Il bonifico del presidente cinese del Milan non è arrivato. Yonghong Li, rivela la Gazzetta dello Sport, non ha versato i 32 milioni di euro dell’aumento di capitale deliberati a fine marzo scorso dal consiglio di amministrazione rossonero. Toccherà dunque al fondo americano Elliott, che ha già prestato oltre 320 milioni ai cinesi, versare la somma. Significa una cosa sola: la chiacchierata cessione del Milan da parte di Silvio Berlusconi – la Guardia di finanza ha segnalato alla Procura tre “operazioni sospette” dietro la vendita – si indirizza verso il finale che più o meno tutti avevano immaginato. A prendersi il Diavolo sarà il fondo che si era fatto garante dell’operazione, attraverso un prestito milionario che con il senno di poi assomiglia sempre più ad una scommessa ben riuscita. Con sullo sfonda l’attesa per la sentenza dell’Uefa che potrebbe sancire l’esclusione dalla prossima Europa League.
Il termine fissato per il rimborso di Yonghong Li a Elliot è il prossimo 10 luglio. Per questo il presidente sarebbe alla ricerca di un socio: l’unica chance che ha per riuscire a pagare questi 32 milioni e poi sperare di rifinanziare il debito con il fondo americano in scadenza a ottobre. Visto che a garanzia sono state poste proprio le azioni del Milan, se l’operazione dovesse fallire il passaggio di mano diventerebbe quasi scontato, solo questione di tempo.
Tutta questa incertezza, comunque, non aiuta la dirigenza rossonera a difendere le possibilità di disputare la prossima Europa League: la sentenza Uefa è in arrivo e dovrebbe essere negativa, l’eventuale ricorso al Tas necessiterebbe di una base più solida su cui poggiare. Già lo scorso dicembre, il Milan si era visto respingere dall’Uefa il voluntary agreement. Il no era frutto di due motivazioni. Secondo la Uefa c’erano ancora troppe incertezze sulla reale possibilità di rifinanziare il debito da oltre 300 milioni di euro contratto con Elliott in scadenza ad ottobre 2018. In aggiunta, c’erano anche dubbi “sulle garanzie finanziarie fornite dall’azionista principale” Yonghong Li, sul quale diverse inchieste giornalistiche continuano a sollevare numerosi dubbi.
Dubbi anche su chi abbia realmente comprato il club non mancano fin dall’inizio dell’operazione. Nell’agosto 2016, Yonghong Li aveva versato alla Fininvest una prima caparra di 100 milioni. La transazione era avvenuta attraverso Sino Europe Sports, una società nata appositamente come veicolo finanziario per l’operazione. Alla fine dell’anno, era stata versata una seconda tranche da 100 milioni, ma la chiusura dell’affare era slittata per mancanza di soldi. Nell’aprile 2017 la vendita, che pareva ormai sfumata, invece era andata in porto grazie al contributo del fondo americano Elliott, che ha prestato oltre 320 milioni agli acquirenti cinesi, i quali avevano versato 120 milioni al Milan e 200 a una società del Lussemburgo, la Rossoneri Sport Investment Lux.
La presenza del fondo americano dietro le quinte dell’operazione è probabilmente la migliore garanzia per il futuro del club dal punto di vista dei tifosi. Perché i fondi di questo calibro sono abituati a fare soldi, non a rimettercene. Il prestito iniziale è da intendersi come un investimento, che permetterà a Elliott di entrare in possesso del Milan per una cifra tutto sommato contenuta. E lo stesso vale per i soldi dell’eventuale aumento di capitale: è interesse che il Milan mantenga i conti in ordine e non perda di valore. Dopodiché è altrettanto facile immaginare che l’obiettivo vero di Elliott non sia quello di diventare proprietario del club, ma solo di rivenderlo. Resta da capire a chi e per quale cifra.