT5O4GXYQZ pic.twitter.com/R4r3DlXzdA— UNHCR Italia (@UNHCRItalia) 22 giugno 2018
Secondo l’Unhcr, inoltre, “dovrebbe essere garantito l’accesso alla protezione nei Paesi di primo asilo, nonché percorsi alternativi per i rifugiati in Libia che tentano di attraversare il mare in cerca di protezione e sicurezza. Tutte queste azioni sono cruciali per garantire che non si perdano più vite in mare”. Fra le azioni in programma, anche l’individuazione di soluzioni alternative alla detenzione in caso di intervento della Guardia costiera libica. Non è un mistero, infatti, la situazione in cui versano i centri allestiti nel Paese nordafricano per gestire l’emergenza migranti.